Il futuro del Corberi: da mesi è calato il silenzio sul presidio ospedaliero limbiatese

LIMBIATE – Le ultime notizie ufficiali sul futuro del presidio ospedaliero di Limbiate risalgono a dieci mesi fa, quando Regione Lombardia ha ricevuto in audizione il sindaco di Limbiate Antonio Romeo, il direttore generale dell’ASST di Monza Matteo Stocco e il direttore generale dell’ATS Brianza Massimo Giupponi, esponenti del progetto denominato “Cittadella della fragilità”.
Il progetto contiene indicazioni precise sulla riqualificazione di tutta l’area ospedaliera di Mombello, dove un tempo sorgeva l’ospedale dei fanciulli malati psichici e che attualmente ospita pochi ambulatori di visite specialistiche e dove, nei padiglioni ancora funzionanti, trovano posto in regime residenziale 109 persone affette da disabilità psichica grave e, in regime di semi residenzialità, altri 16 utenti, senza però che, per queste due ultime funzioni, vi sia alcun riconoscimento da parte del sistema sanitario regionale.
Nelle intenzioni dell’amministrazione limbiatese e delle aziende sanitarie locali c’è la riqualificazione complessiva di tutta l’area, attraverso la realizzazione di un polo sanitario d’eccellenza che possa comprendere una Rsa per anziani, un polo residenziale sperimentale, una comunità protetta e una Rsd per disabili.
Sopralluoghi al Corberi, consigli comunali aperti, convegni, audizioni al Pirellone hanno tenuto banco per nove mesi, dal luglio 2016 all’aprile 2017, poi però è sceso il silenzio ed è ora il sindacato della CGIL Monza Brianza ad interrogarsi sul futuro del presidio. “Negli ultimi anni ci hanno lavorato gruppi di studio, è stata proposta una non meglio
precisata cittadella delle fragilità, si è ipotizzato di trasformare le attuali strutture in
residenze socioassistenziali accreditabili, si sono organizzate in pompa magna iniziative
per annunciare l’ennesimo inizio di una nuova storia – commenta il sindacato – Si passano il testimone le direzioni aziendali, cambiano i sindaci, si realizzano riforme
regionali epocali, ma il Corberi sembra rimanere ancora una struttura pubblica destinata alla chiusura totale. All’interno si persegue l’intento di ridurre i costi generali della struttura, all’esterno si agita il vuoto: sono anni che Regione Lombardia tace sul futuro del Corberi. Noi siamo convinti che sia possibile dare vita a un progetto in grado di definire un nuovo ruolo della struttura e di restituire un’identità ad un centro adatto ad offrire spazi per i tanti utenti che avrebbero bisogno di luoghi protetti e di servizi innovativi. Chiediamo quindi di tenere accese le luci sul destino del Corberi, per tentare di trasformare
impegni e intenzioni in un progetto condiviso e un investimento per il territorio e per tutti
i cittadini”.
01022018
(nella foto: un sopralluogo al Corberi nell’estate 2016)