Visto da Varese: Istruzione, solo metà i cittadini con laurea o diploma

di EZIO MOTTERLE
Nonostante la buona offerta di istruzione universitaria, sia pubblica che privata, presente sul territorio, la provincia di Varese conta un tasso di laureati (12%) inferiore di ben due punti alla media regionale lombarda, in pratica solo un “dottore” su otto residenti. Considerando inoltre il numero dei diplomati (38%) si evidenzia come la metà della popolazione (890mila abitanti) non vada, per livello di istruzione, oltre al titolo di licenza media inferiore, considerando anche che una quota minore si ferma alla quinta elementare. Il quadro emerge dall’analisi dei valori ufficiali dell’anno 2016, ultimi disponibili in forma completa, dati che vedono comunque i laureati in crescita dello 0,10% e i diplomati dello 0,67%, in un territorio che, come si diceva, presenta tuttora una quota di cittadini con titolo universitario sotto la media regionale, che è pari al 14%, e molto distante dai valori di città quali Milano (19%) o anche Pavia (14%). L’analisi, condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio, offre spunti anche sulle scelte degli studenti. Il trend dei diplomati in provincia di Varese nell’ultimo decennio mostra un incremento di coloro che escono dai licei (dai 2.725 dell’anno scolastico 2006-2007 ai 3.383 del 2016-2017) e dall’istruzione professionale (cresciuta in dieci anni da 913 a 1.214 diplomati): più contenuto l’incremento dei diplomi dell’area tecnica, saliti a 2.451 (+212 unità). Gli studenti con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico varesino nel 2016 erano 14.334, pari al 13% degli alunni totali: di questi stranieri, il 30,1% proviene da paesi africani, seguono gli asiatici. In generale, la quota di alunni stranieri a Varese risulta superiore alla media nazionale (12%), ma inferiore a quella della Lombardia (18%). Un ultimo dato riguarda i cosiddetti “neet”: nel 2016 in provincia di Varese erano 27mila i giovani tra i 15 ai 29 anni né studenti, né occupati, né inseriti in un percorso regolare di istruzione e formazione. Più ragazze (17mila) che ragazzi (10mila), numeri in crescita (erano 20mila complessivamente nel 2011) che frenano ovviamente anche la prospettiva di un rapido recupero dei livelli di istruzione. Con tutto quello che ciò comporta per il tessuto sociale.
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Commenti
Fin che si fanno università come l’insubtia… Soldi buttati.