Caronno, secondo sciopero alla Afros Cannon

CARONNO PERTUSELLA – Sciopero di un’ora per la seconda giornata per i dipendenti della Afros Cannon spa, l’azienda con sede in via Ferraris specializzata nella produzione di poliuretano.
Dopo il difficile anno della pandemia in cui gli oltre 170 dipendenti hanno dato il loro contributo a mantenere la continuità produttiva malgrado malattie e lutti, lo sciopero è arrivato dopo per l’interruzione della trattativa sindacale sul contratto di lavoro. “Lo stop è arrivato lo scorso 30 giugno sulla decisione della dirigenza di annullare l’incontro fissato in Univa ignorando tutte le alternative proposte dai funzionari sindacali”.
Così giovedì e venerdì una settantina di lavoratori hanno scioperato un’ora organizzando un presidio davanti all’ingresso dell’azienda con le bandiere Fiom-Cgil.
“La trattativa riguarda il contratto di lavoro – spiegano le Rsu – ma in azienda è in corso anche un blocco del lavoro straordinario, frutto di scelte personali dei lavoratori, dovuto al malcontento manifestato nel corso degli ultimi anni e rimasto inascoltato”.
“I lavoratori di Afros si stanno impegnando a dare il massimo durante l’orario di lavoro, collaborando il più possibile per cercare di far fronte alla realizzazione delle commesse acquisite e di quelle già da tempo pendenti. Impegno e collaborazione che è stato assicurato da un atteggiamento responsabile delle persone e che ha garantito la continuità produttiva dell’azienda durante la lunga pandemia. Teniamo a ricordare che i lavoratori non si sono mai tirati indietro anche nei primi momenti in cui il Paese è stato violentemente investito dall’emergenza sanitaria, in cui scarseggiavano mascherine e la paura serpeggiava tra la popolazione. Comprendendo la situazione ci siamo fatti coraggio ed abbiamo posto in essere il massimo della collaborazione, non interrompendo mai l’attività produttiva, utilizzando le ferie residue ed in alcuni casi anche quelle in maturazione. Non dimenticando l’impegno durante la Cig nell’affrontare le varie difficolta organizzative che la situazione imponeva.
“Ci saremmo aspettati delle reali e concrete aperture alle nostre richieste – spiegano le Rsu – e non il subordinarle ad una ripresa del lavoro straordinario. Abbiamo più volte esternato il nostro convincimento che in questo momento bisognerebbe fare sistema contribuendo tutti all’interesse comune della nostra azienda, come in passato è stato fatto per uscire dalle varie crisi con cui abbiamo avuto a che fare. Ribadiamo la richiesta di valutare concretamente delle aperture alle nostre richieste che al momento restano mere dichiarazioni della volontà aziendale di trattare”.
Resta comunque la disponibilità al dialogo e alla collaborazione: “Pensiamo che questo non sia il momento di inutili prove di forza tra azienda e lavoratori che non gioverebbero a nessuna delle due parti e auspichiamo l’utilizzo del buonsenso come sempre è stato fatto nel passato”.
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Commenti
ma quanti “ex” dipendenti…
Tanto ai dirigenti bonus e auto nuova ogni tre anni non mancano mai
e una discriminazione? – perché il mio commento non vogliono a pubblicare? non è in linea?
Dando per scontata le sacrosante richieste economiche, preme sottolineare il disagio e il malcontento che regnano tra i dipendenti sia dell’officina che degli uffici. Certi atteggiamenti di arroganza e presunzione col tempo finiscono per disgregare l’entusiasmo e l’unità che un sistema efficiente dovrebbe perseguire. Episodi di maleducazione e soprusi occorsi a colleghi e nel recente passato furiose sceneggiate in officina anche con preposti non hanno giovato all’immagine e tantomeno all’utopica illusione di quello che qualcuno avrebbe immaginato essere una grande famiglia. Gli operai sono stanchi, se si vuole andare lontano il rispetto e l’educazione prima di tutto. Forse è ora che la proprietà apra gli occhi.
un ex dipendente a detto una sacrosanta verità!
