Il mondo sta per rinunciare alla predominanza del dollaro come valuta di riferimento globale

Tra alcuni membri dell’OPEC e dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sono in corso di definizione nuove alleanze che potrebbero modificare gli assetti macroeconomici dei prossimi decenni. Lo scorso 2 aprile Arabia Saudita, Russia, Emirati Arabi Uniti (EAU), Iraq, Kuwait, Oman e Algeria hanno annunciato l’intenzione di tagliare la produzione di petrolio nel 2023. I tagli inizieranno a maggio, e si stima che la produzione si ridurrà di 1,15 milioni di barili di petrolio al giorno.
Tensioni USA-Arabia Saudita
La Casa Bianca e diversi esponenti politici di primo piano negli Stati Uniti hanno chiaramente espresso la loro contrarietà paventando conseguenze dopo questa decisione ma all’Arabia Saudita tutto questo non sembra importare molto e anzi, come ha rivelato il Wall Street Journal, il principe Mohammed bin Salman ha dichiarato che “non è più interessato a compiacere gli Stati Uniti” e che vuole “qualcosa in cambio di tutto ciò che dà a Washington”.
Il presidente USA Joe Biden era volato in Arabia Saudita lo scorso luglio per fare pressioni sui sauditi per avere una maggiore produzione di petrolio, ma adesso ha ottenuto l’effetto contrario. Anzi, sempre secondo il WSJ, il presidente è stato più volte preso in giro dai membri del governo saudita. Nello stesso tempo, si rafforza invece il legame tra Arabia Saudita e Cina.
Ma, al di là della decisione di ridurre la produzione di petrolio, c’è un altro fattore che potrebbe cambiare per sempre lo scenario politico ed economico mondiale. Quest’anno, dopo 48 anni in cui i sauditi si sono legati esclusivamente al dollaro per denominare i barili di petrolio, Mohammed Al-Jadaan, ministro delle finanze dell’Arabia Saudita, ha dichiarato che il regno è aperto al commercio di valute diverse dal dollaro USA. Vista la mutata situazione geopolitica mondiale, si moltiplicano gli analisti che affermano come la superiorità del biglietto verde stia progressivamente scemando.
Altro colpo al dollaro dai Paesi ASEAN
I ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) hanno tenuto un incontro il 30 e 31 marzo a Bali, in Indonesia. Uno degli argomenti di cui hanno discusso è stato ridurre la dipendenza dalle valute occidentali, a cominciare dal dollaro. L’ASEAN comprende Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam.
All’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti di sei organizzazioni internazionali: la Banca asiatica di sviluppo (ADB), l’Ufficio di ricerca macroeconomica dell’ASEAN+3 (AMRO), il Fondo monetario internazionale (FMI), il Consiglio di vigilanza finanziaria (FSB), la Banca dei regolamenti internazionali (BRI) e la Banca mondiale.
Al termine della riunione, i ministri delle finanze dell’ASEAN e i governatori delle banche centrali hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, affermando di aver concordato di “rafforzare la resilienza finanziaria, tra l’altro, attraverso l’uso della valuta locale per sostenere il commercio e gli investimenti transfrontalieri nella regione ASEAN”.
Una strategia discussa dai capi finanziari dell’ASEAN per allontanarsi dalla dipendenza dal dollaro è stata l’adozione del loro sistema di transazione in valuta locale (LCT). Questo sistema è un’estensione di un precedente sistema di regolamento tra gli Stati membri dell’ASEAN che consente gli scambi in valute locali.
Il presidente indonesiano Joko Widodo ha recentemente esortato le amministrazioni dei diversi Paesi a iniziare a utilizzare le carte di credito emesse dalle banche locali e a smettere gradualmente di utilizzare i sistemi di pagamento esteri. Ha spiegato che questo cambiamento è necessario per proteggere l’Indonesia dalle perturbazioni geopolitiche, citando l’esempio delle sanzioni imposte al settore finanziario russo a causa del conflitto in Ucraina.
L’allontanamento dai sistemi di pagamento occidentali è necessario per proteggere le transazioni finanziarie da “possibili ripercussioni geopolitiche”, ha spiegato Widodo, aggiungendo: “Dobbiamo stare molto attenti e ricordare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia”.
Il presidente indonesiano ha avvertito che le sanzioni imposte alla Russia hanno messo in luce la vulnerabilità dei Paesi che si affidano a sistemi di pagamento stranieri. Ha sottolineato la necessità che l’Indonesia si prepari alla possibilità di affrontare sanzioni simili in futuro. Il presidente ha affermato che l’utilizzo di sistemi di pagamento locali aiuterebbe a proteggere l’economia indonesiana da shock esterni, sostenendo anche l’economia domestica promuovendo banche e imprese locali.
Il ruolo delle criptovalute
In nessuna delle occasioni riportate in alto si è discusso apertamente di criptovalute, ma anche queste stanno avendo un ruolo nel sostituire le valute fiat più importanti. Il settore crypto vale oggi 1,1 trilioni di dollari: non è una cifra enorme paragonata al valore dell’economia mondiale ma nel 2021 la capitalizzazione di mercato era superiore a tre trilioni di dollari.
Le persone che decidono di investire in criptovalute sono in aumento da anni e abbiamo visto l’importanza di questi asset digitali proprio in occasione del conflitto tra Ucraina e Russia. Per i piccoli investitori le criptovalute rappresentano un argine all’inflazione, specialmente nei Paesi dove questa corre a due cifre. Le crypto si stanno imponendo come valuta preferita per le rimesse all’estero, poiché non sono soggette alle elevate commissioni di società come MoneyGram e Western Union.
La vivacità del settore la si nota non solo tra le crypto più note come bitcoin, ether, litecoin, USDT, ma anche dalle nuove criptovalute che stanno per essere lanciate sul mercato e che stanno raccogliendo la fiducia dei trader in fase di prevendita. Tra i tanti progetti interessanti, da segnalare Love Hate Inu, una meme coin che inventa il sistema del vote to earn, premiando gli utenti per il loro voto.