Visto da Varese: Giugno con le nuvole, ma che estate sarà?

di EZIO MOTTERLE
Tanto tuonò che stavolta piovve. Ed ora che dopo appelli e invocazioni di ogni genere temporali e nubifragi non si fanno più sospirare, tutt’altro, torna la gran voglia di sole e di azzurro. Questo primo weekend di giugno, che segna l’avvio dell’estate meteorologica, non pare proprio in grado però di soddisfare le attese. Parlano da sole le previsioni elaborate in questi giorni dal Centro geofisico prealpino, mentre l’anticiclone atlantico si espande ma ci tiene ancora ai margini dei suoi benefici effetti: dopo già tante nuvole, per oggi e domani sul Varesotto (ma non solo vista l’ampiezza senza confini della perturbazione) cieli ancora coperti con temporanee schiarite soleggiate soprattutto al mattino e in pianura, a tratti piogge con carattere di rovescio o temporale possibili ovunque ma più probabili sui rilievi, temperature massime e minime in altalena. Un quadro ancora incerto che sa effettivamente più di foglie morte che di ombrelloni spalancati. Vero che la siccità non è ancora finita e che gli squilibri climatici sono dietro l’angolo: dunque ancora un po’ di pioggia non guasta certo, siamo pur sempre a fine primavera. Ma vivaddio adesso non toglieteci anche la calda estate da cartolina. Già il tempo (presunto) del relax e della spensieratezza sarà segnato da un’infinità di problemi contingenti, con guerra e inflazione che alimentano un senso generale di sfiducia nel futuro. La raffica di ponti primaverili non ha rafforzato gli ottimismi, in generale s’è visto tanto movimento ma con opportunità frenate dal portafogli vuoto col conseguente calo del risultato economico per molte categorie. Fatto sta che si è arrivati alla soglia dell’estate (quella astronomica come si sa comincia il 21 giugno anche se come si sa subito dopo le giornate iniziano ad accorciarsi) con il desiderio ancora intatto di uno svago come si deve. Certo, tutto è pronto anche qui sulle Prealpi, tra laghi e colline, per accogliere vacanze e vacanzieri, a condizione però che si torni ad avere quello che una volta si chiamava molto semplicemente un periodo “bel tempo”. Senza la pretesa di conoscerne in anticipo i dettagli ora per ora, fissando finanche le percentuali quptidiane di sole e nubi, ma con la certezza di un sostanziale rispetto delle stagioni. Come se insomma l’estate iniziasse a giugno e l’inverno a dicembre. È chiedere troppo?
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