Visto da Varese: Dopovirus, l’industria chiede investimenti per uscire dalla crisi

di EZIO MOTTERLE
Superare la fase dell’assistenzialismo e rilanciare gli investimenti sul territorio. Ricordando la situazione allarmante legata all’emergenza pandemia (dal massiccio ricorso alla cassa integrazione al forte calo di produzione e consumi) l’Unione industriali della provincia di Varese, 1100 imprese con 64mila addetti, tra le più importanti associazioni del sistema Confindustria, ha lanciato con forza questo appello al mondo politico durante l’annuale assemblea generale, la cui forma privata (quella pubblica è stata rinviata a data da destinarsi) si è svolta in videoconferenza, con l’intervento del presidente Roberto Grassi. In primo piano dunque l’esigenza di potenziare le infrastrutture, accelerando anzitutto il completamento delle reti di trasporto a partire dall’autostrada Pedemontana. Per il Varesotto resta fondamentale anche favorire i collegamenti con l’area nord, “che soffre di un isolamento competitivo oltre che geografico”, rilanciando inoltre gli hub intermodali per favorire un miglioramento della gestione dei trasporti tale da consolidare il ruolo storico di “crocevia d’Europa”. Infrastrutture, da queste parti, resta comunque sinonimo di Malpensa, “una priorità occupazionale e di sviluppo” il cui ruolo va sostenuto e valorizzato magari – è la proposta del presidente Univa – puntando a farne il centro di un’area di propulsione economica che rappresenti la versione moderna delle tradizionali Zes, le zone economiche speciali. Altra richiesta il sostegno alla domanda pubblica con lo sblocco dei piccoli cantieri, partendo dalla manutenzione dell’edilizia scolastica. In definitiva ciò che le imprese varesine chiedono sono decisioni veloci e misure immediatamente applicabili, alleggerimento burocratico e automatismi nelle procedure, visione del futuro che superi i provvedimenti assistenziali per sostenere una politica industriale di crescita, rilancio della domanda attraverso un sostegno agli investimenti pubblici e privati. Fermo restando il sostegno alla liquidità, anche col pagamento immediato dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Azioni concrete, da realizzare con urgenza, insomma, per scongiurare la prospettiva di un autunno che rischia di essere caldissimo, mentre oltre tre quarti delle aziende evidenziano già il forte calo produttivo effetto del lockdown. Considerando oltretutto solo i dati relativi al primo trimestre (a giorni si attende con preoccupazione il bilancio del secondo) di questo 2020 che tutti vogliono dimenticare al più presto. Guardanto con fiducia a un nuovo futuro.
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Commenti
Il mes sanitario servirà solo per comperare il vaccino, il recovery fund si vedrà solo nel 2022 prima bisogna studiare con calma il nuovo meccanismo.
Le imprese nel frattempo possono chiudere i battenti. I sindacati saranno contenti per le commissioni di intermediazione sulle pratiche di cassa integrazione.
Saluti