Ex Isotta Fraschini, il geologo Luca Pizzi svela strumenti e risultati della bonifica in corso
SARONNO – Pubblichiamo la nota con l’intervista al geologo Luca Pizzi che spiega strumenti e risultati della bonifica in corso all’ex Isotta Fraschini.
Il tema delle bonifiche è uno dei più importanti nel progetto di rigenerazione urbana che Saronno Città dei Beni Comuni sta portando avanti nell’area ex-Isotta Fraschini di Saronno. Sicuramente il più importante quando si parla della salute delle persone, perché la qualità delle bonifiche è un fattore fondamentale per abbassare il più possibile i rischi sanitari dovuti alla presenza di sostanze inquinanti nel terreno. I dati sull’incidenza tumorale nel Nord Italia industrializzato sono infatti chiarissimi, con ben 100 casi in più ogni 100.000 abitanti rispetto al Sud del Paese (735 contro 635).
In questo contesto molto problematico, l’intervento sull’area ex-Isotta vuole proporsi come paradigmatico, cercando non solo di seguire la migliore procedura di bonifica possibile ma anche mettendo a disposizione dei cittadini, attraverso la documentazione scaricabile dal sito www.vivaiosaronno.org, tutte le informazioni necessarie per valutare come SBC stia operando, sia dal punto di vista delle analisi sia da quello dei risultati, in modo che tutti – e con facilità – possano verificare o meno la bontà dei lavori svolti. Crediamo che questa sia una doverosa operazione di trasparenza che ci auguriamo possa contribuire ad accendere la luce su un tema così importante.
Oggi, invece, le bonifiche sono un argomento per lo più da “addetti ai lavori”, nel quale non per tutti è facile orientarsi. Per questo motivo, SBC spiegherà e documenterà come funziona la bonifica che si sta effettuando sull’area attraverso una serie di contenuti. Il primo è questa intervista a Luca Pizzi (che ringraziamo per la disponibilità), geologo e socio dello Studio GEOlogica, lo studio che ha redatto il Progetto di Bonifica e ha assunto il ruolo di Direzione Lavori per le operazioni di bonifica dell’area.
Che attività state svolgendo in questo momento?
In questo momento ci stiamo occupando del cosiddetto “campo prova”, un’operazione di scavo e vagliatura dei terreni contaminati (ovvero selezione del terreno contaminato per minimizzazione dei volumi da smaltire). Tale procedura serve per “settare” le dinamiche della ben più complessa e successiva bonifica dell’intera area; di fatto, una mini bonifica all’interno di una bonifica più ampia. È un passaggio necessario per essere sicuri che le previsioni che abbiamo inserito nel progetto presentato agli enti corrispondano alla realtà e, conseguentemente, affinarle.
Per capire questo passaggio è necessario capire come avviene la vagliatura del materiale, che consiste sostanzialmente nel passare al setaccio una porzione di terreno separando la parte più grossa, chiamata “sopravaglio” (ovvero il materiale superiore a una determinata dimensione, nel caso in esame 2 cm di diametro), da quella fine, chiamata “sottovaglio”, che è quella che in genere contiene le sostanze inquinanti. Se per esempio abbiamo stimato che per un’area i valori sono 40% di sopravaglio e 60% di sottovaglio, il campo prova ci permette di verificarli e – se non lo sono – d’intervenire sulle previsioni di progetto in modo da avere un quadro della situazione commisurato alla realtà strumentale.
Operazioni che vengono svolte tutte all’interno dell’area ex-Isotta.
Per quanto possibile sì. Va detto che non si può definire “bonifica” un’attività che prevede unicamente lo scavo di materiale e il suo conferimento in una discarica: questo vuol dire semplicemente spostare altrove il problema degli inquinanti, per giunta aggravandolo. Da dati di letteratura, infatti, un camion consuma 1 litro di carburante ogni 2 km e produce 52 grammi di CO2 per tonnellata e per km percorso, riversando nell’aria ulteriori sostanze nocive all’ambiente.
