Visto da Varese: Un lavoro per l’estate, a disposizione 18mila posti

di EZIO MOTTERLE
Sul fronte della ripartenza riappare anche l’opzione lavoro. Già, mentre si fa un gran parlare di vacanze, con lo sfondo di una pandemia scandita da incognite continue, c’è chi cerca di sfruttare una disponibilità reale per sbarcare il lunario. Tra giugno e agosto infatti le aziende del Varesotto stanno offrendo ben 18mila posti. Molti stagionali e con contratto a termine, d’accordo, comunque occasioni certamente preziose in una fase così critica dell’economia. Senza contare che in molti casi la possibilità di assunzioni più stabili fa i conti con la difficoltà di trovare manodopera specializzata, mancano insomma professionalità adeguate alla richiesta delle aziende. Accantonata la voglia di ombrellone, comunque, migliaia di varesini stanno impegnando i mesi più caldi dell’anno alla caccia di un sospirato stipendio. Non è una sensazione, ma il dato che emerge da un’indagine di Unioncamere. Già 7mila posti sono stati offerti da un decimo delle 58mila imprese della provincia nel mese di giugno, diventeranno 17.870 entro fine agosto. Industria e servizi sono i settori più disponibili, nel turismo nonostante la ripresa di attività le assunzioni previste complessivamente nel periodo estivo rimangono al di sotto di quelle degli anni pre-pandemia. Quanto al contratto proposto, nella maggioranza dei casi si tratta appunto di quello a termine, specie nel settore dei servizi (80%) e nella filiera turistica (67%), mentre nell’industria manifatturiera c’è la quota più alta di nuovi addetti ricercati per attività a tempo indeterminato (45%). La richiesta di personale è rivolta in particolare a candidati in possesso di qualifica o specializzazione: tra questi figurano i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, per cui le imprese hanno programmato ben 670 ingressi. Ma la ricerca di personale – sottolinea la Camera di commercio varesina – purtroppo in diversi casi rimane senza risultato. Le aziende segnalano infatti una crescente difficoltà nel reperimento di figure professionali adeguate: un problema evidenziato nel 38,5% dei casi, quota in aumento. Si conferma dunque la necessità di valorizzare percorsi di formazione scolastica più vicini al mondo dell’economia, come quelli garantiti dagli istituti tecnici superiori ad alta specializzazione che fra l’altro riceveranno un impulso coi fondi del Recovery plan. Il lavoro c’è, in definitiva, ma occorre coglierne l’offerta con una preparazione adeguata alla domanda. E adattarsi a un mercato occupazionale in profonda trasformazione. Per quanto possibile.