Ascom lancia l’allarme contro l’Ikea a Cerro Maggiore

“L’insediamento commerciale previsto in Cerro Maggiore e Rescaldina, che coincide con l’apertura dell’Ikea, potrebbe avere un impatto catastrofico sul commercio dei comuni confinanti”. E’ questo il commento di Roberto Carettoni, direttore di Confcommercio Ascom Saronno, su un tema che tiene banco ormai da diversi mesi.
La Confcommercio Ascom Saronno prende una ferma posizione e mette in guardia amministratori e referenti sia regionali che locali sui possibili danni che un insediamento tanto imponente e vasto, comporterebbe. a preoccupare l’associazione di categoria sono essenzialmente tre aspetti: “negozi di vicinato nell’arco di una decina di chilometri risentirebbero di un fortissimo calo nelle vendite, un possibile collasso sia per i trasporti che la viabilità. Non da ultimo, è da considerare il grave rischio di inquinamento acustico ed atmosferico che si verrebbe a creare”
Il presidente di Confcommercio Ascom Saronno, Antonio Renoldi dichiara “Stiamo valutando con estrema attenzione il documento di scoping inerente l’accordo di programma circa l’intervento previsto e abbiamo rilevato diverse osservazioni: una fra tutte è il fatto che, l’autorità procedente ha basato le proprie analisi su dati statistici risalenti all’anno 2008. Ad oggi pare evidente a tutti, che trascorsi 5 anni, la situazione è profondamente cambiata”.
Proprio per far chiarezza e per dare risposte concrete ai piccoli esercenti del nostro territorio (che sono anzitutto la struttura dell’economia del territorio) si rende noto che è stato costituito un Comitato interprovinciale a cui siedono i Presidenti ed i Segretari Generali delle Associazioni territoriali di: Legnano, Magenta, Rho, Bollate, Gallarate, Saranno e Busto Arsizio, coesi tra loro con l’intento di redigere un rapporto analitico sugli impatti economici e territoriali che tale insediamento comporterebbe, con riferimento alla cerchia di tutti i comuni che subiranno ripercussioni. Altresì viene considerato il fatto che una superficie commerciale di tale imponenza, potrebbe quasi certamente a mettere in ginocchio tutti i Distretti urbani del commercio già costituiti e che Regione Lombardia ha fin ad oggi tutelato e favorito. Soprattutto, però, con l’avvento di tale realizzazione, si potrebbe aggravare la situazione economica di tutto il comparto commerciale del territorio.
E incalza ancora Carettoni: “ Va infine aggiunto che ad oggi, nei territori contermini, oltre 3,5 milioni di metri quadrati sono già occupati da grandi strutture di vendita” e conclude ”Sarà nostra premura, dietro espressa richiesta del neo costituito Comitato, prendere contatti con i Sindaci dei comuni da noi rappresentati per avere un confronto diretto”.
06052013
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Commenti
Vorrei fare alcune precisazioni.
Per quanto mi riguarda, quello che ho detto in riferimento al numero di posti creati non era animato da sarcasmo, ma dal fatto che in questi casi i numeri dovrebbero essere il più realistico e veritiero possibile, anche perchè le aziende che si insediano lo sanno benissimo e dispongono di questi dati.
Dovrebbero farlo per un discorso di trasparenza, correttezza ed onestà intellettuale, anche se mi sembra superfluo aggiungerlo.
Se ciò non avviene, e mi riferisco al fatto che i dati non solo non siano precisi, ma approssimati al rialzo, bisogna anche chiedersi il motivo di ciò.
Gli oneri di urbanizzazione, le strade rifatte, i semafori aggiustati e le bonifiche di aree dismesse anche con rifiuti pericolosi, non possono essere la giustificazione per la loro fattibilità.
Anche perchè alla luce della loro presenza attuale, mi sembra che nei nostri dintorni di insediamenti del genere – con i relativi oneri di urbanizzazione e tasse versate (e versabili) – ve ne siano stati fatti in abbondanza.
Sul discorso che molte produzioni vengano fatte fare in brianza, ci sarebbe un lungo, molto lungo discorso. E quindi a parte.
A partire dal “molte”.
Circa il fatto che gli unici a rischiare siano i concorrenti di pari dimensione non è assolutamente corretta, perchè presuppone l’inamovibilità parziale della clientela e la cristallizzazione del processo d’acquisto, oltre ad ipotizzare la frammentazione dei mercati.
Di conseguenza il saldo finale non nè assolutamente nè nettamente positivo.
Inoltre dire che chi doveva già chiudere ha già chiuso è molto semplicistico oltre che riduttivo; sembra incorporare esclusivamente un’ implicito placet a nuove aperture o a creare un velo di ineluttabilità. Che non esiste.
La grande distribuzione ha fatto e può ancora fare tanto male agli esercizi di vicinato/altre tipologie di imprese ed alle zone in cui essi si trovano, quindi vie, centri storici, piazze.
Del resto le confcommercio (che sono l’associazione di riferimento dei commercianti), e sottolineo l’uso del plurale, stanno manifestando le loro preoccupazioni a riguardo, peraltro motivate.
Non a caso questo articolo fa riferimento proprio a questi argomenti.
Senza dimenticare gli effetti sulla viabilità, in termini di inquinamento, smog e di conseguenze sulla salute.
Tanto per intenderci non solo mia e sua, o di chi si crede invincibile, o di chi si disinteressa a tutto ed a tutti, ma anche dei nostri cari, cioè genitori, mogli, figli etc etc.
Immagino che ciascuno di noi abbia qualcuno a cui tenerci, e penso che il modo migliore per dimostrare il nostro affetto non sia portarli a passeggio o ad alienarsi in un centro commerciale, ma permettergli una vita il più possibile sana e serena.
