Visto da Varese: Quel gran secco d’inverno nella terra dei laghi

di EZIO MOTTERLE
Senza inoltrarsi nella preistoria, richiamando l’immagine di un Varesotto allora immerso nel mare (come da fossili di plancton datati oltre 200 milioni di anni fa), basta rifarsi alla tradizione meteorologica più recente che assegna al territorio prealpino l’epiteto di “pisciatoio d’Italia” per la tendenza alla frequente e abbondante piovosità. Non pare vero, insomma, che anche in questa terra di acque si debba fare oggi i conti con una persistente siccità, fenomeno diffuso e preoccupante anche altrove che qui contrasta appunto con l’antica “umidità” dei luoghi. Ma tant’é. Basta osservare le sponde asciutte di laghi e fiumi, con la corona di monti innevati solo sulle cime, per valutare la portata di una situazione decisamente inusuale per il periodo, sempre che possa ancora esistere in tempi di anomalie climatiche una connessione stabile fra il calendario e il meteo. Si spera che i prossimi giorni riportino i livelli idrici verso la normalità, si annunciano fra l’altro temperature più rigide e anche qualche sospirata pioggia, specialmente da oggi. Ma intanto diventa sempre più arduo prevedere il clima che caratterizza i periodi dell’anno. Si temeva un inverno gelido e nevoso in realtà finora c’è stato poco freddo con scarsissimi fiocchi. Chi può dire ora quale primavera verrà, se l’estate sarà torrida o ventosa, se l’autunno riporterà una nebbia che pare scomparsa. Addio stagioni, insomma, soprattutto mezze stagioni? Ritornelli ormai consumati, svanite le solide e rassicuranti connessioni tra il paesaggio e il tempo. Fioriture d’inverno, freddi a primavera, foschie estive e solleoni invernali occhieggiano imprevedibili dentro scenari appesantiti anche da una percezione spesso non in linea coi valori reali registrati dalla statistica. Un clima bizzarro in definitiva, che trascina conseguenze di tipo ambientale, con una qualità dell’aria che paga già effetti assai negativi. Il tutto in un quadro di incertezza, come se già non ce ne fosse di questi tempi su altri fronti, che obbliga alla consultazione quasi ossessiva delle previsioni meteo. Quasi che sapere prima il tempo che farà aiutasse a tollerarne meglio la sua sempre crescente anomalia. O diversa normalità che sia.
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