Operazione “mensa dei poveri”: tutti i guai di Caianiello

VARESE – MILANO – “Un sistema corruttivo, quasi feudale in base al quale i sottoposti devono la decima al feudatario. Decime sulle loro retribuzioni e sugli incarichi, spesso inventati a tavolino, che vengono poi affidati a professionisti del territorio”.
Così stamattina nella conferenza stampa al tribunale di Milano il sostituto procuratore Luigi Furno ha iniziato a descrivere il troncone varesino dell’indagine chiamata “Mensa dei poveri” che ha portato a provvedimenti cautelari personali nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio.
Il collegamento, come è stato chiarito nel corso della conferenza stampa, tra i due tronconi quello varesino e quello milanese dell’inchiesta sarebbe stato proprio Nino Caianiello, ex coordinatore varesino di Forza Italia.
Diversi gli episodi imputati al gallaratese. E’ stato accusato di “istigazione alla corruzione” nei confronti del governatore leghista Attilio Fontana. Sarebbe successo nel marzo 2018 quando Caianiello avrebbe proposto al presidente di Regione Lombardia di mettere al vertice del Settore formazione il dg dell’Afol-Agenzia metropolitana per il lavoro. In cambio gli avrebbe prospettato la possibilità che poi Afol nomini nel collegio sindacale Luca Marsico, ex consigliere regionale di Forza Italia avvocato socio di studio legale di Fontana.
Ad essere passati al setaccio anche i rapporti tra Caianiello e l’imprenditore edile Leonida Paggiaro entrambi parti in causa nella vicenda che ha visto la condanna dell’ex coordinatore in via definitiva. Le forze dell’ordine hanno ricostruito l’insolita vicenda di un “accordo tra concussore e concusso”. Di fatto tra i due “si baratta la cifra 125mila euro più 36mila di spese processuali, in cambio di un cambio di destinazione d’uso per la costruzione di un centro commerciale” da realizzare a Gallarate.
Dentro all’inchiesta sono finiti i vertici di Accam, Prealpi e Alfa che nella ricostruzione degli inquirenti sono “generatori di lavoro per chi fa parte del sistema intorno al plenipotenziario di Forza Italia, che peraltro non ricopre invece alcun ruolo ufficiale”. Nei guai anche il neocoordinatore di Forza Italia Carmine Gorrasi.
07052019
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Commenti
3 imprenditori si sono presentati spontaneamente ai PM…. auto accusandosi di aver pagato tangenti
oggi 9 maggio
“C’è un primo imprenditore che ha iniziato a collaborare con i pm della Dda di Milano … L’imprenditore di una società partecipata del Varesotto si è presentato in Procura come teste, ma già col suo avvocato al seguito, ha iniziato a rendere dichiarazioni auto accusatorie e utili alle indagini…”
piano piano emergeranno un sacco di cose…
Abbi fede, 95 indagati, 23 misure cautelari. A breve iniziano gli interrogatori…
Meno male che la Lombardia doveva essere un gioiello di amministrazione, capace ed efficiente.
Oddio efficienti sicuramente si, ma in altre gestioni.
Ma la Lara Comi cosa dice?? Sfilava a braccetto x le vie di Saronno… con questo personaggio
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ma cosa vuoi che dica? Hai i suoi bei grattacapi, come da notizie stampa di oggi
e sugli appalti negli ospedali niente? strano……
Era piu” indicato chiamarla “mangiatoia pubblica” ???