Pronto soccorso pediatrico, Il Ponte del Sorriso: “Un bambino non può e non deve essere curato come un adulto”

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’associazione Il Ponte del Sorriso in merito al tema del pronto soccorso pediatrico.
“Un bambino non è un adulto in miniatura”, a maggior ragione un bambino in ospedale, era solito dire ai suoi studenti il grande indimenticabile pediatra prof. Roberto Burgio, scomparso nel 2014 a 95 anni, considerato uno dei padri della moderna pediatria.
Significa che un bambino non può e non deve essere curato come un adulto, tantomeno in un ambiente studiato per i “grandi”, non solo perchè le malattie dei bambini sono diverse da quelle degli adulti, ma anche perchè l’approccio deve essere differente.
É un principio fondamentale che la politica dovrebbe tenere ben presente quando parla di bambini ammalati o si occupa di programmazione sanitaria pediatrica, anche, ma forse soprattutto, quando il tema è l’urgenza emergenza. Un principio sul quale Il Ponte del Sorriso basa tutta la sua attività e per il quale da 30 anni porta avanti una battaglia culturale.
Il bambino giunge al Pronto Soccorso in uno stato d’animo preoccupato e spaventato. La mamma, che fino a quel momento era sempre riuscita a risolvere i suoi malesseri, lo deve portare in ospedale, che, nell’immaginario del bambino, è minaccioso e molto pericoloso. Percepisce inoltre l’ansia dei genitori e ciò moltiplica la sua ansia, anche perchè spesso prova un senso di colpa per essersi ammalato.
Ed è proprio al pronto soccorso che, se non è riservato ai bambini, ma è comune agli adulti, e se non si mettono in atto tutte le attenzioni necessarie, si provocano i danni peggiori. Il pronto soccorso ha un rischio trauma altissimo per i bambini, trauma che non è direttamente proporzionale alla gravità, non dipende dal tipo di patologia, e se si trascura o banalizza la paura del bambino, il piccolo può subire uno shock così profondo da condizionare per sempre il suo futuro psicologico.
Sia lo spazio che accoglie il bambino che il contatto con il personale sanitario devono quindi essere rassicuranti. Il bambino spesso non sa verbalizzare il dolore che prova, localizzare dove sente male, rispondere alle domande del medico con precisione per giungere alla diagnosi ed il rapporto passa attraverso il genitore. Il personale deve quindi essere opportunamente formato e preparato a trattare con i bambini in urgenza emergenza, anche perché il bambino inizia un percorso che non sa quanto durerà: poche ore, qualche giorno, qualche settimana o magari tutta la vita, nel caso si scoprisse una malattia cronica.
Con questo non si vuole dire che in ogni ospedale ci debba essere un pronto soccorso pediatrico. Bisogna ovviamente trovare soluzioni che tengano conto della mancanza di pediatri e del ribaltamento demografico che vede sempre meno bambini e sempre più anziani, ma ciò non significa assolutamente che il bambino possa essere curato da qualunque medico dell’adulti in ambienti per adulti. Questo deve essere un punto fermo.
Se gli ospedali non vengono messi in grado di tutelare il loro essere bambini e non piccoli adulti, i bambini vanno indirizzati verso quelle strutture dove ci sono spazi e competenze dedicati. Se il piccolo è grave meglio che giunga al più presto dove può trovare l’assistenza adatta, se non è grave meglio fare qualche kilometro in più ma trovare sempre l’assistenza adatta.
(foto: le volontarie del Ponte del sorriso nell’ospedale di Saronno)
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Commenti
E il sig. Monti (Lega) chr sostiene il contrario, legge wui?????
Dott.. ARICI e dott. PORFIDO, avete sentito? Please ridateci la pediatria! Subito.