Questo è quello che spesso accade nelle bonifiche tradizionali. Noi abbiamo invece deciso di procedere diversamente, vagliando tutto il terreno all’interno del cantiere e andando a conferire in discarica solo la parte effettivamente inquinata, riutilizzando per quanto possibile all’interno dell’area la percentuale di materiale “pulito”, riducendo così allo strettissimo necessario l’andirivieni di mezzi pesanti, con tutto quello che comporta dal punto di vista dell’inquinamento dell’aria, del traffico, della sicurezza stradale.
State utilizzando delle tecnologie innovative per questa operazione?

Sì. Ci siamo dotati, unici in Italia al momento, di un diffrattometro portatile a Raggi X. Si tratta di una pistola con un rilevatore che, in base al tempo di ritorno e all’assorbimento dei raggi, può restituire la concentrazione dei metalli nel terreno con un’analisi che dura solo pochi secondi. Un grandissimo vantaggio rispetto ai 10 giorni circa che richiede un’analisi di laboratorio. Una soluzione che permette di ottimizzare i tempi, e non solo per quanto riguarda la fase di analisi.

Nei giorni scorsi, per esempio, abbiamo testato con la pistola un cumulo che ci insospettiva molto e abbiamo verificato che i valori dei metalli erano alti al punto che non valeva nemmeno la pena vagliarlo. Per questo abbiamo deciso di smaltirlo direttamente, dato che sapevamo già di non poter riutilizzare del materiale. Inoltre, la pistola permette, almeno sui metalli, di capire immediatamente quando si arriva a fondo scala, ovvero a un fondo “pulito” oltre al quale non è più necessario scavare. Una volta raggiunti questi punti interviene ARPA, che fa i collaudi in contraddittorio con noi e certifica che l’area è stata bonificata. Il nostro lavoro diventa così molto più rapido ed efficiente, e le nostre possibilità di controllo in tempo reale notevolmente aumentate, con conseguente aumento della qualità della bonifica.
Come si svolge, nella pratica, una bonifica?
Attraverso il piano di caratterizzazione, che abbiamo già reso pubblico sul sito, abbiamo definito le aree da scavare (arancioni e rosse) rispetto alle aree da non scavare (bianche). Una volta effettuato lo scavo ove previsto, il materiale viene portato in platea (ovvero nell’area al centro del cantiere) dove i macchinari procedono alla vagliatura. La parte grossa, come detto, viene analizzata e spesso completamente riutilizzata, mentre quella fine ha tre possibili destinazioni: usata in superficie se pulita, usata oltre un metro di profondità se rientra in certi parametri (e non può quindi venire inalata, ingerita o entrare in contatto con le persone), smaltita se supera i valori inquinanti. In questo modo conferiamo solo la parte effettivamente inquinata e il resto lo riutilizziamo.
Che tempistiche sono previste e per il campo prova e per la bonifica complessiva?
Dovremmo chiudere il campo prova verso la metà di luglio, aspettando poi ancora qualche giorno per le analisi di laboratorio. A quel punto presenteremo i progetti definitivi. L’area è stata divisa in tre parti corrispondenti ad altrettante fasi di bonifica. La Fase 1 riguarda la parte verso la ferrovia e sarà la prima a partire, mentre la Fase 2 (verso via Varese) e la Fase 3 (il bosco) verranno trattate successivamente. Verosimilmente, presenteremo entro la metà di agosto il progetto di Fase 1 per una presa d’atto da parte degli enti coinvolti (ARPA Lombardia, Comune di Saronno, Provincia di Varese, ATS Insubria). Non si tratta di un’approvazione ma è solo un documento che, sulla base dei risultati del campo prova, delinea meglio i risultati che ci aspettiamo di ottenere e il cronoprogramma dei lavori. A questo punto verrà calcolata e presentata la nuova fidejussione per la Fase 1, passaggio che richiederà circa un mese. Inizieremo ragionevolmente ad accantierare la bonifica per metà settembre iniziando i lavori a ottobre. Il nostro obiettivo è avere la Fase 1 completa per la primavera del 2023.
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Commenti
va beh…fra 10 anni – forse – vedremo cosa é stato fatto.