Rosy Bindi a Saronno: “La misericordia ci chiede un nuovo modo di stare al mondo”
SARONNO – Pubblichiamo il resoconto firmato da Augusto Airoldi che presenta la testimonianza di Rosy Bindi ospite venerdì scorso alla Sacra Famiglia degli incontri di Quaresima organizzati dalla Comunità pastorale Crocifisso risorto.
“Racconti di una Chiesa che si fa misericordia” è un tema non così facile da trattare in un incontro di preghiera e riflessione quaresimale, ma è sicuramente una Rosy Bindi che non ti aspetti quella che apre la sua riflessione dicendo: “sono un po’ intimorita dal dover parlare in una chiesa così affollata di un tema impegnativo da molti punti di vista”.
In effetti, va ricordato, che le era stato chiesto di partire dalla preghiera di Giovanni, il figlio di Vittorio Bachelet, che durante i funerali, aveva pregato anche per gli assassini di suo padre. E questo omicidio, compiuto dalle Brigate Rosse, Rosy Bindi lo aveva vissuto in prima persona, trovandosi vicinissima a Vittorio quando Bruno Seghetti e Anna Laura Braghetti fecero fuoco e lo uccisero, il 12 febbraio 1980: erano gli anni di piombo.
Ma, superato il momento di commozione personale, gli oltre 400 presenti che affollavano la chiesa di Regina Pacis, hanno potuto ascoltare una riflessione ampia, approfondita, documentata, soprattutto vissuta. “La preghiera di Giovanni Bachelet, un giovane di soli 24 anni che perdona gli assassini di suo padre, la si comprende solo alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II”, è stata la prima riflessione di Rosy Bindi. Che ha proseguito osservando come questo esempio di misericordia sia stato, ad un tempo, un grande esempio datoci da un laico del compimento del Concilio e di anticipazione del magistero di papa Francesco: la misericordia predicata dal papa chiede a noi laici “un modo nuovo di stare al mondo” – ha detto la Bindi – nelle nostre relazioni quotidiane, nei rapporti sociali, economici, nel modo di intendere la politica e nell’accoglienza degli ultimi.
La seconda osservazione è stata dedicata dalla Bindi al rapporto tra verità dottrinale e misericordia evangelica in relazione ai temi eticamente sensibili. “Ci sono stati anni, recenti, nei quali la Chiesa è apparsa sicuramente più maestra che madre”, ha sottolineato. La novità del magistero di papa Francesco è quella di mostrare al mondo una Chiesa che accoglie prima di giudicare, che senza venire meno ai principi della dottrina, la interpreta dal punto di vista della misericordia mostrata da Gesù, con i peccatori e le prostitute. E tutti noi siamo peccatori.
Nella sua terza osservazione, Rosy Bindi ha fatto notare come la preghiera di Giovanni Bachelet abbia avuto anche una forte rilevanza sociale. E che questa rilevanza derivava dai valori acquisiti in famiglia. Il padre, Vittorio, era professore universitario e vicepresidente del consiglio superiore della magistratura: non sorprende quindi che Giovanni abbia pregato per tutte le istituzioni del Paese: dal Presidente della Repubblica alla magistratura, dalle forze dell’ordine ai parlamentari. Ma era stato anche Presidente nazionale dell’Azione Cattolica, la più grande associazione cattolica laicale italiana e in questa veste la aveva condotta a compiere la cosiddetta scelta religiosa, la decisione, cioè, di privilegiare l’ascolto della parola di Dio e il servizio ai poveri. E se ricordiamo, ha detto ancora la Bindi, che questa scelta fu fatta in pieno ’68, quando tutto era politica, capiamo la profondità della fede di Vittorio Bachelet e non ci stupiamo più della preghiera del figlio Giovanni ai suoi funerali. Per questa profonda fede personale, da cui è scaturito il servizio al Paese e alla Chiesa Italiana, il Cardinale Martini ha definito Vittorio Bachelet “un martire laico”.
Erano trascorsi 45 minuti da quando Rosy Bindi aveva iniziato la sua testimonianza, ma si può dire che coloro che affollavano la chiesa di Regina Pacis non se ne erano accorti, tanto è stata l’attenzione con cui hanno seguito le sue parole. Una testimonianza preziosa, capace di riconciliare sia con la Chiesa che con la Politica (quella con la “P” maiuscola). Credenti e non credenti, come insegna papa Francesco.
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26032017