Visto da Varese: Crescono ancora i frontalieri occupati oltre confine

di EZIO MOTTERLE
Si ingrossa l’esercito dei lavoratori che ogni giorno varcano il confine diretti in Svizzera per guadagnarsi lo stipendio. Gli ultimi dati, resi noti dall’Ufficio federale di statistica, dicono che nel terzo trimestre di quest’anno sono 77.732 i lavoratori della fascia italiana di frontiera che portano il loro quotidiano contributo professionale in Canton Ticino. Di questi almeno 30mila arrivano dalla provincia di Varese, il territorio che ne comprende la maggior quota, superiore a quelle di Como e Vco. Il numero è in costante aumento: la crescita rispetto a giugno è stata dell’1,6%, in gran parte relativa a figure qualificate, soprattutto del settore terziario, mentre resta forte l’attrattività del mercato elvetico anche per gli operatori della sanità. Le varie crisi non sembrano insomma invertire una tendenza consolidata, rafforzata anche dal valore del franco. E così, mentre sta per essere varato dal Parlamento il nuovo accordo fiscale sulla tassazione dei compensi, revisione del precedente stipulato nel 1974, è stata presentata a Varese la nuova “guida del frontalierato”, un fenomeno rilevante – si sottolinea – che porta un contributo significativo all’economia dei Comuni della fascia di confine (cui è destinata annualmente una quota dei cosiddetti ristorni fiscali proporzionata al numero di residenti occupati oltre confine), anche se il reddito degli italiani che lavorano in Svizzera risulta in media più basso di un quinto rispetto a quello dei ticinesi. I lavoratori frontalieri restano insomma una risorsa per il territorio, cui riservare la massima attenzione. La guida nasce dall’intesa tra Camera di commercio e sindacato Cgil-Cisl-Uil, obiettivo offrire a lavoratori frontalieri, imprese e operatori della fascia di confine uno strumento utile, valorizzando una collaborazione ormai più che decennale fra ente camerale e organizzazioni sindacali con l’offerta di materiale informativo e il sostegno all’apertura di appositi centri di assistenza. Tra gli argomenti inseriti nelle “linee guida” gli accordi bilaterali tra Svizzera e Ue, la sicurezza sanitaria, la normativa fiscale e previdenziale, le domande di disoccupazione, le condizioni contrattuali. Massima attenzione insomma a un fenomeno divenuto caratteristico delle zone di confine (+38% negli ultimi dieci anni) che ha determinato nel tempo anche una trasformazione sociale del territorio, con servizi e infrastrutture adeguati alla massiccia presenza di una popolazione attirata dalla vicinanza geografica con una reale opportunità occupazionale. Occasione mai tanto ambita.
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