Visto da Varese: Primo Maggio all’insegna del lavoro che manca

di EZIO MOTTERLE
Festa del lavoro… che non c’è. Mai come quest’anno l’affermazione, mutuata dai tempi delle crisi che discendevano da problemi economici congiunturali, si adatta in modo drammatico alla crisi che discende oggi, viceversa, dalla devastante emergenza sanitaria. Un Primo Maggio dunque carico di inquietudini senza precedenti sul fronte dell’occupazione, vista da Varese la ricorrenza segna un momento di grave disorientamento per un sistema produttivo caratterizzato dalla grande diffusione di piccole e medie imprese e dalla fortissima propensione all’export. Amarcord degli affollati cortei colorati di bandiere che percorrevano le vie del centro per raggiungere la piazza del tradizionale comizio finale, ma anche di un confronto aperto vissuto nel segno di una reciproca volontà di crescita tra lavoratori e imprenditori. Tutto pare svanito sull’onda di una pandemia che giorno dopo giorno pesa sempre più, ma che forse stiamo per metterci alle spalle. Dicono d’altra parte le stime che sul territorio il 66% delle imprese sono state soggette al lockdown, e che almeno 141mila lavoratori, il 37% del totale, concentrati per circa metà nel settore industriale, seguito dal commercio e dalle costruzioni, sono stati costretti a restare a casa per effetto delle chiusure disposte dal governo, una situazione che ha già messo a rischio un giro d’affari di miliardi. E mentre tutto il sistema produttivo locale si prepara alla fase due, prevedendo con anticipo tutte le misure di sicurezza richieste, si guarda a maggio per un estremo tentativo di evitare che la situazione precipiti, soprattutto per le aziende manifatturiere, del commercio e del turismo. Si celebrerà definitiva, venerdì prossimo, una Festa del lavoro da riconquistare, con un occhio rivolto all’evento dello scorso anno, che fu dedicato alla “nostra Europa” tra diritti e stato sociale, ed uno a quello che si spera tornato alla normalità del prossimo anno, chiamato anche a giudicare proprio l’apporto che l’Europa stessa avrà dato al tentativo di rinascita. In queste ore, proprio a ridosso di quella festa che avrebbe dovuto ricordare coi lavoratori in piazza l’impegno del Varesotto sul fronte occupazionale, si cerca di valutare quale potrà essere l’entità del sospirato recupero alla luce dei provvedimenti di ripartenza pur parziale decisi a livello nazionale. Si sostiene qui che la ripresa è possibile in tempi brevi, nel segno dell’operosità e della fiducia nel lavoro che storicamente ha caratterizzato questo territorio, celebre proprio per i suoi primati economici. Ovviamente con il sostegno tempestivo di tutte le misure pensate per accompagnare il mondo del lavoro verso un Primo Maggio 2021 che torni a guardare senza angosce al futuro. Restituendo alla festa, tra slogan e bandiere, la sua storica immutata voglia di partecipazione.