Lettera aperta di un’insegnante sulla difficoltà della scuola “con la telecamera”

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Sara Mazzucchelli insegnante saronnese inviata all’ufficio scolastico provinciale di Varese
Gentili
Rimanere indifferenti alle sfide che si presentano è imperdonabile. Se lo scopo è nobile, che sia realizzato o no, nel corso della nostra vita, è del tutto irrilevante. Quello che dobbiamo fare, di conseguenza, è sforzarci e perseverare e non rinunciare mai.
14esimo Dalai Lama
Questa è la filosofia che buona parte dei docenti della scuola italiana quotidianamente mette in atto. Siamo operatori, professionisti e persone che con cuore e animo gentile ci accostiamo ai nostri studenti per trasmettere loro il nostro sapere e le nostre emozioni.
Non trasformateci, anche voi, in qualcosa che l’opinione pubblica vuole vedere. Amiamo generalmente il nostro lavoro che oserei dire è una missione. Non tutti lo fanno con lo stesso trasporto ma tutti, o quasi, ci siamo trasformati e reinventati per adeguarci a questa situazione così inverosimile e che ci sembra di essere parte di uno strano film!
La perseveranza e la dedizione ci contraddistinguono però state tirando troppo la corda.
Io lunedì sarò in un’aula vuota a fare lezione ai miei studenti perché credo nella scuola fatta tra i banchi e cercherò di ricreare anche attraverso una telecamera quella sensazione di partecipazione e coinvolgimento che c’è sempre quando parlo ai miei ragazzi.
Ma non tutti la pensiamo allo stesso modo quindi, in una democrazia come la nostra, credo che il poter scegliere sia un dovere a cui voi non potete venir meno.
Noi siamo in classe con i nostri studenti (almeno spero molto presto) ma voi dovete aiutarci a gestire meglio e dall’alto il nostro Lavoro.
Cordiali saluti
Credo molto in quello che faccio e nelle relazioni …
loro non sono … senza di noi… noi possiamo insegnare anche con un bastoncino e un po’ di sabbia su cui scrivere
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Commenti
Buongiorno,
È un momento particolare, storico. La società è stata costretta a reinventare dinamiche che si creano in anni. Abbiamo, stiamo ridisegnando le relazioni, la nostra capacità di leggere la realtà si deve adattare a nuove regole. Tutte le professioni ed i lavori stanno mutando. Un evoluzione che sta portando, malgrado tutto, ad uno stile di vita basic: lavoro scuola e stretto necessario. Velleità, capricci, ed il superfluo andranno via via scomparendo. Facciamo tesoro di questo momento e cogliamo gli aspetti positivi.
Il lavoro mentale. 1) Per il ministro Azzolina: gli insegnanti lavorano andando in classe e gli alunni possono ascoltarli da casa. Gli insegnanti da casa non lavorano… 2) Per l’editore: lo scrittore si isoli, non deve essere distratto e se può lo manda in giro per il mondo purché partorisca un capolavoro dalla sua mente. L’editore non crede che l’autore lavora solo se raggiunge la sede istituzionale. 3) la mia riflessione: ma un Capitano per manovrare una nave si preoccupa di ascoltare gli altri o si assume le responsabilità per guidarla in porto? Quando riceve un messaggio dall’alto lo applica o lo valuta? Forse siamo in un periodo storico dove vale più l’apparire Politicamente Corretto che saper valutare e assumersi le responsabilità da Dirigenti… Cosi facendo si discute su situazioni surreali dimenticando come le cose dovrebbero funzionare
Magari insegnare il rispetto delle regole ai vostri ‘rampolli’ non sarebbe male.
Svegliarsi presto per prendere il penultimo autobus semivuoto invece dell’ultimo strapieno, mantenere il distanziamento 1-2 metri anche dagli amici, indossare correttamente la mascherina, non scambiarsi gli oggetti e non ammassarsi prima di entrare a scuola o subito dopo esserne usciti. Tornando poi a casa ad abbracciare e baciare i nonni, fratelli, sorelle ed i genitori.
Se dentro la scuola riescono a farlo perchè appena fuori trasgrediscono subito?
Smart working Smart teaching Sembra di tornare agli inizi della rivoluzione industriale nell’ 800
La democrazia ci insegna che a volte bisogna accettare delle cose anche se non si condividono, semplicemente perché in quel momento ci troviamo in minoranza rispetto alla maggioranza che le ha determinate.
Si potrebbe dedurre che siamo liberi solo quando ci troviamo in quella maggioranza, invece direi che lo siamo ancora perima quando siamo stati chiamati a decidere democraticamente.
La DAD, come viene chiamata, in questo momento è l’opportunità da sfruttare in modo costruttivo e responsabile come lo era la didattica in presenza qualche giorno fa.
Il problema secondo me è da ricercare al di fuori della scuola. Bisogna letteralmente guardare cosa succede fuori dal portone d’ingresso delle scuole.