Saluti
Il consumo di suolo è un problema che ci si può porre prima di trasformare un’area da agricola a edificabile. Soprattutto se si parla di 400.000 mq. Non si può porre dopo più di un decennio dalla sua trasformazione. Quando è avvenuta questa trasformazione? Fra il 2000 e il 2004. Le aree dismesse costano molto di più e offrono molto meno in fatto di dislocazione, libertà d’azione e possibile sviluppo. Per un gruppo come Ikea sono tre aspetti fondamentali, senza i quali, l’investimento non si fa. Inoltre, nel caso di specie, il problema dell’edificabilità dell’area di 400.000 mq., sarebbe rimasto tal quale. Perciò non è una soluzione.
Comunque per una corretta informazione i mq. riguardanti la “COSTRUZIONE” del Centro Commerciale, sono 70.000 di 400.000. Di questi, 30.000 mq. occupati da Ikea e 40.000 mq per la galleria commerciale (non come ha scritto Flavio, 300.00. Anche perché, caro Flavio, sarebbe pura follia fare 300.000 mq di un unico Centro Commerciale, ma i posti di lavoro, teoricamente, sarebbero oltre 4000). Non ci saranno negozietti. La superficie minima dei negozi è di 2000/2500 mq., le cosiddette medie superfici. Troppi, sia chiaro. Ma Ikea è il primo operatore al mondo che ha mostrato interesse per l’area e intende investire € 200.000.000,00 (duecento-milioni, non noccioline), di questi, oltre € 12.000.000,00 (dodici-milioni) in strade e infrastrutture per favorire la viabilità e non rappresentare un problema per i Comuni interessati. Creerà circa 1000 posti di lavoro. Su questo dato, molti fanno del sarcasmo. Ma anche se fossero la metà, ma che dico? Un terzo!!! Oggi qualcuno offre di più? Qualcun altro offre la metà della metà della metà? A ciò vanno aggiunte le opere finanziate da Ikea per i Comuni, creando così altri posti di lavoro, oltre all’indotto, generato dalla spesa per la realizzazione di queste opere con diretta ricaduta sul territorio. Altro aspetto non marginale e che molti non considerano strategico in questo momento di crisi, è che molte produzioni Ikea oggi vengono effettuate in Brianza! Ma qualcuno di questi tempi ha una condizione migliore? E in ultima istanza, per il Comune di Rescaldina e più ancora per quello di Cerro M., qualcuno può assumersi la responsabilità di dire che sono poca cosa gli oneri di urbanizzazione e le tasse annuali che realizzerebbero?
Per concludere con la questione della “disertificazione commerciale”. Gli unici a rischiare sono i Centri Commerciali concorrenti. Per il resto la disertificazione è cominciata con l’avvento dei piccoli Centri Commerciali tipo Gigante, Iper, Esselunga e si è conclusa con l’avvento di Carrefour e Auchan. Chi doveva chiudere, purtroppo ha già chiuso. I grandi gruppi, pur di difendere il loro investimento potranno ridurre il personale (di poco), ma dovranno mantenere in vita la propria struttura. Perciò il bilancio “assunzioni-perdita di lavoro”, senza essere dei maghi, si prospetta di sicuro in netto positivo.
Perciò a mio avviso, è un bene che IKEA abbia deciso di venire qui.
Volevo dire non tutti a tempo indeterminato….
i 1000 posti promessi sono un falso mito, servono solo per giustificare l’opera ex ante e per aumentare il consenso.
I posti effettivamente creati spesso sono di figure che già operavano in altri centri commerciali e non tutti sono a tempo pieno, non tutti a tempo determinato.
Infine una volta visti i posti creati effettivamente bisogna confrontarli con quelli persi.
Ah, certo, l’Ikea sotto casa sarebbe senz’altro comoda. Però a furia di fare centri commerciali non solo il territorio fa schifo, ma ci stiamo tutti convincendo che la nostra vita sia produrre, consumare e morire.
Se costruissimo qualcos’altro?
Il vero problema non Ikea per chi non l’avesse ancora capito.
Ikea occuperebbe soltanto 60,000 metri quadri,la vera preoccupazione sono gli altri 240,000 metri quadri di gallerie commerciali con negozi di ogni genere.Promettono,a parole,1000
posti di lavoro,ma quando posti di lavoro farà perdere nel raggio di 10km non lo dicono!!!!!!!
Il settore dei mobili è come altri mal messo, ovviamente bisogna puntare sulla qualità. Ikea? Alla fine secondo me può anche venire ma i comuni devono obbligare questi grandi gruppi a utilizzare aree dismesse invece di consumare altro suolo verde (che ovviamente costa molto meno). Purtroppo il nostro territorio è in buona parte compromesso con tutti i problemi che ciò comporta (traffico eccessivo, qualità pessima dell’aria, scomparsa della naturalità, agricoltura frammentata e di sussitenza, ecc.), però almeno laddove si può ancora intervenire, conoscendo il problema del consumo di suolo, si può dire di sì ma ovviamente cercando di ripristinare la produttività di aree oggi non più utilizzate.
sono d’accordo anche io, salvo che sarebbe bene pensare anche all’enorme consumo di territorio di questi centri commerciali: farli su qualche area dismessa no??
altri posti di lavoro per il territorio… un po’ come avvenne per lo StarHotel Grand Milan 🙁
Da cliente dico MAGARI l’Ikea a Cerro Maggiore. In tempi di crisi anche il cliente va dove spende meno. Certo se vendessi mobili non sarei contento di avere Ikea vicino al mio negozio.