Anche a Gerenzano la Festa dell’Unità d’Italia

GERENZANO – Anche a Gerenzano è stata nei giorni scorsi celebrata la Festa dell’Unità d’Italia e delle forze armate.
A Gerenzano l’evento si è tenuto con la presenza e collaborazione dei carabinieri di Cislago, della parrocchia, della polizia locale, protezione civile comunale, volontari civici, majorettes e Corpo musicale Santa Cecilia.
Questo il discorso del sindaco, Ivano Campi.
Grazie a tutti per essere qui, come ogni anno, per ricordare insieme un giorno così fondamentale per la storia della nostra Repubblica. L’origine storica di questa Giornata dell’Unità Nazionale risale al 4 novembre del 1921, con la sepoltura della salma del Milite Ignoto al Vittoriano a Roma, di cui quest’anno ricorre il centenario. Un evento centrale della memoria collettiva della Nazione nel quale l’Italia Repubblicana si stringe attorno alle sue Forze Armate, nel ricordo della Grande Guerra e della vittoria del 1918. In quel lontano 4 Novembre 1918 trovò compimento l’Unità della Patria, volontà di Libertà ispirata dal Risorgimento. Fu il re Vittorio Emanuele III, con il regio decreto 1354 del 23 ottobre 1922, a stabilire che “il giorno 4 novembre, anniversario della nostra vittoria, è dichiarato festa nazionale”.L’estate del 1914 segnò l’inizio della Prima guerra mondiale: l’Italia entrò in guerra nel 1915, il 24 maggio. Dopo una lunga serie di inconcludenti battaglie, la vittoria degli austro-tedeschi nella battaglia di Caporetto dell’ottobre-novembre 1917, fece arretrare il fronte fino alle rive del fiume Piave, dove la resistenza italiana si consolidò: e con la decisiva e inarrestabile controffensiva di Vittorio Veneto contro le forze austro-ungariche, si sancì la stipula dell’armistizio di Villa Giusti il 3 novembre 1918 e la fine delle ostilità.«La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta».Con queste incisive parole il generale Armando Diaz, alle ore 12 del 4 novembre 1918, annunciò la disfatta nemica e la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. La Grande guerra era finita, e l’Italia aveva vinto. Se per tutti era finita la Prima guerra mondiale, per il nostro Paese era terminata la quarta guerra di indipendenza, quella che aveva permesso di conquistare le terre irredente di Trento e Trieste. Un conflitto che, per la prima volta nella storia, coinvolse contemporaneamente gli eserciti delle più grandi potenze dell’epoca e che lasciò sul campo oltre 9 milioni di soldati, tra cui 689 mila italiani, oltre a un milione tra feriti e mutilati.
Fu la prima, drammatica guerra dell’Italia Unita, in cui l’intero Paese fu chiamato a difendere un territorio che, neppure 60 anni prima, era ancora diviso e senza quello spirito nazionale che è venuto rafforzandosi con il passare dei decenni.Fermiamoci un attimo con la mente, ripercorriamo un itinerario immaginario sui luoghi delle battaglie e sulla sofferenza dei soldati, dei fanti, degli alpini, che si sono spesi per l’Unità d’Italia: dal fronte del Carso, dal Monte Nero, Sabotino, San Michele, dal Grappa, dal Pasubio, dal Col di Lana, sull’altopiano di Asiago e Bainsizza, dall’Isonzo al Piave da Caporetto a Vittorio Veneto. In questo giorno il pensiero va a quanti hanno sofferto, sino all’estremo sacrificio, per lasciare a tutti noi un’Italia unita, indipendente, libera, democratica. Perenne deve rimanere il ricordo, la riconoscenza per chi ha affrontato immani sofferenze e ha sacrificato la propria vita: uomini e donne d’Italia. Ricordateci sempre la responsabilità che ogni giorno siamo chiamati a vivere, di agire sempre con coraggio e rettitudine. Dopo i tragici eventi della Grande Guerra (1914-1918), si decise di identificare la salma di un anonimo soldato caduto, il Milite Ignoto per onorare e ricordare tutti i Caduti e i sacrifici collettivi subiti. Il Milite Ignoto fu scelto fra undici salme non più identificabili, provenienti da diverse zone del fronte di guerra: Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. A scegliere la salma fu chiamata una donna di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio era caduto in combattimento e la salma dispersa. Quella donna, quella madre, rappresentava tutte le madri d’Italia, le mogli, le fidanzate, dei soldati caduti. La salma prescelta fu quindi trasferita il 2 novembre 1921 da Aquileia a Roma, su un convoglio ferroviario speciale, ricevendo il saluto delle folle che si accalcavano presso le stazioni che attraversava. Pochi giorni fa, il 29 ottobre è partito il “Treno della Memoria”, riedizione del convoglio speciale che nel 1921 trasportò la salma del soldato da Aquileia a Roma.