Un ex dipendente ha centrato il punto
un ex dipendente ha centrato il punto
Non facciamo la guerra indistintamente agli imprenditori. I lavoratori di afros la guerra la fanno contro l‘arroganza e la maleducazione dei manager a cui la proprietà ha affidato la gestione dell’azienda senza sapere come si comportano nei loro confronti. Una volta quell’azienda era una grande famiglia. E’ ovvio che se le aziende vanno bene è un bene per tutti. Chiedono solo rispetto. Ma probabilmente chi scrive certi luoghi comuni è proprio parte del management di afros visto il pensiero secondo il quale i lavoratori non mettono impegno nel lavoro che svolgono quotidianamente per far crescere i fatturati da 10 anni a questa parte. Un’azienda gestita correttamente non ha bisogno di fare straordinari 365 giorni l’anno per colmare le lacune organizzative che lamentano da anni. Dispiace per la proprietà che si è sempre dimostrata di uno spessore culturale ed umano notevole e che probabilmente non viene informata nel dettaglio dei problemi interni all’azienda.
Lavoratori che hanno fatto nè più , nè meno del resto degli italiani : dipendenti , partite iva , artigiani , industriali , commercianti e via di seguito .E se non è mancato lo stipendio in questi mesi difficili , forse si tratta di lavoratori già molto molto fortunati
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E quindi dovrebbero piegare la testa e subire passivamente le scelte del datore di lavoro? Se le condizioni di lavoro in Italia negli ultimi decenni sono peggiorate è colpa di una mentalità servile
come la sua…sempre più diffusa.-
Su la testa ha centrato il punto.
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Tra dipendenti e alte categorie c’è una fondamentale differenza, i primi sono gli unici che sicuramente le tasse le pagano tutte
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Solita demagogia facile. il mio punto di vista è che gli imprenditori, in Italia molto più che altrove, sono coloro che distribuiscono stipendi, contributi, tfr, anticipi su tfr, elementi perequativi, ferie, tredicesime, a volte quattordicesime, welfare, assegni familiari, anticipi INPS, sostituti d’ imposta, corsi di formazione, aggiornamento, stage per gli studenti, mensa . E ho sicuramente dimenticato qualcosa. Ne fareste a meno? Dopo la pandemia sono sopraggiunti altri problemi, ultimo l’aumento folle di tutte le materie prime e la loro scarsa disponibilità. Ma evidentemente sono problemi che interessano a pochi agitatori di bandiere
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Più che demagia facile triste realtà. Ristoratori che dichiarano 13.000 euro anno, gioiellerie che ne dichiarano meno di 20.000… Se poi andiamo su idraulico, imbianchini, elettricisti, costruttori…. Li allora è la fame… Sempre stando a quanto dichiarani
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Grazie imprenditori italiani che ci donate anche l’aria che respiriamo
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Parla di demagogia ma si rende conto delle stupidaggini che ha scritto? Gli assegni familiari non sono certo gli imprenditori che li “donano” ma lo stato nella figura dell’INPS. Quando lo stato supporta le aziende va tutto bene vero? Sopratutto quando le ristora con cig alle quali non avrebbero diritto. Però il sussidistan con il quale si sciacqua la bocca il nuovo rais della Confindustria vale solo per i lavoratori. Complimenti per la sua dettagliata analisi del sistema im”prenditoriale” italico. Gli imprenditori veri sono ahimè rimasti pochi o hanno lasciato le proprie aziende in mano a management impreparati come probabilmente sarà lei.
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Ma non è ora di capire che se le aziende vanno bene, andiamo tutti bene? A fine mese le rate del mutuo la banca le pretende, e puntuali anche!
Fare la guerra indistintamente agli imprenditori a chi serve? Serve a far lievitare l’ego di persone che, se mettessero nel lavoro quotidiano, l’impegno che mettono nel creare gli slogan e sventolare le bandiere, magari il lavoro nelle 8 ore riuscirebbero anche a portarlo a termine e non ci sarebbe bisogno degli straordinari.
Tutti si riempiono la bocca con i diritti ma si dimenticano del fatto che il rapporto di lavoro prevede – oltre a quelli naturalmente – anche dei doveri!
Tutti convinti di essere legittimati a mettere bocca su tutte le scelte imprenditoriali, ma allora perché a loro volta non sono diventati imprenditori?
E, ciliegina sulla torta, quelli che condannano l’atteggiamento “servile” dei lavoratori e poi allo stesso tempo pretendono la collaborazione dell’imprenditore… ma fatela a casa vostra la rivoluzione, che fate meno ridere!
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Non si vuole fare nessun paragone col resto degli italiani in difficoltà, si parla esclusivamente di una realtà che probabilmente lei nemmeno conosce e che ha avuto la fortuna di non subire gravi contraccolpi come accaduto a molte aziende in questo paese.