Visto da Varese: un anno con la pandemia, ma intanto la merla esce dal camino

di EZIO MOTTERLE
Finiscono nel gelo, oggi, i tre giorni della merla, per tradizione i più freddi dell’anno, anche se stavolta hanno concesso qualche grado in più. Si allunga rapidamente il chiarore diurno, torna la luce superando via via il grande buio, squarciato dagli ultimi falò delle “gioeubie”. Corre il tempo, da domani è febbraio, tra poco più di due mesi sarà Pasqua. E su questo incalzare di un domani secondo i ritmi di sempre si infrange il clima di pesante incertezza e precarietà indotto dalla pandemia. Frenata dalle persistenti restrizioni, la vita quotidiana pare ormai rallentata, in ritardo incolmabile sull’incedere immutato delle stagioni. Si resta ancora “vigilati” per tante libertà, disorientati in città come in provincia. Circolazione ordinaria limitata, spostamenti col contagocce e da giustificare, scarsa voglia di sfruttare le poche possibilità residue di contatti sociali. Frontiere piccole e grandi valicabili soltanto a precise condizioni, un mega-aeroporto (Malpensa) su cui pesano i tre quarti di passeggeri in meno registrati nel 2020 rispetto all’anno prima. Restano ancora timidi e assai poco convinti i tentativi di prenotare una vacanza, c’è chi ci prova già per la primavera, chi ci spera ma senza troppa fiducia per l’estate. Ristori e cassa integrazione tamponano le preoccupazioni per una ripresa carica di incognite, col mondo produttivo che invoca a gran voce provvedimenti tali da sbloccare la lunga situazione di impasse. Il 31 gennaio segna intanto un anno passato col freno a mano tirato, nessuna certezza su quando la macchina potrà tornare regolarmente in moto, benchè non manchino elementi per valutare in modo positivo i risultati raggiunti, tutto sommato, in questi ultimi mesi dall’economia varesina, ad esempio il buon andamento dell’export o la produzione industriale che non si è certo fermata. La luce crescente garantita dallo scorrere del tempo è tornata dunque puntuale, ma quella necessaria a una vita normale ancora no. Non resta che consolarsi coi ritmi rassicuranti della natura. La merla, come da antica leggenda, esce oggi dal camino acceso dov’era entrata bianca coi suoi piccoli per ripararsi dal gran freddo. Scura ormai d’ora innanzi nel piumaggio, ma libera di volare verso la primavera. Metafora cui aggrapparsi lasciando finalmente il virus alle spalle.