Delitto Mozzate: in cella anche lo zio del killer

MOZZATE – Concorso in omicidio premeditato e pluriaggravato, occultamento di cadavere e rapina del cellulare sono le accuse mosse a carico del pescatore albanese di 50enne ritenuto dagli inquirenti resposanbile con il nipote Dritan Demiraj dell’omicidio di Silvio Mannina, bolognese trentenne originario di Castano Primo, nuovo amore dell’ex compagna di Demiraj.
E’ l’ultima inquietante puntata dal giallo di Mozzate: diventato ormai un’intricatissima vicenda di delitti passionali e vendette. La verità è iniziata a venire a galla lo scorso primo marzo con l’uccisione di Lidia Nusdorfi nel sottopassaggio della stazione di Mozzate. Qui la donna è morta dissanguata dopo essere stata colpita da tre coltellate dell’ex compagno Dritan Demiraj. Il pasticcere albanese aveva già ucciso a Rimini, il 28 febbraio, il nuovo compagno dell’ex amata per impossessarsi del suo telefonino servito all’attuale compagna del killer, Monica Sanchi, per attirare l’ex nella zona della stazione.
Lo zio avrebbe avuto un ruolo nel primo delitto avvenuto a Rimini: mentre il nipote stringeva il cavo della televisione intorno alla gola di Silvio Mannina per strangolarlo, lui teneva le gambe del giovane. I due avrebbero poi occultato il cadavere nella cava del lago Azzurro, dove è ritrovato due mesi dopo.
La prima a raccontare della presenza del parente del pasticcere albanese è stata Monica Sanchi, compagna attuale di Demiraj anche lei in carcere per concorso in omicidio. A carico del 50enne ci sarebbero però anche alcune intercettazioni telefoniche.
Le indagini sullo zio sono in corso da diverse settimana ma i carabinieri hanno deciso di procedere all’arresto perchè l’uomo stava progettando una fuga in Albania. Così l’altro giorno quando peschereccio su cui lavora è rientrato dalla pesca lo hanno arrestato.
28062014