Azione Saronno e referendum: “Sconfitta che è punto di ripartenza”

SARONNO – Referendum costituzionale, ecco il commento del gruppo Azione di Saronno.
Quando si scende in campo lo si fa sempre per vincere. Pertanto, i risultati del referendum, che hanno visto una netta affermazione del “sì”, rappresentano per noi di Azione, senza dubbio, una sconfitta. Ciò detto, leggiamo con grande piacere che a Saronno ben il 37 per cento dei votanti ha voluto opporsi a questa riforma della Costituzione superficiale e sconsiderata. Una minoranza, quindi, ma una minoranza consistente.
Il dato sconvolgente è che un numero così significativo di elettori non trovi nessuna rappresentanza nei partiti maggiori: tutti i partiti si sono schierati per il sì o si sono astenuti, consapevoli che avrebbero così assecondato il sentimento prevalente. Se però le culture politiche di 5 stelle e Lega prevedono da anni uno strategico e sistematico assecondare e alimentare qualsiasi sentimento antipolitico, quello che veramente stupisce è l’atteggiamento servile e utilitaristico di tutto il resto dell’arco parlamentare. A Saronno, solo la voce di Azione si è levata a contrastare questa deriva populista. Leggiamo in queste ore di singoli esponenti di altri partiti che tentano ora di attribuirsi il merito e gli onori anche di questa nostra battaglia: ci sembrano impegnati in un maldestro e assai tardivo tentativo di apparire ancora in qualche misura rispettabili, un capolavoro di retorica, per cui loro sono – allo stesso tempo – dalla parte dei vincitori e dei vinti, pronti, come sempre, a dire qualsiasi cosa e il suo contrario pur di soddisfare e sedurre qualsiasi potenziale elettore, a costo di sacrificare ogni coerenza. E invece noi siamo stati gli unici a esporci e a fare una campagna attiva (seppure limitata nel tempo e nei mezzi) a favore delle ragioni del “no”. Abbiamo discusso con diverse persone per strada, abbiamo fornito argomentazioni e difeso le nostre idee, a costo di essere additati come difensori della casta o ininfluenti conservatori, proprio noi che saremmo a favore di una radicale revisione dei meccanismi della rappresentanza parlamentare, ma fatta con serietà.
Una battaglia fallimentare? Forse no: a Cislago, Caronno, Uboldo, Origgio e Gerenzano, i “no” sono stati molti meno che da noi, in percentuale. A dimostrazione, forse, del fatto che le profezie spesso si auto-avverano e che atteggiamenti rinunciatari e silenzi prudenziali non fanno altro che ritardare il risveglio della coscienza civica del nostro Paese. A dimostrazione, inoltre, del fatto che dove un’alternativa viene offerta, dove si ha il coraggio di avanzare una proposta, le persone ricominciano a pensare e a valutare diversi scenari. Insomma, parafrasando quanto affermato l’altro ieri da Carlo Calenda, in riferimento ai risultati nazionali del referendum, Azione da oggi si candida a restituire dignità e rappresentanza ai saronnesi che non si riconoscono nella mediocrità di ragionamenti solamente propagandistici e nel populismo. Il nostro lavoro è dare una rappresentanza a coloro che sono stati abbandonati (ormai definitivamente) da quelli che furono il centro-destra e il centro-sinistra. Azione deve crescere e crescerà, quindi, perché è l’unica alternativa rimasta a questo perverso bipolarismo della politica ridotta a eco, non solo incapace di fare il bene, ma destinata – inevitabilmente – a divenire, infine, dannosa.
Il gruppo di Azione Saronno
22092020
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Commenti
sconfitta al referendum, alle regionali, a Saronno….
E’ falso che solo Azione Saronno abbia fatto qualcosa. Ricordo l’assemblea pubblica, molto partecipata, promossa da ANPI e ATTAC in cui abbiamo chiamato il costituzionalista Besostri a spiegare le ragioni del no.
Rifondazione Comunista ha anche fatto un banchetto in centro oltre ad aver distribuito i volantini del comitato del no.
Anche noi non siamo soddisfatti del voto che porterà gravi danni all’assetto democratico ed al disegno costituzionale che stabilisce la centralità del Parlamento. La battaglia però continua
Siete nati e gia’ spariti
una piccola considerazione. nel 2012 si raccolsero firme per un referendum per la riduzione degli stipendi dei parlamentari. Non so quando e se si tenne realmente (all’ora ero espatriato e fatico a trovare notizie). Questi partiti “antipopulisti” hanno avuto 8 anni di tempo per proporre un’alternativa, richiesta democraticamente dal Popolo Italiano, ma non ne hanno fatto alcun seguito. Chi era a favore nel 2012 non poteva farsi sfuggire l’occasione.
Per quanto mi riguarda non c’è da vantarsi ma da vergognarsi nel cercare di difendere l’indifendibile con la scusa della rappresentanza