Ospedale Saronno, nasce il terapia subintensiva nel padiglione marrone

SARONNO – Novità all’ospedale cittadino di piazzale Borella: il padiglione Marrone, da sempre dedicato alla degenza medica, vedrà la conversione di alcuni letti in medicina subintensiva, grazie ad un finanziamento regionale.
“L’implementazione della terapia subintensiva all’ospedale di Saronno – spiega Alba Sciascera primario della unità operativa Complessa di Medicina – nasce da una direttiva regionale di convertire in subintensiva alcuni posti di degenza ordinaria medica, correlata alla recente emergenza Covid; necessità di monitoraggio con timing e acquisizione di informazioni maggiori, per far sì che il paziente, in precario equilibrio di vita, possa avere le necessarie attenzioni assistenziali, sia da parte dei medici sia degli infermieri”.
Il progetto di terapia subintensiva dell’ospedale di Saronno parte inizialmente dalla formazione del personale infermieristico, attraverso la presenza costante di infermieri provenienti dall’area critica (terapia intensiva Uti e terapia intensiva cardiologica Utic).
L’attività infermieristica in area critica richiede lo sviluppo di competenze assistenziali avanzate; per tale motivo il progetto parte dalla formazione di formatori, con un programma Ecm di gruppo di miglioramento. L’obiettivo, attraverso l’implementazione delle conoscenze tecniche e la condivisione con i medici di protocolli terapeutici, è garantire un approccio più intenso anche al paziente anziano e/o polipatologico che non avrebbe la necessità di terapia intensiva o che sarebbe a maggior rischio di danno clinico se ricoverato in area critica.
Questi pazienti affetti per esempio da sepsi, scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria necessitano comunque di un monitoraggio più stretto, per compensare il possibile squilibrio emodinamico, di aggiustamento terapeutici più frequenti.
Il personale della terapia subintensiva deve acquisire un’elevata flessibilità in grado di adeguarsi all’evoluzione delle caratteristiche dei pazienti e delle richieste assistenziali per garantire una elevata qualità dell’assistenza
Il padiglione Marrone dell’Ospedale cittadino è stato equipaggiato con macchinari come ventilatori, alti flussi, ecografi e altre apparecchiature specifiche. Questi letti vengono affidati agli stessi infermieri dell’area di degenza medica, adeguatamente addestrati, favorendo così la continuità delle cure e riducendo la dispersione delle informazioni in casi di miglioramento del paziente e step down da area critica ad area medica generale.
Inoltre, ciò consente al paziente di rimanere in un contesto dotato di tutti gli standard tecnologici intensivi caratterizzato da un livello assistenziale diverso, migliorando l’immediato aumento dell’intensità delle cure in caso di eventuale peggioramento della condizione clinica.
Daniele Sironi, responsabile dell’unità operativa di terapia subintensiva, spiega così le motivazioni della scelta “Ci è sembrato naturale stabilire la terapia subintensiva al padiglione marrone, dove c’è personale medico già formato alla gestione delle acuzie cliniche, in grado di erogare prestazioni specialistiche di livello come ecografia d’urgenza al letto del paziente (bedside) e valutazioni polispecialistiche grazie alla costante presenza di specialisti in infettivologia, pneumologia o medicina d’urgenza che fanno già parte dell’equipe di Medicina. È un approccio culturale diverso, con il superamento delle attuali rigide divisioni disciplinari, che mira a coinvolgere ed integrare diverse discipline mediche per facilitare le sinergie clinico-organizzative senza ridimensionare l’identità delle discipline coinvolte, garantendo comunque l’integrazione e il coordinamento di tutte le figure professionali necessarie ad apportare le competenze indispensabili per la gestione di tali pazienti, facilitandone anche l’integrazione con le strutture e le competenze che sovraintendono alla gestione dei medesimi pazienti nei livelli più bassi di intensità assistenziale”.
Il progetto non richiede una quantità di risorse umane in eccesso ed è sostenibile perché il fulcro della realizzazione è l’organizzazione di processi. Il meccanismo sta nel definire un linguaggio comune tra infermieri e medici. È un sistema organizzato per erogare le cure necessarie a pazienti in condizioni di diversa criticità, attraverso assistenza medica e infermieristica, con capacità di modulare il monitoraggio e le molteplici modalità di supporto delle insufficienze d’organo. È uno snellimento ma paradossalmente un maggior servizio per il cittadino.
“Si tratta senza dubbio di un progetto ambizioso – conclude Sciascera – che sta al passo coi tempi; guarda al futuro, ma è ben radicato nel presente dell’ospedale di Saronno e va a vantaggio dei cittadini e di coloro che usufruiscono del nosocomio cittadino. Potrebbe in futuro costituire un “volano strategico” per la dimissione sul territorio di pazienti cronicamente critici (ad es. ventilatore dipendenti) attraverso la identificazione del caregiver, del setting domiciliare o di Rsa o di Aree di Cure Palliative/Hospice (pazienti con limitazioni di cure/fine vita) o di Area Riabilitativa post critica”.
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L’Hospice manca a Saronno ed e’ da almeno 15 anni che la ASST Valle Olona deve realizzarlo… parole parole parole