La tumulazione del Milite Ignoto avvenne il 4 novembre 1921, 100 anni fa, all’Altare della Patria, con una solenne cerimonia. “La grandezza non ha un tempo e non ha un nome” :questo il motto di quest’anno del 4 novembre, parole che rimandano al Milite Ignoto, quel soldato senza nome divenuto poi figlio e fratello di tutti noi, che rappresenta uno dei simboli più importanti su cui poggia il concetto di identità nazionale.Su proposta del Gruppo delle Medaglie d’Oro al valor Militare d’Italia rivolta a tutti i Comuni d’Italia, richiamata la nota del segretario generale di Anci, in occasione di questa ricorrenza storica, nella seduta del 26 luglio 2021 il consiglio omunale di Gerenzano, interpretando i sentimenti di riconoscimento e gratitudine della nostra comunità, ha votato e approvato all’unanimità il conferimento dell’onoreficenza della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto.In questa ricorrenza è la Repubblica tutta intera a rivolgere il suo grazie alle forze armate, per lo straordinario contributo dato all’unificazione e alla costruzione della Patria nella pace e nella stabilità, nella salvaguardia dei valori di libertà, giustizia e cooperazione sanciti nella Costituzione, nonché al servizio della comunità internazionale.Il 4 novembre è testimonianza esplicita del legame davvero stretto e intenso tra il Paese e la sua componente militare; uomini e donne che oggi prestano servizio esattamente come i valorosi soldati che hanno combattuto nel più terribile conflitto europeo. Con la Costituzione questo sentimento di vicinanza è diventato ancora più forte: è la Repubblica tutta intera, frutto della libera decisione dei cittadini, a rivolgere il suo grazie alle Forze armate. Alle forze armate è affidato il compito di custodire questi nostri valori, queste nostre tradizioni di civiltà, cultura e ricerca costante della pace, e di difenderli, come ci insegna la nostra Costituzione.
L’unità d’Italia, l’indipendenza, la pace e la libertà sono conquiste straordinarie che vanno difese ogni giorno: siamo tutti chiamati ad impegnarci per cooperare per il bene comune, per il bene dell’Italia, per il suo prestigio, per il benessere della nostra comunità, anche con piccoli gesti semplici del nostro vivere quotidiano. Il pensiero corre a questi lunghi mesi di pandemia da covid19, dove ognuno di noi è chiamato ad adottare responsabilmente azioni e comportamenti a tutela della salute di tutti.Sia da guida l’orgoglio di essere italiani, i sentimenti di appartenenza alla comunità, i simboli che amiamo e ai quali siamo fedeli per sempre, in primo luogo il Tricolore. È solo rafforzando la comune identità e l’effettiva coesione del paese, che l’Italia può mettere a frutto le sue potenzialità e far valere il suo contributo di nazione indipendente e pienamente partecipe nel contesto europeo e mondiale. Abbiamo saputo costruire, negli ultimi settant’anni, un percorso di prosperità e di pace, garantito dalla cornice di collaborazione e di sicurezza entro la quale l’Italia ha, liberamente, deciso di iscrivere la propria presenza internazionale.
(foto: un momento della cerimonia a Gerenzano)
19112021