Visto da Varese: Pranzi e cene su tavoli all’aperto anche sotto la neve?

di EZIO MOTTERLE
I lunghi mesi di bel tempo hanno mitigato non poco l’impatto delle restrizioni sulla ristorazione, in pratica per fronteggiare le norme anti-covid s’è cercato un po’ ovunque di sistemare tavoli all’aperto, ben collocati e anche ben coperti in uno spazio esterno. Abitudine consolidata ben presto dinanzi alla grande preferenza della clientela per il desco en plein air. E per nulla cessata a quanto pare sotto le prime gocce di pioggia con relativo abbassamento delle temperature. Dopo l’estate insomma anche l’autunno ormai in arrivo sembra confermare la tendenza alla consumazione il più possibile all’aperto, come fosse una sorta di simbolica frontiera per una libertà d’altri tempi, con l’obiettivo comunque della massima precauzione. Non che manchino nel Varesotto i vaccinati con relativo green pass, la quota anzi è assolutamente rilevante, da tempo nettamente maggioritaria: quasi tre quarti della popolazione-target ha già ricevuto la doppia dose, nessun problema insomma per buona parte dei cittadini a mostrare il relativo “qr code”. Ma quei tavoli senza soffitto dove consumare colazione pranzo o cena senza obbligo di certificazioni (ferme restando regole sul distanziamento e prudenze varie) paiono diventati un baluardo da difendere finchè possibile. Ovvio che il corso delle stagioni non rallenta nè muta in ossequio al virus. E specie qui al nord, dove non ci si può certo attendere un clima gradevole anche nel cuore dell’inverno, ben presto gli ampi “dehors” dovranno fare i conti con una situazione assai poco compatibile con la permanenza all’aperto, perdipiù seduti a tavola. Si tornerà al chiuso, allora, esibendo rassegnati quanto serve per restarci. Ma l’eccezione è in agguato. Nessuno può escludere che con una serie di accorgimenti tecnici tali da rendere climaticamente fruibile lo spazio aperto in qualche caso si possa pranzare o cenare fuori porta (del locale) anche in tempo invernale, magari persino con la neve che cade e con qualche fiocco che finisce sul fritto misto. Giusto per non rinunciare alla voglia di vecchia normalità, sperando che presto il piatto possa essere servito senza il bisogno di accertamenti preventivi per sapere dove potrà essere consumato, senza verifiche su chi lo porta o chi lo mangia, pensando semmai come tradizione al menu e al conto. Lasciandosi finalmente alle spalle un’emergenza che oltretutto, sappiamo bene, continua a condizionare la vita quotidiana e a preoccupare la società ben oltre un piatto di spaghetti o un calice di vino.
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Commenti
Diciamo anche che l’emergenza ormai è prettamente politica in quanto paesi con situazioni pandemiche peggiori della nostra e percentuale inferiori vaccinati hanno già eliminato quasi tutte le restrizioni senza vedere riempirsi gli ospedali