Visto da Varese: Sacro Monte, la città si mobilita per un grande rilancio

di EZIO MOTTERLE
Folla di turisti in buona parte stranieri, festosa ripartenza della funicolare, eventi culturali di richiamo, occasioni di ristoro per il corpo e per lo spirito. È stata un’estate di grande rilancio per il Sacro Monte di Varese, fiore all’occhiello della città-giardino che intende rafforzarne ora le prospettive attraverso appositi “stati generali” con cui a ottobre si valuterà in quattro giornate il ruolo culturale del prezioso patrimonio Unesco, la sua valorizzazione come luogo di fede anche in vista dell’anno giubilare 2025, l’esigenza di ripopolamento del borgo e le potenzialità come polo turistico e sportivo. Sullo sfondo, ovviamente, la questione irrisolta dell’accessibilità, oggi garantita sia dalla storica funicolare, sia dal bus urbano, sia dal mezzo privato (ferma restando la carenza di posteggi su in vetta), sia ovviamente dalla mobilità più dolce, cominciando dalla salita a piedi lungo il viale delle Cappelle, tradizionale consuetudine per migliaia di varesini e non solo, diretti spesso in preghiera al santuario mariano. Dibattito aperto, insomma, sulla rinascita dell’antica frazione montana di Varese, con la prospettiva di consolidarne il ruolo di primo polo d’attrazione del capoluogo, in sintonia con la sottostante area lacustre anch’essa al centro di iniziative per il rilancio specie dopo il ritorno alla balneabilità delle acque. A dare suggerimenti al progetto, con la regia della commissione comunale alla Cultura, saranno tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Sacro Monte, scrigno di tesori d’arte oltre che meta religiosa di prim’ordine (nel 2024 saranno 40 anni dalla storica visita di papa Giovanni Paolo II che salì a piedi lungo la via sacra nel pomeriggio del 2 novembre 1984). Superati i tempi in cui da Santa Maria del Monte rimbalzarono finanche richieste di autonomia dalla città (si parlò di “principato” sacromontino con diverse iniziative identitarie) pare dunque giunto il momento di dare al complesso seicentesco una prospettiva in grado di sostenerne il carattere di meta fruibile e produttiva, adeguandola alle esigenze dei tempi e rispettando il più possibile, nel quadro di un piano condiviso con la città, l’idea originaria che mezzo millennio fa diede vita nel cuore delle Prealpi a un microcosmo che ha mantenuto inalterato il suo fascino. Nonostante tutto.
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