Storie senza stereotipi: progetto d’eccellenza alla Damiano Chiesa

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Patrizia Danieli, educatrice alla teatralità e insegnante, e Damiana Solinas, insegnante e musicista, che raccontano un progetto d’eccellenza saronnese nella scuola primaria Damiano Chiesa.
“Il comma della legge 107 del 2015, la Buona Scuola, stabilisce che il piano triennale dell’offerta formativa debba “promuovere l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni […]”
In Italia si tratta, per ora, di linee guida, lasciate dunque all’iniziativa di ogni istituto comprensivo. Sappiamo però che l’Italia, nel 2010 è stata annoverata, da un organismo Onu, tra i paesi sprovvisti di politiche sostanziali in materia di parità tra i sessi nel campo dell’istruzione. A tal proposito, gli studi sul conservatorismo dei testi scolastici ci dicono come, fino al 2016, ci fossero nelle storie e nei racconti per bambini e bambine, circa 83 professioni per i maschi e solo 23 per le femmine, aggettivi destinati ai maschi (ad esempio brusco, avventuriero, curioso, focoso, vivace) e altri per le femmine (ad esempio delicata, vanitosa, timida, bella, sensibile). L’educazione insomma, ci dicono le ricerche, condiziona il modo di immaginarsi e di proiettarsi nel futuro di bambine e bambini. Il mercato del lavoro infatti mostra una segregazione sia orizzontale che verticale. Ai vertici le donne sono poche. Solo il 15% di sindache in Italia, solo il 14% di direttrici di struttura ospedaliera, solo 7 rettrici universitarie sul 86 rettori, eppure le donne sono la maggior parte dei/delle dottorandi/e di ricerca. Cosa fanno, oggi quelle bambine che erano le più brave della classe? Facilmente, non occupano una posizione professionale che renda onore ai loro talenti. Il Miur, per sollecitare le giovani a intraprendere studi scientifici caldeggia percorsi di avvicinamento alle discipline Stem. La segregazione infatti è anche orizzontale: sono destinate alle donne alcuni segmenti del lavoro retribuito, in particolare settori legati alla cura e all’insegnamento: come fossero una prosecuzione delle attività domestiche. Il maschile è tradizionalmente associato al prestigio: forse per questo non troviamo sollecitazioni per i maschi nell’intraprendere studi umanistici?
Le ricerche sono concordi nel dire che la scuola può fare tanto per trasmettere modelli volti alla parità, nuove narrazioni, storie in cui le donne non siano sottorappresentate, in cui maschi e femmine esplorano i loro talenti, lontani da modelli precostituiti che vedono associare aspirazioni, gusti, talenti e temperamento al sesso biologico.
L’intento di creare nuove narrazioni ha mosso il progetto Storie senza stereotipi. A Saronno, nell’istituto comprensivo Leonardo da Vinci, presso la scuola primaria Damiano Chiesa, in accordo con il dirigente e le insegnanti che hanno volontariamente aderito al percorso, nell’anno scolastico 2019/20 si è svolta una formazione per gli e le insegnanti sull’educazione alla parità. Il progetto, poi interrotto a causa della pandemia, è ripartito quest’anno con la nuova dirigente.
La seconda parte ha visto la messa in scena di due spettacoli teatrali e due letture animate. Le storie narrate sono liberamente tratte da libri per l’infanzia volti alla parità. Una delle autrici è Irene Biemmi, docente di Pedagogia di Genere presso l’università di Firenze e autrice di libri per bambine e bambini. Il primo spettacolo, Il trattore della nonna (di Roveda, Domeniconi) ha introdotto il tema dei desideri e dei talenti tramite le semplici avventure di due anziani.
La nonna e il nonno sono soli, senza i nipotini (segno che si può essere una famiglia anche in due) e coltivano le loro passioni.
Il secondo spettacolo (Federico e Federica, con Sara Cattaneo in foto) ha visto le avventure di due gemelli, “Quindi due maschi? Eh no, un maschio e una femmina” che scoprono gusti e desideri. Si è scelto di usare la musica dal vivo che accompagna la narrazione. E’ importante ricordare che anche la musica non è immune da stereotipi. Diversi studi dimostrano come il gender gap sia molto presente nel mondo musicale, addirittura nella scelta dello strumento da suonare.
In Federico e Federica la musica con suoni acuti e angelici descrive la bambina e con suoni scuri e ritmici il bambino, ma nel momento in cui raccontando le loro vere aspirazioni i suoni si mescolano diventando melodie complete: magia dell’arte!
Le letture, una con un libro pop up costruito a mano, si sono concentrate sia su antistereotipi (papà molto accudenti e premurosi, lontani da immagini tradizionali di papà sportivi o molto impegnanti nel lavoro) che sullo sdoppiamento di genere nel linguaggio: ecco allora storie di architette, maestri d’asilo, scrittori di romanzi rosa, scrittrici di romanzi gialli, fumettiste, sindaci, sindache e tanto altro (dal libro Cosa faremo da grandi? Settenove, Biemmi, 2014).
L’uso del femminile nelle professioni è infatti il primo passo per creare immagini adeguate, poiché sappiamo che il linguaggio, non solo esprime un pensiero ma contribuisce a costruire idee e rappresentazioni.
L’esperienza teatrale è un’esperienza di relazione. Il linguaggio artistico è veicolo per eccellenza di emancipazione ed educazione delle persone, poiché moltiplica i campi di pensabilità, suscitando emozioni reali nella magica finzione di un luogo che genera significati condivisi. In questo senso può agire sulla cultura, sui modi di dire, sul senso comune, lontano da luoghi di bellezza omologante. “Ogni teatro quindi è pedagogia” (Copeau).
Gli spettacoli teatrali sono stati costruiti attraverso una sinergia artistica, con musica dal vivo, narrazione, azione teatrale e danza.
A seguire, è stato proposto un laboratorio creativo con la carta. Le normative anti Covid hanno richiesto ancora di più la stretta collaborazione degli e delle insegnanti. Condividendo scopi e contenuti del percorso, i e le docenti hanno portato avanti la costruzione dei manufatti come le eventuali riflessioni di bambini e bambine. E’ nostra intenzione ringraziare tutti gli e le insegnanti che hanno accolto il progetto, rendendosi disponibili a integrare professionalità ed esperienze, per costruire, anche attraverso il veicolo artistico, un tassello importante del fare cittadinanza e democrazia.
Ringraziamo sia il dirigente Pace che ha creduto in questo percorso, che la dirigente Gallello che ne ha sostenuto la continuazione.
Ci auguriamo che il teatro sia presto tra i nuovi strumenti per veicolare valori di uguaglianza e parità tra le persone, in tutti gli ambiti del fare cultura e formazione. Oggi più di ieri infatti, abbiamo bisogno di arte come luogo della produzione di senso, come luogo di esperienze e creazione di significati condivisi.”
08072021