Visto da Varese: L’alfabeto greco dagli studi classici alle varianti covid

di EZIO MOTTERLE
Toh guarda chi si rivede, l’alfabeto greco. Ben noto a chi viaggia in terra ellenica o ha alle spalle studi classici, dal ginnasio in su, ma non certo ordinario protagonista della vita quotidiana. Chi l’avrebbe immaginato che fra gli effetti indotti dalla pandemia spuntasse la denominazione delle varianti virali con le lettere che evocano scritti di Omero, Platone o Plutarco? Si è sempre parlato, certo, di alfa e omega, l’inizio e la fine, dai libri di matematica ha fatto spesso capolino il pi greco, lettere greche hanno dato il nome a celebri automobili, ma volete mettere ora che il covid con tutti i suoi “volti” sta mettendo in fila quasi un intero alfabeto? Alfa, beta e gamma sono nate un po’ in sordina, c’erano prima solo i rispettivi riferimenti geografici, luoghi di origine delle singole mutazioni del virus: la delta, alias temutissima variante indiana, è approdata ben presto al grande pubblico. E adesso ecco l’epsilon californiana, poi la zeta, la eta, la theta, la iota, la kappa, la lambda, nella speranza che sia almeno più lungo l’alfabeto che l’elenco delle mutazioni con cui ogni volta si rinnovano allarmi, come sta accadendo anche in questi giorni. Così, mentre i viaggi verso l’estero e non solo fanno ancora i conti con restrizioni varie (molti anche i varesini che si muoveranno verso mete a km zero), e mentre già si teme una ripresa difficile per la scuola in presenza, riemergono da ricordi più o meno lontani i caratteri di una lingua antica, con la sua sua grafia ai più sconosciuta, custode – lo abbiamo appreso nelle aule del liceo – di infinite origini del linguaggio moderno, etimologie in grado di spiegare il perché di moltissime parole, tema di lezioni in apparenza ostiche poi riscoperte provvidenziali per la comprensione. Accantonata dai più dopo la maturità o una vacanza sull’Egeo, la conoscenza linguistica riappare ora proprio sull’onda delle varianti e subvarianti covid, definite appunto con quelle lettere greche (antiche ma rimaste nella lingua moderna) per effetto di una concorde decisione presa a livello internazionale che evita fra l’altro con questo sistema un collegamento immediato tra virus mutato e luogo d’origine. Ne avremmo volentieri fatto a meno, limitando l’amarcord a un vecchio compito in classe o a un’allegra libagione di retsina, rievocando insomma con quella sequenza ordinata di lettere piacevoli momenti di svago o antiche vicende di grande cultura e civiltà. Non certo facendo invece i conti con la triste contabilità di un’emergenza sanitaria che pare senza fine.