Visto da Varese: Dopovirus, il ruolo chiave delle piccole e medie imprese

di EZIO MOTTERLE
Nell’emergenza economica creata dalla pandemia si leva alta, nel Varesotto, la voce allarmata delle piccole e medie imprese, autentica ossatura produttiva del territorio, oltre che motore storico insostituibile del suo benessere. L’esigenza di fronteggiare con urgenza e in modo adeguato l’emergenza sanitaria è stata sottolineata dal Comitato piccola industria dell’Univa, l’Unione industriali della provincia, in occasione della rielezione del proprio presidente. Si tratta delle imprese con meno di 100 addetti, cioè di quasi tutte le aziende di una delle maggiori organizzazioni locali della galassia confindustriale (il 78% conta meno di 50 addetti e solo tre superano quota 250). Un mondo imprenditoriale, cui va aggiunto ovviamente quello legato a settori come l’artigianato, il commercio o i servizi, sviluppatosi negli anni con una miriade di tipologie produttive e una spiccata propensione all’export, ora pesantemente esposto in particolare alla carenza di liquidità, nella speranza che il “decreto rilancio” varato dal governo possa a questo punto evitare il peggio, scongiurando crisi aziendali e perdite occupazionali che minerebbero migliaia di realtà dal cui ruolo chiave dipende in gran parte il futuro dell’economia varesina, con la difesa di preziose professionalità consolidate nel tempo. Preoccupa il futuro di questo comparto produttivo caratterizzato da un fittissimo tessuto di piccole unità locali, che proprio mentre sopporta il peso dell’emergenza sanitaria programma trasformazioni all’insegna della flessibilità e della capacità di adattamento, obiettivo cogliere dall’emergenza le opportunità per realizzare un lavoro sempre più efficiente e competitivo, all’insegna di innovazioni simboleggiate anche dalla volontà di sfruttare nuove opzioni come lo smart-working. Fondamentale, secondo l’Univa, resta anche il rapporto con la scuola: c’è da sostenere il “Pmi day” destinato agli studenti di terza media, con quattromila ragazzi che annualmente vengono condotti a visitare oltre un centinaio di realtà aziendali. Un contatto molto atteso con i giovani, futuri lavoratori ma anche imprenditori, che non si intende certo sacrificare sull’onda dell’emergenza, realizzando modalità relazionali adeguate e ripensate con le regole sul distanziamento sociale. Sperando ovviamente che la pandemia cessi al più presto e che si possa tornare a guardare verso il futuro senza condizionamenti dettati dall’allarme socio-sanitario. In un quadro economico dove piccolo continui ad essere bello…