Licata: “Non ho fatto mancare il numero legale. Il consiglio era finito”. E rimarca: “Ordini dall’alto? Mai accettati”

SARONNO – “Leggo abbastanza stupito di alcune recenti dichiarazioni e prese di posizione. Queste si inseriscono tra l’altro all’interno di presunte verità, o sarebbe meglio di verità supposte, circa la mia uscita ed il mio ritorno in aula nell’ultimo consiglio comunale. Penso sia arrivato veramente il momento di fare un briciolo di chiarezza, per rispetto verso tutti, consiglieri comunali e cittadini”
Inizia così la nota del capogruppo Pd Francesco Licata che fa chiarezza su quanto avvenuto giovedì sera in consiglio comunale a partire dalla sua uscita dopo l’elezione di Marta Gilli a presidente e dal suo ritorno in aula per la variazione di bilancio.
Licata parte da quando martedì scorso, lui rivestiva il ruolo di presidente del consiglio comunale essendo vice al momento delle dimissioni di Gilli, è iniziata la querelle documenti.
“La consigliera Dho segnalava con una Pec un errore nel caricamento dei documenti necessari alla discussione della variazione di bilancio, cosa che rendeva gli stessi inaccessibili e non consultabili ai consiglieri nei tempi dovuti. Alla stessa Pec rispondevo con una mia Pec il 26 novembre, con in copia tutti i consiglieri comunali, dove riconoscevo l’errore (non mio), mi scusavo e dichiaravo che avrei convocato immediatamente un altro consiglio comunale con procedura di urgenza per rimediare all’errore e discutere il punto. Riporto il testo integrale qui di seguito:
“Gentile Cons. Dho, la ringrazio per la nota, che sottolineava un disguido del quale mi rammarico. Voglia accettare le mie scuse per il problema intercorso, il quale le confermo essere stato risolto questa mattina. Il punto verrà evidentemente rinviato ad un successivo consiglio comunale che convocherò con urgenza visto il tema. L’occasione mi è gradita per porgere cordiali saluti Francesco Licata”
Il punto era stato ritirato ed era partita una formale convocazione per il giorno dopo (29 novembre) con eventuale seconda convocazione per sabato 30 novembre. Del perché o del per come sia stato riammesso ne risponderà chi lo ha riammesso non certo io, ma su una cosa vorrei ci sia estrema chiarezza”
Licata non si limita a riassumere i fatti ma spiega con forza e chiarezza le sue posizioni: “Non me ne sono andato per far mancare il numero legale. Certe cose non sono nel mio DNA, non uso certi mezzucci patetici e ricattatori, non li ho mai usati e mai li userò. Per me la politica è un confronto franco, schietto e sincero che si fa nelle sedi opportune come il consiglio comunale. Talvolta il confronto si fa impegnativo ma lo ho sempre affrontato a viso aperto e a testa alta”.
E rincara: “Se sono andato a casa è perché il consiglio comunale era finito (in virtù di quanto descritto sopra). Se sono tornato è invece perché, in primis, ritengo che quella variazione andasse approvata nell’interesse della città (cosa che poteva, anzi doveva a mio modestissimo avviso, succedere anche il giorno successivo) ma soprattutto per un dovere di rispetto verso il miei colleghi consiglieri. Già, il rispetto: verso se stessi, in primis, e verso gli altri. Ordini dall’alto non li ho mai accettati, né mai li accetterò. Giusto o sbagliato che sia ho sempre ragionato con la mia testa e soprattutto mi sono sempre preso le responsabilità delle mie azioni”.
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