Indelicato: “A chi penseranno i saronnesi quando vedranno via Roma messa a nudo?”

SARONNO – “Ora, a meno di imprevisti, è davvero tutto concluso. Consummatum est, direbbero i padri latini. I sessanta bagolari saranno abbattuti.
Di questa vicenda sappiamo molte cose, probabilmente non tutte. Lo si deduce, a mio avviso, dal fatto che le notizie sono state centellinate, contraddette da altre notizie, infine, solo sabato mattina, arricchite da alcuni contributi che però non hanno convinto, o almeno non hanno convinto tutti.
Io vorrei prendere la questione un po’ alla larga, approfittando anche delle ricerche d’archivio che il consigliere Banfi ha condotto e le cui risultanze ha diffuso, cercando di interpretarle e di ricollegarle all’attualità”.
Inizia così la nota del consigliere comunale Alfonso Indelicato in merito al consiglio comunale aperto di sabato mattina dedicato ai bagolari di via Roma.
Correva la fine di marzo del 1944 quando l’allora commissario prefettizio ordina a un vivaista di Mariano Comense 400 “Celtis Australis”, alias Bagolaro, vulgo “Spaccasassi”, nonché alcune piante ornamentali. La faccenda va un po’ per le lunghe: viene portata avanti dal podestà Piero Zerbi e provvisoriamente conclusa nell’ottobre con la messa a dimora di alcune essenze. Problemi di difficile attecchimento ostacolano l’operazione, che però dovrebbe essere stata portata a termine nel ’45 o al più nel ’46.
La lettura del carteggio fra il vivaista e quella lontana Amministrazione è per certi aspetti sorprendente: in quegli anni infuriava la guerra, e allo stesso tempo la guerra civile, lasciando ampie tracce anche a Saronno. Eppure vi era chi si occupava di abbellire la città ornandone le vie con filari di alberi. Il primo sindaco del dopoguerra, quell’Agostino Vanelli cui è intitolata la sala consiliare, di orientamento politico evidentemente opposto a quello del podestà, a sua volta procede con altre piantumazioni, a completamento delle precedenti. Erano anni poco meno difficili dei precedenti: l’Italia si leccava le ferite, il boom era lontano, eppure c’era chi si preoccupava del decoro di Saronno.
Dunque il decoro, l’armonia, la bellezza, sono bipartisan, se così posso dire. Sono esigenze vitali al di là e al di sopra delle parti e dei partiti. Sopravvivono anche nei frangenti peggiori dell’esperienza umana. Insisto su questi concetti e non su altri, perché evidentemente intorno al ’45 le istanze di natura ecologica erano di là da venire, e dunque non potevano incidere sulle scelte degli amministratori.
Ritorno ora ai giorni nostri, e precisamente all’intervento di sabato mattina che mi ha più colpito. Il giovane Simone Galli (se ricordo bene il suo nome) ha parlato del paesaggio come di un “elemento culturale”, cioè di un qualcosa che trascende la materialità per entrare a far parte della personalità, della mentalità, dello stile di chi vive al suo interno. Sono naturalmente d’accordo con lui, e suggerirei anche che il paesaggio reca l’impronta della civiltà che in esso si sviluppa: basta pensare al “giardino all’italiana” così diverso da quello “alla francese” e da quello “all’inglese”. Per meglio dire, la civiltà plasma il paesaggio (naturale e urbano) e a sua volta ne è plasmata: per riprendere uno dei temi di questa mattina, è una corsia a doppio senso, non un senso unico.
Tutto ciò per dire che l’annichilimento di sessanta alberi monumentali che costituiscono parte integrante del paesaggio saronnese è qualcosa di più che una mera operazione di sistemazione dei marciapiedi sconnessi o di protezione della fognatura (operazioni peraltro in sé necessarie). Tale annichilimento è qualcosa che incide sulla storia e sul vissuto quotidiano: scopre un nervo, e vi getta sopra del sale. È un’operazione che i saronnesi avrebbero potuto metabolizzare qualora fosse stata fatta fin dal suo inizio in piena trasparenza, e non con lo stillicidio di notizie disparate e contraddittorie che sono tipiche di questa amministrazione.
Desidero ora completare il mio ragionamento richiamando un ben noto principio della psicologia: quello di associazione. Per fare un esempio: se per un numero X di volte in cui io sperimento la sensazione A sperimento anche la sensazione B, in seguito mi basterà provare A per richiamare alla memoria B, anche se B non mi sarà in quel momento presente. Bene, a chi penseranno i saronnesi quando, prossimamente, avranno di fronte lo spettacolo di via Roma disalberata, di via Roma messa a nudo, di via Roma terremotata? Attenzione, le elezioni comunali non sono così lontane …”
(foto archivio: Alfonso Indelicato)
18032019
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Commenti
Se il fine ultimo fosse il risultato elettorale, Indelicato avrebbe ragione.
Un intervento del genere a pochi mesi dalle elezioni appare come un autogol.
Forse anche questo sindaco è degno di Zerbi e di Vanelli e vuole donare alla città un nuovo viale alberato, più ordinato. Fregandosene delle votazioni.
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paragonare Vanelli a Fagioli mi pare a dir poco azzardato
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Fregandosene anche del fatto che non risolve un solo problema di sicurezza dal punto della mobilità ciclistica al modico costo di 324.000 euro.
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Gentile Anonimo, spero che le cose stiano come dice Lei. Del resto non ho mai detto nè pensato che il fine ultimo e unico di questa amministrazione sia la propria permanenza ai posti di comando. Penso che sia incapace di comunicare (nel significato più ampio del termine), che manifesti una buona dose di prepotenza e allo stesso tempo sia troppo arrendevole rispetto alle istanze di alcuni, che abbia fatto strage degli alleati fin dal primo minuto successivo alla vittoria elettorale, ed altre cose ancora, ma non nego che alcuni o molti dei suoi membri cerchino,pur in modo maldestro, di fare il bene pubblico. Guardi però che nella democrazia parlamentare come vigente da noi è del tutto fisiologico avere la mente al riscontro di quello che si fa presso gli elettori. Poteva infischiarsene Zerbi, che come podestà era di nomina regia e rendeva conto solo al Governo; poteva infischiarsene Vanelli, che era diventato sindaco in un momento storico particolare, ma nessuno dei successivi lo avrebbe potuto. Non nego possano esserci eccezioni a questa regola, ma sono appunto eccezioni. La saluto e ringrazio per aver favorito questa riflessione.
Verrebbe a dire con una battuta: Indelicato e gli alberi della Repubblica Sociale…
A parte la bonaria ironia, condivido le argomentazioni
quando il vestito è veccchio e logoro, ti spogli e me metti uno nuovo, chi vuoi che sis scandalizzi per una via temporaneamente senza alberi, un probiotico forse
quando si parla di “elementi culturali” bisogna purtroppo fare attenzione a chi ci rivolge
non sempre ci si trova davanti a persone in grado di capire e qualche volta anche a persone che “capiscono” ma hanno già deciso che a loro non interessano perchè hanno altri scopi.