Aldo Moro al Giuditta Pasta, la prigionia attraverso gli occhi di Massimo Cimaglia

SARONNO – Un’intensa esperienza attraverso il dolore, la speranza e la solitudine: lo spettacolo Aldo Moro, che sarà in scena questa sera al Teatro Giuditta Pasta, sarà un viaggio attraverso i cinquantacinque giorni di prigionia dello statista italiano non solo come uomo di stato, ma anche nella sua umanità.
Sul palco solo due figure: Alessandro Calamunci Manitta, il carceriere, e, nei panni di Aldo Moro, Massimo Cimaglia, regista e attore originario di Taranto; città in cui lo stesso Moro ha vissuto per circa 11 anni.
“Aldo Moro è vissuto dai 7 ai 18 anni a Taranto – ricorda Massimo Cimaglia – l’età in cui uno si forma. E’ significativo pensare che la mia città ha aiutato a formare un uomo come Aldo Moro: un uomo speciale, particolare, un uomo di stato che andava al mare in giacca e cravatta, ma che, nel momento della difficoltà, ha mostrato tutta la sua umanità”.
Lo spettacolo, come informa il regista, nasce anni fa come reading: quella che andrà in scena oggi è una versione nuova per raccontare le storture della prigionia e dare risalto all’uomo. “Moro è estato avvolto da un mistero – chiarisce Cimaglia – abbiamo cercato di parlare di un uomo con affetti, la famiglia, un uomo che ha cercato di dare se stesso e vivere nel profondo la sua religione.”
“Ci sono tante cose che ancora oggi una figura come quella di Aldo Moro può donare: collaborazione, ascolto, rispetto reciproco. Lui mette la persona prima di tutto: nei contesti bellici ha sempre lavorato per lo scambio di prigionieri, ha cercato di fare ciò anche per se stesso. Tuttavia, la rigidità del suo partito ha impedito che tale solidarietà venisse a mancare ne suoi confronti.”
Con video, lettere e racconti, dove si spazia tra le varie lettere e a momenti di tenerezza, lo spettacolo getta interamente lo spettatore nella sofferenza umana. Non manca, però, l’inventiva del regista: “Ho provato ad immaginare lo scoraggiamento di Moro: sarà stato tormentato da incubi, solitudine. Cerco di trasmettere agli altri ciò che è arrivato a me studiando per anni la sua figura: intenso e stimolante, ogni replica è diversa dalla precedente. Inseriamo parole, le modifichiamo o sostituiamo: è ciò che fa diventare lo spettacolo interamente nostro. Non ho somiglianze con Aldo Moro, io voglio raccontare una storia.”
Non è la prima volta di Cimaglia a Saronno: “Nel corso della mia carriera sono stato qui più volte: il teatro è ottimo, gestito in maniera brillante. I miei più sinceri complimenti al direttore artistico, Oscar Masciadri, per portare sulla scena non solo teatro commerciale, ma anche iniziative significative che vogliono lasciare un segno agli spettatori; questo lo rende punto di riferimento culturale per l’intera zona. Spero davvero di tornare nei prossimi anni, ma al pubblico l’ultima parola.”
16032022