Saronno, imprenditrice scrive al ministro Patuanelli: “Dov’è il sostegno all’imprenditoria?”

SARONNO – Una lettera al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli arriva da una commerciante saronnese che sta facendo i conti con le difficoltà del secondo lockdown che rischia la sopravvivenza della sua attività aperta per superare un momento difficile. A rendere ancora più amara la vicenda il fatto che la missiva, firmata ed inviata da diverse settimane, non abbia ancora avuto risposta.
Ecco il testo integrale
Caro Signor Ministro dello Sviluppo economico,
mi rivolgo a Lei per raccontare brevemente la mia storia, che sarà una storia, purtroppo, di molti e che sarete anche già stanchi di sentire, però credo sia doveroso far parte dei tanti per dare voce a questo sfacelo economico e morale che sta avanzando sempre più in Italia che avete coraggio di chiamare tutti Bel Paese.
Ho 53 anni, dopo 32 anni di lavoro sono stata licenziata perché l’azienda versava, e versa tutt’ora in una situazione disastrosa.
Decido così che il mio destino non dovrà più essere nelle mani di qualcuno che dall’oggi al domani mi sbatte a casa ma che l’artefice del mio destino dovrò essere io. Sfrutto quindi le mie origini portando un po’ di tradizione romagnola dove sono nata e cresciuta, apro quindi una piadineria. Apro il 5 novembre 2019, investendo tutti i miei risparmi, tfr e tantissime energie. Da febbraio in poi (quindi a soli due mesi dall’apertura) la storia la conoscete!
Da quel momento in poi è iniziato un incubo. Tutti questi soldi che sono stati “promessi” non sono mai arrivati, ho percepito 600 euro a marzo e 600 ad aprile che non sono nemmeno bastati per pagare l’affitto del negozio. Ho fatto la domanda per averli anche a maggio e, la domanda è stata rifiuta. Ancora oggi dopo telefonate e mail a funzionari dell’Inps, non ho ancora capito il perché non ho avuto diritto al bonus.
Per non parlare del contributo a fondo perduto, rifiutato anche questo! Dopo settimane trascorse al telefono senza riuscire a parlare con nessuno dell’Agenzia delle Entrate, per avere spiegazioni in merito al rigetto, ho deciso di prendere un appuntamento online. L’opzione ” contributo fondo perduto” ovviamente non c’era quindi prendo un appuntamento “a caso” pur di riuscire a parlare con qualcuno. Arrivo nell’ufficio di Saronno e l’impiegata mi dice che quella non è la sede per avere informazioni riguardo il fondo perduto. Dopo aver perso la pazienza, la signora mi fa parlare con un collega il quale mi dice che, come spiegato al commercialista, il contributo è stato rigettato perché io ho aperto la partita iva a metà del 2018. Spiego quindi che la partita iva è stata aperta, mantenendo l’attività inattiva, unicamente perché dovevo partecipare al bando della regione Lombardia Intraprendo e che i fornitori, ovviamente per iniziare a fatturarmi: cucina, lavori di muratura, elettrici, idraulici ecc avevano bisogno della partita iva. Gli presento inoltre il decreto dove c’è scritto nero su bianco che uno dei requisiti per avere diritto al fondo è avere iniziato l’attività dopo il 31-12-2018. Io ho dichiarato l’inizio attività a ottobre 2019 con la Scia. Risposta: fa fede la data dell’apertura della partita iva e non quella dell’inizio attività quindi signora non ha diritto al fondo perduto di 2000 euro.
Ora concludo perché sicuramente la storia, La sta annoiando e sarà stanco di sentire sempre lo stesso disco rotto. Però devo farLe una domanda: Dov’è lo sviluppo economico e il sostegno all’imprenditoria? Dov’è lo sviluppo di questo Paese? Me lo spieghi signor Ministro, dov’è? E chi viene aiutato. Chi ha già aziende consolidate negli anni e che negli anni ha già avuto modo di guadagnare? E le nuove e piccole imprese, cosa fate? Le abbandonate per un giochetto di date? Per un interpretazione di decreto? Non è giusto lasciare morire di fame le famiglie in questo modo, non è giusto essere licenziati perché a 53 anni sei quella che in ufficio costa di più all’azienda e, mentre cerchi di rialzarti contando sulle tue forze, tutte le istituzioni, nel momento del bisogno, ti sbattono la porta in faccia con stupide scuse.
Queste nuove restrizioni daranno il colpo di grazia alla mia attività. Promettete “ristori” per i settori maggiormente colpiti. Io sono sicura che troverete il modo per non ristorarmi nemmeno questa volta, sappiate però che avrete tantissimo sulla coscienza, se il prezzo da pagare per non prendere il Covid è rovinare economicamente e psicologicamente intere famiglie.
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Commenti
Ho visto un gruppo di anziani che, tutti insieme, guardavano per terra ; chiedo :” cosa state cercando ?” uno alza il capo e fissandomi serio negli occhi mi risponde : ” Il sostegno all’imprenditoria .”
Signora capisco l’amarezza del momento ma,
Se lei apre un’attività 3 mesi prima di una pandemia non è colpa di nessuno.
Sono stati spesi 150 miliardi in aiuti alle persone e piccole attività, se le domande sono rifiutate ci sarà un perchè, l’inps in questo hanno ha gestito 10 volte le pratiche normali ci sta anche l’errore, ma forse era meglio rivolgersi a un caf un associazione dove le domande le seguiva personale piu’ esperto.
Perdoni la franchezza gli Italiani sono 60 milioni, non vorrà che ognuno possa interloquire direttamente con un Ministro.
Ritardi problemi, errori in Italia come ovunque nel mondo.
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Tre mesi , tre giorni o trenta mesi, ma che risposta é ! La franchezza, quando si basa sul nulla, non merita scuse. Signor anonomo , poteva risparmiarsi questa lezioncina inutile ed essere meno impietoso.
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Nessuna lezioncina ma semplice realta’
Viviamo la peggior crisi dalla seconda guerra mondiale.
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Persone come questa signora devono avere tutto il nostro sostegno. Mi auguro che la lettera quantomeno riceva presto risposta
Per salvare una banca 50 Miliardi di euro di trovano nel giro di una notte. Le piccole attività familiari sono i kulaki dell’ era digitale