Saronno, La Rivincita: “Giovani lontani dalla politica, di chi è la colpa?”

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Carmela Federico, presidente dell’associazione culturale de La Rivincita.
Negli ultimi tempi, cresce sempre più il senso di sfiducia dei giovani nei riguardi di questa fondamentale istituzione, sia sul piano culturale che sociale.
Quante volte abbiamo sentito un adulto dire che i “giovani sono pigri, distaccati, lontani” ovvero che “i telefonini li stanno rovinando”? Beh, forse tali affermazioni potrebbero non
essere così infondate.
Ecco il contesto che caratterizza proprio il rapporto tra il mondo dei giovani e la politica: un rapporto contrassegnato dalla vera e propria “sofferenza” ed a causa di questa palese sfiducia, in particolare amplificatasi nell’ultimo decennio, abbiamo assistito ad una grande crisi di partecipazione alle strutture politiche tradizionali.
Ci chiediamo: “Di chi è la colpa”? E’ innegabile che la gran parte dei nostri giovani abbiano smesso di seguire in maniera attiva la politica e che siano venuti a mancare i movimenti giovanili degli anni Settanta e Ottanta. Le cause sarebbero da ricercare nelle tante promesse disattese, scandali, giochi di potere che hanno generato inevitabilmente una sorta di scetticismo. Di qui, il loro rifugiarsi in un mondo parallelo all’universo giovanile fatto di una cultura “autonoma”, ivi nata e cresciuta.
Sì, perché i giovani che hanno ideali politici non solo sono pochi ma neppure vengono spronati e stimolati. Il mondo politico non si preoccupa di ciò che pensano loro e non esiste un partito politico ad hoc che ne parli oppure abbia posto in essere interventi concreti in termini di policy, volti a favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro sicché da garantirgli un futuro.
E’ ovvio che la frattura e la distanza che li separa, si amplifica sempre più. Altro fattore da considerare a dir poco “ostativo”, è la larga diffusione di alcuni preconcetti, secondo cui chi è interessato a fare politica sarebbe fortemente condizionato da due fattori: la disponibilità di tempo e le condizioni economiche. Ed infatti, è palese e sembra proprio che la politica a grossi livelli venga fatta da chi può permetterselo e da chi ha una posizione lavorativa ben definita.
E nel caso di specie, è elevato il numero di imprenditori e liberi professionisti che si convertono alla politica.
A questo punto, ci poniamo un altro fondato quesito: “Qual è l’intervento opportuno, per ribaltare radicalmente questo modo di pensare?”
Personalmente, da cittadina e soprattutto da madre, è un quesito che mi pongo spesso, in particolar modo negli ultimi tempi e anche in forza anche dell’epoca che stiamo vivendo contrassegnata dalla pandemia da covid-19.
Ritengo che la strada da percorrere non sia tanto semplice ma ciò non vuol dire arrendersi, anzi. Occorre offrire ai nostri figli e alle nuove generazioni, una sorta di iniezioni di fiducia che ci sono e basta sic et simpliciter utilizzarle.
Dapprima occorre proporre, condividere e recuperare con loro quel senso di collettività e socialità che ormai vacilla, attraverso una sorta di riscatto culturale e di riconquista delle nostre radici e del senso del nostro stare insieme che è la ragione della nostra esistenza non solo nei periodi di crisi, come quello attuale, ma come caratterizzazione del nostro essere persona.
Se si attribuisce e si comprende la giusta valenza del proprio rapporto con gli altri e del proprio contributo nel contesto della società, si ritrova quell’ottimismo teso essenzialmente all’approccio con il mondo della politica sicché da considerarla uno strumento di aiuto alla società.
Nella maggior parte dei casi, i giovani disinteressati alla politica anziché sviluppare un pensiero proprio, sono propensi ad aderire seppur vagamente a un’idea preesistente e ciò li allontana da quella che è la tendenza allo scontro e al contraddittorio.
Si potrebbe adottare questo motto: “Invece di cercare di portare i giovani alla politica, bisogna portare la politica ai giovani”. Vale a dire che al posto di organizzare incontri, dibattimenti e formazioni dove si discute su un argomento politico e la partecipazione dei giovani in specie scarseggia sempre, sarebbe opportuno optare per una soluzione opposta ovvero portare il contenuto degli incontri “dai” giovani.
Orbene, tale “massima” è stata presa in esame da alcune amministrazioni locali e per esempio in Toscana, l’amministrazione comunale di Massa, ha approntato un progetto per rilanciare la politica giovanile a livello locale approvato poi in consiglio comunale con delibera ad hoc.
Promuovere attivamente una cultura politica della partecipazione, fare vedere ai giovani che le loro idee vengono prese in considerazione, e garantire le risorse necessarie. Al termine di questo significativo progetto è stato istituito quindi il Forum Massese dei giovani “apartitico”, formato da regole e raccomandazioni politiche per aiutare i giovani a riconquistare la fiducia nella politica e per ancorarli saldamente nella qualità di cittadini, alla comunità in cui vivono.
E’ sicuramente un progetto ambizioso e potrebbe contribuire in maniera pregnante e concreta a sanare quella che è oggi un’insanabile e profonda frattura tra giovani e politica, seppur a
livello locale.
(in foto: Carmela Federico, presidente de La Rivincita)
06052021
05052021
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Commenti
Ehm, ma questa signora che a Saronno ci sono in consiglio comunale 6 ragazzi di vent’anni (4 in maggioranza, 2 in opposizione)? Il 25% dei consiglieri, una cosa mai vista. Si è accorta delle iniziative organizzate dai giovani? La Rete, il FUS, i tattici del Matteotti? Boh.
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4+2=6 giovani in consiglio comunale non vuol dire che tutti i giovani si occupano di politica e non siamo ancora sicuri che i giovani in consiglio comunale abbiano un loro pensiero o siano costretti a linee politiche dagli anziani.
Se io fossi un vecchio saggio in questo momento assumerei dei giovani in quanto avrei degli sgravi e mi renderebbero di più ma di certo il giovane dovrebbe seguire le mie indicazioni.
Credo sia un problema degli adulti a capire i giovani e non nasce oggi.
bisognerebbe eliminare l’etichetta giovane o adulto che si porta dietro il pregiudizio quando si parla con qualcuno.
Bisognerebbe ascoltare la persona prima di dire che non ha un pensiero politico.
Se non ci si è mai confrontati con una persona o se si è fatto ma semplicemente il pensiero è diverso, non si può dire che quella persona non abbia un suo pensiero politico.
Credo ci sia una questione di spazi e che le conversazioni siano come delle scatole che possono contenere solo un tot di parole, oltre le quali è solo bla bla bla o ridondanza o entropia.
Se la conversazione è unilateralmente non ha molto senso, si riempie delle parole di uno solo dei due interlocutori e uno dei due non avrà spazio.
Guardi non è del tutto vero che i giovano sono solo distaccati ecc.
Chi lo fa e passa la vita sul telefonino ecc. si è assolutamente colpa solo sua.