Addio Tacchella, il ricordo del nipote Carlo Mazzola: “Dalla premiazione con Aldo Moro alla passione per i monti”

SARONNO – Pubblichiamo il ricordo di Franco Tacchella firmato dal nipote Carlo Mazzola.
Ricordare mio zio Franco Tacchella in poche righe è un’impresa quasi impossibile. Per la collettività è il “maratoneta di Saronno”, ma in realtà è molto di più.
Può sembrare strano per chi non lo conosce bene, ma lui per me, se dovessi sintetizzare, è un filosofo: uno di quei filosofi ante litteram che non hanno frequentato scuole alte, bensì hanno fatto dell’osservazione dell’umanità e della natura la loro saggezza, un po’ come Mauro Corona, quasi un panteista che vede la presenza di Dio nelle varie forme dell’universo.
Visse la sua gioventù in pieno tempo di guerra e poi, sulla soglia dei quarant’anni, di punto in bianco, coinvolto da amici, cominciò per divertimento a correre in una marcia campestre, con una tuta e un semplice paio di scarpe da ginnastica. Ci prese gusto e cominciò a correre ponendosi obiettivi sempre più ambiziosi, senza alcun preparatore atletico, senza esperienze. Il suo integratore non era un bibitone ma una pastina in brodo.
Diceva sempre che non si corre solo con le gambe, ma soprattutto con la testa, ascoltando il corpo. Così giunse al record di 50 ore continuate di resistenza in corsa nel 1975 a Roma e fu premiato dall’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro. Ancora a 75 anni partecipava alla marcia di 100 Km a Biel-Bienne in Svizzera e, se non fosse stato per il glaucoma che gli offuscò la vista, avrebbe continuato a correre anche in tempi recenti.
Quello che però non tutti sanno è che Franco Tacchella, sempre da autodidatta, mosso dal grande amore per la montagna si improvvisò scalatore, in particolare sulla Grigna e divenne amico di Walter Bonatti; senza maestri si mise gli sci da fondo ai piedi e divenne grande inseparabile amico del campione di fondo e olimpionico Renzo Chiocchetti, anch’egli scomparso prematuramente quest’anno.
Per la cronaca la sua professione era di agente di commercio per la “storica” concessionaria saronnese “Fiat Guzzetti”, ma in verità si cimentò anche come pittore, dipingendo quadri mirabili, falegname, muratore. Lo attraeva infatti ogni aspetto dell’umanità.
Il tratto che hanno potuto apprezzare tutti coloro che hanno potuto conoscere il mio zio-filosofo, è il suo buon umore, la sua allegria contagiosa; sapeva affrontare con spirito ogni avversità della vita e spesso si divertiva a creare situazioni rocambolesche, solo per il gusto di poterle poi raccontare perché gli piaceva strappare un sorriso agli amici. Poi, come se si togliesse una maschera, fissava un punto in cielo e meditava riflessioni molto profonde sulla vita, sulla morte e i grandi misteri dell’universo.
Sono felice perciò che il suo passaggio nella dimensione celeste sia stato un flusso naturale come quello della flora nelle stagioni.
Oggi il mio pensiero più affettuoso va a mia zia Jole e ai miei cugini Roberto e, in particolare,a Paolo e Ginevra che sono stati i suoi angeli nel traguardo in Cielo.