Da Faenza a Saronno, la Festa della ceramica unisce nella “fragilità”

SARONNO – E’ dedicata alla città di Faenza la prossima festa della ceramica organizzata, per il prossimo weekend del 23, 24 e 35 giugno, dal museo della ceramica Gianetti di Saronno. Il tema della festa è la parola “fragile”.
“Abbiamo scelto la parola fragile – spiega Mara De Fanti, del museo Gianetti – perché dopo gli eventi del Covid ci è sembrato che la fragilità fosse un concetto importante in questo periodo. Successivamente alla scelta del tema e nel periodo di programmazione delle attività, Faenza, che è la città italiana della ceramica in assoluto, è stata duramente colpita da un’alluvione, che ha creato danni ad artigiani, botteghe, alla città e ai cittadini ma anche al museo Zauli a cui noi siamo molto legati.”
“Hanno avuto dei danni gravissimi – continua- con i piani interrati e il primo piano allagati e il danneggiamento di varie opere. Quindi “Fragile” ci è sembrata ancora di più quest’anno una parola importante, motivo per cui abbiamo dedicato la festa dalla città di Faenza.”
Non è l’unico richiamo alla città della ceramica, ma Faenza sarà presente anche a Saronno, incarnata dai suoi artisti e dalle loro opere d’arte. Tra tutte, la scultura che verrà esposta ai saronnesi, dal titolo “tutto chiede amore”.
“E’ stata realizzata a quattro mani da un artista di Varese e un artista di Faenza – spiega Mara de Fanti – verrà poi dedicata interamente alla città. Vorremmo fare questo gemellaggio, tenendoci costantemente in contatto con loro, proprio come segno e augurio di una ripresa e vicinanza da parte nostra. Avremo anche un altro artista di Faenza presente durante i tre giorni, Mirko de Nicolò, di cui abbiamo avuto una mostra e ospiteremo in villa Gianetti proprio una sua installazione. Si tratta di un’opera molto bella in ceramica, dal titolo “Il silenzio dei pozzi” e all’interno dei vasi si sentono delle voci. Anche il laboratorio di Mirko è stato danneggiato pesantemente e questa installazione che avevamo scelto si è fortunatamente salvata, è sembrato quasi un segno.”