Negroni: protagonista dietro il bancone…. e non solo!
Tre soli ingredienti, un colore rosso acceso e un gusto inconfondibile, ma soprattutto più di un secolo di storia alle spalle e un successo che non conosce confini.
Un’icona del “buon bere” all’italiana
Il Negroni è un cocktail iconico della miscelazione italiana. Si tratta di un drink da aperitivo alcolico a base di Vermouth rosso dolce, Bitter Campari e gin in ugual proporzione (più l’immancabile fetta d’arancia) che si prepara con la tecnica detta Build, che prevede di comporlo direttamente nel bicchiere (un tumbler basso meglio noto come Old Fashioned o Rock Medium) raffreddato, mescolando delicatamente gli ingredienti con un cucchiaino lungo.
Il suo sapore forte, deciso e piacevolmente amaro lo rende perfetto per accompagnare cibi piccanti o fritti.
Alle origini di un mito dell’aperitivo
Il cocktail Negroni lega la sua storia a quella dell’omonimo conte fiorentino (Camillo Negroni), elegante poliglotta, maestro di scherma, giocatore d’azzardo, viaggiatore e amante del bere miscelato (con un amore per i gin sviluppato nel corso dei suoi viaggi a New York e Londra) che a inizio Novecento era un assiduo frequentatore dell’aristocratico Caffè Casoni in Via de’ Tornabuoni a Firenze.
Nel 1919-20, di ritorno dal suo ultimo soggiorno a New York, per variare dal suo abituale aperitivo Americano, chiese al barman (Angelo Tesauro o forse Fosco Scarselli) di aggiungere una “spruzzata di gin” in sostituzione del seltz per ottenere un mix secco e deciso, più il tocco finale distintivo di una mezza fetta d’arancia.
Nacque così un nuovo cocktail noto come l’“Americano alla moda del conte Negroni”, che in seguito prese il nome del conte stesso diventando il Negroni Cocktail.
Alcuni raccontano persino che sarebbe stato lo stesso Conte Negroni ad auto-creare il cocktail che desiderava. Questo personaggio istrionico era infatti solito prendere in mano le redini del bancone del piccolo Caffè Casoni e che, per distinguersi dagli avventurieri del posto, amasse guarnire i propri cocktail con una fetta d’arancia.
Un drink alla conquista del mondo
Da Firenze, la fama del nuovo cocktail si diffuse rapidamente nel resto del mondo (nel 1939 il nuovo miscelato comparve nel ricettario del Floridita a Cuba, con il nome di Negrone, mentre nel 1949 fu citato in un libro spagnolo) e conquistò un posto di eccellenza nella drink list di sempre più bartender.
Tra questi Mauro Mahjoub (noto come “Il re del Negroni”), un barman, docente nonché fondatore del Negroni Bar a Monaco di Baviera, che propone anche nuove versioni da lui ideate come il Negrosky (con vodka al posto del gin), e il Tegroni (a base di tequila); e Luca Picchi dello storico Caffè Gilli (di Firenze appunto), altra riconosciuta autorità in materia, che sull’argomento ha scritto anche un libro intitolato Negroni Cocktail, una leggenda italiana, e che ogni giorno propone il suo Negroni e le infinite varianti create in tutto il mondo. Per esempio al cocktail bar Cardinale dell’Hotel Excelsior a Roma dal 1950 il Martini rosso è sostituito con il Dry.
Anche “Sbagliato” è buono
Come si legge sul sito della Mixology Accademy, la tendenza generale a cui il Negroni è andato incontro nel corso del tempo è stato quello verso un “alleggerimento” del tenore alcolico, in modo da renderlo meno robusto e meno impegnativo da consumare.
Coerentemente con questa tendenza è nato il Negroni Sbagliato, un’invenzione del barman Mirko Stocchetto, che fu il primo ad aprire un cocktail bar e a introdurre un nuovo concetto di aperitivo e a metà degli anni Sessanta rilevò il Bar Basso situato nei pressi del Politecnico di Milano.
Un giorno questi scambiò lo spumante Brut con la bottiglia di gin, dando vita così a una variante “alleggerita” del celeberrimo cocktail Negroni, che divenne presto un successo.
Un cocktail “nobile” di nome e di fatto
Oggi il Negroni (in tutte le sue varianti) è uno dei cocktail più famosi al mondo, la cui fama e il cui apprezzamento non conoscono crisi. Da più di un secolo gli italiani (e non solo) bevono ed amano questo drink, che oggi rientra nell’elenco dei miscelati riconosciuti ufficialmente dall’International Bartenders Association (IBA) l’organizzazione internazionale più autorevole nel settore del bartending a livello mondiale. Ma il successo del Negroni è tale che ormai la sua presenza non è più limitata alla carta dei locali e si trova anche in molti ricettari “domestici” e nei siti internet dedicati alla cucina tradizionale. Un esempio? il sito di Sonia Peronaci, che ha dedicato delle ricette a questo come ad altri cocktail iconici del bere italiano e internazionale, spiegando come riprodurli a casa in poche mosse.
Un drink che ha avuto successo anche “in busta”
Ma non è finita qui: durante l’emergenza Covid 19 e le restrizioni imposte dal susseguirsi di lock down che hanno limitato (e in alcune fasi del tutto escluso) la possibilità di frequentare luoghi di socialità come i cocktail bar, Luca Quagliano ha avuto l’idea di creare una linea di prodotti pensati come “ready to drink”, ovvero “cocktail in busta” (tra cui appunto il Negroni) da prepare direttamente in casa senza per forza doversi attrezzare con una bottigliera domestica, ma limitandosi ad aggiungere ghiaccio. Di qui il nome NIO (acronimo per Need Ice Only) attribuito al suo format di miscelazione che, apprezzata per necessità all’epoca dell’emergenza sanitaria, ancora oggi continua a cavalcare la cresta dell’onda di questo settore del mercato, intercettando un vasta fascia di consumatori e facendo dell’ideatore un esempio di imprenditoria di successo. Ne abbiamo parlato qui.