Visto da Varese: l’industria del territorio sale ai vertici nazionali del Sistema moda

di EZIO MOTTERLE
Il settore tessile del Varesotto, storico motore dello sviluppo industriale, oggi in fase di rilancio dopo i lunghi anni della crisi, segna un nuovo prestigioso capitolo con l’elezione di Marino Vago, noto imprenditore di Busto Arsizio, ad della Vago spa (tintoria e nobilitazione di filati), alla presidenza del Sistema moda Italia, una tra le maggiori organizzazioni mondiali di rappresentanza delle imprese in questo fondamentale comparto produttivo (che conta a livello nazionale 400mila addetti in 50mila aziende). Vago è stato anche alla guida dell’Unione industriali della provincia di Varese e vice-presidente di Confindustria. E proprio il presidente dell’Univa, Riccardo Comerio, ha ricordato come questa nomina rappresenti ancora una volta “la capacità del sistema imprenditoriale varesino di esprimere una classe dirigente in grado di ricoprire cariche chiave nella rappresentanza dell’industria italiana”, un segnale dell’importanza che le tante imprese locali del tessile-abbigliamento presenti sul territorio rivestono all’interno del settore nazionale (il Varesotto rimane in effetti oggi una delle poche zone in Italia a racchiudere dentro un’area tutto sommato limitata l’intero ciclo produttivo). E nonostante i difficili anni di una lunga crisi ormai superata mantiene intatta tutta la filiera di un comparto eccellenza nel panorama del made in Italy. La provincia di Varese rappresenta infatti una nicchia manifatturiera che per numero di addetti è ottava in Italia nella produzione del tessile, dell’abbigliamento e della moda, mentre sale al quarto posto se si considera il solo tessile. Intanto la congiuntura del settore mostra una buona tenuta della produzione, secondo gli ultimi dati, relativi al quarto trimestre dello scorso anno. Il 55,8% delle imprese intervistate dichiara una produzione in aumento rispetto al terzo trimestre, il saldo delle risposte risulta positivo e nel 23,5% dei casi si segnalano comunque livelli produttivi invariati. Le previsioni sono improntate alla stabilità (46,9%), ma un quarto delle aziende prevede ancora crescita. Nel segno di un primato antico, ancorato agli albori del sistema industriale, ma proiettato con sempre maggiore impegno verso il futuro.