Documenti per operazioni bancarie e acquisto di auto: le accuse dai pizzini di Messina Denaro

LIMBIATE – Sono arrivati dai pizzini sequestrati nel covo di Matteo Messina Denaro gli elementi che hanno portato all’arresto di oggi mercoledì 27 marzo di tre persone ritenute complici del boss fermato il 16 gennaio 2023 dopo trent’anni di latitanza e poi morto in carcere il 25 settembre scorso.
Il quotidiano online Tp24 ha ricostruito nel dettaglio quanto emerso dall’inchiesta ossia come una decina di anni fa Massimo Gentile, originario di Campobello di Mazara, oggi dipendente del Comune di Limbiate, abbia per diversi anni prestato la sua identità al latitante. Gentile si è trasferito in provincia di Monza e Brianza nel 2019 dove ha iniziato a lavorare come istruttore tecnico nell’ufficio lavori pubblici del comune di Limbiate. Oggi si occupa degli appalti finanziati dal Pnrr.
Secondo quanto ricostruito il boss avrebbe utilizzato i documenti di Massimo Gentile per compiere operazioni bancarie e comprare un’auto: “Matteo Messina Denaro – spiega Tp24 – sarebbe entrato banca di Corso Calatafimi, a Palermo, per versare 9 mila euro e l’emissione di un assegno circolare. Il tutto con i documenti di Massimo Gentile. Firma un modulo in cui dichiara di essere nato a Erice e di essere un commerciante di abbigliamento”
Proprio da un appunto su un’auto si è arrivati al 51enne di Limbiate che adesso, è in carcere, con l’accusa di associazione mafiosa.