Visto da Varese: L’industria fa i conti coi pesanti effetti del conflitto

di EZIO MOTTERLE
Pesano eccome sull’economia varesina le conseguenze del conflitto in Ucraina. Lo conferma l’analisi delle risposte che 110 imprese del territorio hanno dato a un sondaggio rapido realizzato da Confindustria di cui l’ufficio studi Univa ha elaborato i risultati relativi in particolare alle categorie industriali più esposte agli effetti economici bellici, come quelle manifatturiere e importatrici-esportatrici soprattutto con Russia, Ucraina e Bielorussia. Il quadro ricavato è preoccupante, la situazione sarà anche al centro dell’assemblea generale dell’associazione in programma domani a Villa Ponti di Varese, chiamata ad aggiornare i problemi formulando proposte operative concrete per fronteggiarli. Le difficoltà già molto diffuse poche settimane dopo lo scoppio delle ostilità (il sondaggio risale a due mesi fa) resta legata anzitutto all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. Seguono i problemi di approvvigionamento: per le imprese della provincia l’acciaio è la fornitura che allarma di più, tra le altre più critiche emergono rame, nickel, cotone e ferro. Più della metà delle imprese della provincia censite nel campione registra difficoltà logistiche create dal conflitto, anche su rotte commerciali diverse da Russia e Ucraina. L’impatto sulla logistica internazionale tocca infatti il passaggio di merci in transito da altri paesi visto che l’area è attraversata da rotte che collegano l’Europa all’Asia e in particolare alla Cina (lungo la Transiberiana). I principali problemi logistici riguardano aumento dei costi di trasporto e allungamento dei tempi di consegna, e la maggior parte delle imprese ha indicato la revisione dei prezzi di vendita come possibile azione da intraprendere per far fronte all’aumento dei costi produttivi. La ricerca di nuovi mercati di approvvigionamento per materie prime e semilavorati è presa in considerazione dalla metà delle industrie, quella di mercati alternativi di destinazione da un quarto, obiettivo principale la Cina, seguita da Italia, Germania, India e Turchia. Un quadro in evoluzione che allarma il mondo imprenditoriale varesino, allungando nuove ombre sul futuro economico del territorio. Che trae proprio dal volume delle esportazioni la sua linfa vitale.