L’odissea della prof saronnese mandata a casa 2 volte senza vaccino: “E’ come Godot”

SARONNO – “Vi scrivo per esporre la mia situazione ormai giunta al limite del paradossale. Faccio parte del personale scolastico di una scuola superiore di Saronno, città in cui abito, e, non appena è stato possibile, mi sono prenotata sul portale della Regione Lombardia per ricevere il vaccino contro il Covid-19”.
Inizia così il racconto di una docente saronnese della sua odissea per il vaccino anticovid che non le è stato ancora somministrato dopo mesi dalla prima prenotazione malgrado gli ultimi contatti con Asst Sette Laghi anche a seguito di una mail inviata al presidente Fontana e all’assessore Moratti.
“Sintetizzo le peripezie iniziali: ho effettuato la prenotazione all’ospedale (S. Anna, a Como) a oltre 20 chilometri di distanza dalla città in cui abito, in una provincia diversa dalla mia. Mi ci sono recata inutilmente perché il vaccino Astra Zeneca viene sospeso proprio quel pomeriggio (15 marzo). Vengo richiamata in seguito per centri vaccinali ancora più distanti e poco prima di Pasqua (2 aprile) mi vedo costretta ad accettare la somministrazione del vaccino il 10 aprile all’ospedale di Circolo di Varese (comunque a oltre 30 chilometri – un’ora di strada in auto) sia perché c’era da rispettare la scadenza temporale di concludere le vaccinazioni del personale scolastico entro il 12 aprile, sia perché le alternative erano Angera (!) o Luino (!!). Nel frattempo, il Ministero della salute raccomanda il vaccino Astra Zeneca a chi ha oltre 60 anni di età, mentre per gli altri (tra cui io) è previsto il vaccino Pfizer. Infatti, alcuni colleghi si recano presso gli ospedali della provincia di Varese (Saronno, Castellanza) e vengono vaccinati con Pfizer. Io, fiduciosa – nonostante non abbia avuto alcuna risposta né dagli operatori del numero verde, né dall’ospedale che avevo preventivamente contattato per avere conferma della disponibilità di vaccini Pfizer – e contenta di poter ricevere un vaccino che mi immunizzi nel giro di un tempo minore, poiché le scuole si ripopoleranno di studenti e perché sarò coinvolta negli esami di Stato, vado all’ospedale che mi è stato assegnato, dove trovo però una brutta sorpresa. Mi viene detto che non ci sono disponibilità di vaccini Pfizer per il personale scolastico, poiché tutte le dosi disponibili sono riservate ad altre categorie di aventi diritto (over 80 e portatori di fragilità). Rimango basita, evidenzio che in alcuni altri ospedali della provincia le indicazioni che i medici hanno avuto sono state quelle di somministrare Pfizer a chiunque sotto i 60 anni di età. I medici sono un po’ imbarazzati e mi dicono che, se acconsento a ricevere il vaccino Astra Zeneca, possono vaccinarmi, altrimenti devo tornare a casa senza vaccino. Chiedo il motivo per il quale tutte le persone che si sono presentate non siano state avvisate telefonicamente della carenza del vaccino, ma i medici e gli operatori ivi presenti non sanno cosa rispondermi, se non un “non dipende da noi”.
La rabbia è tanta: è la seconda volta che vengo rimandata a casa senza il vaccino. Alcune persone presenti, rassegnate, accettano di ricevere il vaccino Astra Zeneca; io non acconsento in quanto ritengo errato ricevere un vaccino non raccomandato per la mia fascia di età e quindi me ne vado.
Seguendo le indicazioni ricevute dagli operatori dell’ospedale di Varese, chiamo di nuovo il numero verde messo a disposizione da Regione Lombardia. L’operatore mi dice di farmi “prendere in carico” dall’ospedale e farmi dare un nuovo appuntamento, l’ospedale mi “rimbalza”, dicendomi di chiamare il numero verde. Ad ogni modo mi registro nuovamente. Probabilmente però, almeno le mie rimostranze verbali hanno sortito effetto, poiché una collega che aveva l’appuntamento due giorni dopo di me al medesimo Ospedale è stata avvisata di non presentarsi perché avevano solo vaccini Astra Zeneca e a lei non avrebbero potuto somministrarlo. Due giorni prima era possibile (sebbene fosse stato già non raccomandato) e ora no?
Pochi giorni dopo mando una pec alla direzione sanitaria dell’ospedale di Varese facendo notare che io avevo già un appuntamento al quale mi sono presentata, e che la negligenza non è certo da parte mia, bensì da parte dell’ospedale, che non mi ha avvisata della carenza di vaccini. La risposta del direttore Sanitario dell’ospedale è comunque quella di rimettermi in lista. Scrivo anche ai vertici di Regione Lombardia e non ricevo risposta.
Siamo ormai a maggio e non ho ricevuto più alcuna comunicazione né avviso, né – tantomeno – vedo indicazioni nazionali né regionali che mi diano la possibilità di ricevere il vaccino in quanto insegnante; dovrò probabilmente attendere il turno riservato alla mia fascia di età. Ieri si apre uno spiraglio: leggo su IlSaronno e su altre testate che riprendono le vaccinazioni per i docenti.
L’ennesima presa in giro: sulla pagina dedicata alle vaccinazioni non c’è nulla, dal numero verde di Regione non sanno nulla, se non di dirmi di “provare a guardare ogni tanto” perché loro non hanno informazioni in proposito. Intanto il richiamo del vaccino Pfizer è spostato a 40 giorni… praticamente a scuola finita e quindi abbastanza inutile!
Sono arrabbiata e delusa. Mi trovo a lavorare in un ambiente che si è ripopolato di ragazzi e di varianti, e lo Stato per il quale lavoro non mi garantisce la copertura vaccinale. Mi sembra di essere una delle protagoniste di Aspettando Godot, in attesa di qualcosa che non arriverà mai.