I prodotti Fintech hanno reso le persone più alfabetizzate dal punto di vista finanziario?
Internet è stato il grande motore del cambiamento degli ultimi trent’anni, e laddove le persone hanno provato, come spesso succede, a resistere al cambiamento, ne sono state travolte dal suo impeto rinnovatore.
E con internet, siamo stati testimoni di stravolgimenti che hanno visto intere filiere industriali sparire, mentre altre nascevano da zero. E una di queste, che spesso cattura l’attenzione del grande pubblico, è il settore Fintech.
Decine e decine di società si sono lanciate in questo mercato, infilandosi nella nicchia dove le banche tradizionali non riuscivano (o volevano) andare: quello della finanza accessibile e conveniente per il pubblico. E quelle che hanno deciso di resistere a tutti i costi, sono diventate obsolete e hanno dovuto cambiare strategia.
Il potere e la responsabilità dei prodotti Fintech
Quando internet non c’era, muovere i soldi era un mestiere complicato e difficile. Per eseguire un bonifico era necessario recarsi a uno sportello, fisicamente, durante gli orari di apertura, e compilare formulari. Oggi, grazie all’internet banking, questo avviene sul nostro smartphone. Grazie a un piccolo strumento che ci serve per comunicare, siamo in grado di muovere i nostri soldi in tutto il mondo, con il semplice tocco di un tasto. Possiamo consultare i tassi di cambio Bitcoin Euro, e acquistare e vendere criptovalute, oppure azioni su mercati stranieri.
E tutto questo potere, così facilmente accessibile, un po’ spaventa. E richiede un set di “istruzioni per l’uso”, giacché, come sappiamo bene, non tutte le opportunità di investimento che si trovano online sono esattamente un affare. Le società Fintech hanno tutto l’interesse a far sì che accanto alla potenzialità di utilizzare servizi sofisticati, gli utenti dei servizi possano accedere a una formazione adeguata per poter capire fino in fondo quello che stanno facendo.
L’alfabetizzazione finanziaria in Italia
Purtroppo, dobbiamo dire che questa competenza, che oggi è di assoluta centralità, non è adeguatamente affrontata dal pubblico. Il Rapporto OCSE-PISA che misura l’alfabetizzazione finanziaria degli studenti getta una luce impietosa sull’Italia, che si trova al 12° posto su 20 di una serie di paesi (OCSE e non-OCSE), e dimostra, ancora una volta, quanto sia importante investire nello sviluppo di una financial literacy, soprattutto per le nuove generazioni.
In caso contrario, continueremo ad assistere alla crescita della fragilità finanziaria (che negli ultimi anni è passata dal 46 per cento al 58 per cento delle famiglie), e questo significa l’impossibilità a fare fronte a impegni finanziari presi in periodi di “buona”. La conoscenza delle dinamiche finanziarie è essenziale per riuscire a investire il proprio denaro in modo oculato, e essere a conoscenza dei modi per farlo per ottenere risultati profittevoli.
La corsa alla demonetizzazione
L’Italia è famosa per favorire l’uso del contante: ma per motivi diversi, legati sia alla sicurezza che alla ricerca da parte dell’amministrazione pubblica di rendere tracciabili quante più operazioni possibili, questa supremazia viene messa in discussione, anche grazie allo sviluppo dei servizi offerti dalle società Fintech. Servizi e opportunità che sarebbero impossibili da ottenere con il contante.
Proviamo a pensare, per esempio, alla possibilità di dilazionare le spese dei propri acquisti dividendoli in tre rate di pari importo, offerta da società di fintech come Klarna, senza il bisogno di richiedere un finanziamento tradizionale. E questo non è che uno degli esempi di un servizio offerto da una società Fintech. Ce ne sono alcune, quale per esempio Satispay, che ormai hanno fatto il salto e sono diventati player globali – e questo dimostra la solidità del mercato fintech italiano.
In sintesi
Come in molti altri settori, l’Italia difficilmente parte per prima: riesce ad allungare in corsa e a conquistare posizioni durante il percorso, e anche nel settore Fintech sta accadendo questo, soprattutto per le competenze finanziarie richieste per usare con serenità questi strumenti.
E gran parte di questo risultato potrà venire solo se, come sta avvenendo, i giovani inizieranno a sviluppare la loro conoscenza di queste tematiche, probabilmente in modo autonomo, dato che i programmi scolastici tradizionali purtroppo dimostrano tutta la loro inadeguatezza in merito.
Ci vorrebbe un’iniziativa di alfabetizzazione finanziaria condotta a livello centrale. E se c’è qualcuno che può decidere che ascolta, batta un colpo: l’Italia ne ha bisogno.