Riflessione di un gruppo di saronnesi sulla giornata contro omofobia nelle scuole

SARONNO – “Nonostante il Ddl Zan sia stato bocciato in Parlamento e uno dei principali motivi riguardava proprio la modalità di celebrare, il 17 maggio, la Giornata internazionale contro omofobia, bifobia, transfobia promossa dal movimento LGBTQIA. Il Ministero dell’Istruzione ignora la discussione democratica in corso e imperterrito chiede a tutte le scuole di ogni ordine e grado (!) di celebrarla, trincerandosi pilatescamente dietro la scusa che…il mondo ce lo chiede”.
Inizia così la nota firmata da Dario Ceriani, Alfonso Indelicato, Lucio Bergamaschi, Giuseppe Anselmo, Mariassunta Miglino, Diego Riva, Dario Lonardoni, Giorgio Montini, Agostino De Marco, Raffaele Squarzanti.
“Ma parlare di omofobia, bifobia e transfobia presuppone di parlare a bambini e bambine già dai 6 anni (!) di omosessualità, bisessualità, transgenderismo e transessualità. Il rischio di confonderli o peggio traumatizzarli in un’età delicatissima è molto concreto.
Non nascondiamocelo, c’è una differenza grande come una casa tra la legittima scelta circa il proprio orientamento sessuale responsabilmente deciso e la propaganda zelante di un certo orientamento sessuale indirizzata ai minori.
Ogni giorno in molte scuole italiane si svolgono lezioni, attività e corsi su “affettività e sessualità” profondamente intrisi di ideologia gender che disorientano i minori sulla loro identità sessuale in naturale formazione. Affermare infatti che il sesso biologico maschile o femminile non determini l’essere uomini o donne suggerendo loro che possano scegliere la propria “identità di genere” sulla base di sentimenti ed emozioni è pura violenza. E la “scelta” di essere uomo, donna, transgender, genderfluid, pangender, agender ecc. si offre come da un catalogo in continua espansione.
In una scuola elementare, non a Saronno, si è svolto un progetto di educazione sessuale e affettiva che prevedeva di parlare davanti a bambini e bambine di 10 e 11 anni di masturbazione, orgasmo, preservativo, pillola anticoncezionale, come fare sesso, essere transgender, genderfluid, genderless… Di fronte allo sconcerto di alcuni genitori la scuola si è prima difesa dicendo che la maggioranza dei genitori era d’accordo ma poi sul sito della scuola il progetto è stato sostituito con una nuova versione, da cui sono “magicamente” scomparsi i riferimenti ai temi più ideologici e scabrosi. Un palese caso di coda di paglia?
Questi progetti sono spesso promossi o gestiti da persone e gruppi politici che mirano a diffondere una loro ideologia di famiglia, sessualità, matrimonio, genitorialità, utero in affitto (o più morbidamente detto gestazione solidale), scavalcando così il diritto/dovere costituzionale dei genitori di educare i propri figli sulla base dei propri convincimenti familiari, morali e culturali.
Che cosa si può fare? Tenere gli occhi aperti, parlarne tra genitori e amici, parlarne negli ambienti di riferimento, alzare la voce di fronte a proposte irricevibili per i nostri figli, fare pressione sulla politica perché questo bombardamento ideologico cessi immediatamente.
(foto archivio)