Visto da Varese: Di chi si fidano i cittadini? In testa la famiglia e il medico

di EZIO MOTTERLE
Di chi fidarsi? Anzitutto della famiglia e del medico. Molto poco, invece, della burocrazia e dei politici. Questo in estrema sintesi il risultato di un’interessante indagine sociologica svolta dagli studenti del secondo anno di Scienze della comunicazione all’Università dell’Insubria di Varese, per valutare il livello di fiducia di un campione di cittadini nei confronti di alcune figure professionali e di istituzioni. La tendenza di fondo che pare emergere dunque è quella di garantirsi, in primissimo luogo, un quadro stabile di affetti e un attento controllo della salute. Il questionario (1106 le risposte in gran parte giunte dalle province di Varese, Como e Milano) era composto da tre domande: la prima sulla fiducia nelle “istituzioni”, la seconda su quella nelle professioni, l’ultima sulle cause dello scarso coinvolgimento dei cittadini nei confronti dell’informazione. L’istituzione famiglia è dunque quella che ha registrato il maggior indice di gradimento, con una percentuale dell’89,2%: al secondo posto i vigili del fuoco col 46,3, terza la ricerca scientifica col 35,8. Viene poi il papa col 28,7, seguito dalle associazioni di volontariato col 27,2, dall’università col 20,2 e dalle forze dell’ordine col 20. Bassissima la fiducia per la burocrazia statale (fanalino di coda con lo 0,3%) e per i partiti (0,6). Non brillano comunque né la scuola (13,6) nè il sistema sanitario (12,3). La figura professionale che ispira maggiore fiducia è risultata invece, come si diceva, quella del medico, con il 56,7% dei consensi, seguita da quelle dello scienziato (31,9) e del farmacista (25,6). Vengono poi l’insegnante (25,2), lo psicologo (24,9) e l’ingegnere (22). In coda il blogger (1,1), il politico e la badante (1,6), il conduttore tv (1,9). Scarso il risultato per magistrati (9,8) e giornalisti (8,2). Quanto all’informazione, sono forti le critiche che emergono dall’indagine: per il 55,3% del campione, essa spettacolarizza ogni cosa pur di avere attenzione, per il 44,3 è troppo condizionata dagli editori e dalle forze politiche, per il 39 si basa su fonti informative non sempre attendibili. Solo il 3,5% degli intervistati comunque non è interessato al problema, che resta dunque al centro dell’attenzione: ma per il 28,2 l’informazione viene ormai soppiantata dal web.