Zapata: chi era e… perchè tante citazioni nel consiglio comunale della sfiducia al sindaco?
SARONNO – Se si dovesse creare una nuvola della parole pronunciate o più pronunciate durante il consiglio comunale sulla mozione di sfiducia al sindaco Augusto Airoldi ci sarebbe sicuramente il nome del rivoluzionario messicano Emiliano Zapata e la sua celebre frase “È meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!”.
La citazione è tornata in diversi interventi da quello di Claudio Sala a quello di Luca Amadio e anche il presidente del consiglio comunale Pierluigi Gilli ne ha “colto” la presenza così come il capogruppo Pd Francesco Licata.
E del resto la popolarità della citazione è legata proprio al vicepresidente Licata ad un suo commento su Facebook. All’indomani del consiglio comunale in cui il voto contrario di Marta Gilli ha fatto mancare l’approvazione del bilancio consolidato Licata ha condiviso un post con la citazione del celebre rivoluzionario. Un commento che era stato letto da molti come l’indisponibilità ad accordi e a compromessi e che evidentemente in molti hanno letto come disatteso dal primo step dell’accordo tra la maggioranza e il M5s di Calderazzo.
Non è la prima volta che una frase di Licata diventa “iconica” in consiglio comunale è il caso de “L’approvazione dell’Isotta Fraschini è la linea del Piave di questa maggioranza” anche questo oggetto di qualche citazioni anche se meno piccate e velenose di quelle con la citazione di Zapata.
Ma chi era Zapata? Un rivoluzionario, anarchico, generale e guerrigliero figura centrale della rivoluzione messicana e della storia del Messico. La Treccani ne riassume così la vita: “Rivoluzionario messicano (Anenecuilco, Morelos, 1879 – Chinameca, Morelos, 1919). Meticcio di umili origini, dopo aver guidato braccianti e peones nell’occupazione delle terre usurpate loro dai latifondisti dello stato di Morelos (1910), aderì (1911) alla ribellione di F. I. Madero contro la dittatura di P. Díaz. Deluso dalla politica di compromesso col passato regime perseguita da Madero dopo la vittoria e dalla mancata attuazione di una riforma agraria, Z. riprese le armi, reclamando l’adozione del Plan de Ayala, in cui chiedeva la restituzione delle terre alle comunità indigene di villaggio e l’esproprio di un terzo delle terre delle haciendas. La lotta proseguì anche dopo la deposizione di Madero (1913) a opera di V. Huerta, alla cui caduta i contadini guidati da Z. contribuirono in maniera determinante (1914). Il rifiuto di V. Carranza, già capo riconosciuto dell’opposizione armata a Huerta, di accogliere le richieste di Z. indusse quest’ultimo a proseguire la lotta alleandosi con P. Villa; dopo aver occupato Città di Messico, nel genn. 1915 Z. tornò nel Morelos dove, grazie al fatto che Carranza aveva concentrato le sue truppe a N contro Villa, poté procedere alla distribuzione delle terre e cercò di riorganizzare su basi cooperative la locale industria dello zucchero. Incalzato da Carranza dai primi mesi del 1916, si diede alla guerriglia finché fu assassinato a tradimento da un ufficiale carranzista.
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