Battistini (Pd): “Enrico, stai a casa”

SARONNO – “Se avessi un filo diretto con Enrico Letta, gli direi “Enrico, stai a casa” e lo inviterei a bere un caffè, per spiegargliene il motivo. Sono sicura che sarebbe un momento piacevole e costruttivo.
Inizia così l’intervento di Sara Battistini, componente della cirezione provinciale del Pd.
“Penso che Letta non dovrebbe accettare l’invito a diventare segretario del partito democratico perché, innanzitutto, considero una prepotenza ‘politica’ il fatto che Zingaretti che si è dimesso, si occupi però di trovare il sostituto di sè stesso, di fatto: imponendolo. Considero le dimissioni di Zingaretti un gesto irresponsabile e i danni che ne stanno conseguendo sono gravi e profondi: non passeranno presto, e di certo non passeranno con un nuovo Segretario ‘messo lì così’.
La voce che si sta levando dalla maggioranza della base del partito chiede un rinnovamento totale della classe dirigente, che ha dimostrato distacco e incomprensione degli sforzi quotidiani che i militanti e gli amministratori fanno tutti i giorni ‘sul campo’, per fare politica o amministrare in questo periodo durissimo, o fare opposizione a politiche scellerate, nel migliore dei casi: miopi e superficiali (in Lombardia ne sappiamo qualcosa).
Seguo le attività dei nostri parlamentari a sostegno del territorio, e penso che è a queste, che la dirigenza e l’ex segretario avrebbero dovuto dedicare energie, supporto e cassa di risonanza. Una su tutti, ma ce ne sono tanti altri, la competente, costante e battagliera Lia Quartapelle, che fu anche a Saronno durante la nostra campagna elettorale. In questi giorni, come dice lei, scherzando ma non troppo, sta stalkerizzando tutti i Ministri e organismi possibili per sbloccare e accelerare i bonus per quei genitori che si sono trovati da un giorno all’altro con i figli a casa. E ce la sta facendo. E’ di queste cose che Zingaretti doveva parlare durante la trasmissione di Barbara d’Urso.
La parola ‘vergogna per il mio partito’ pronunciate da Zingaretti ha fatto un giro di 360° del mondo, dell’etere, dei giornali, dei Circoli e delle Assemblee, ed è tornata al posto giusto: ci vergogniamo, noi, di tutto quello a cui stiamo assistendo al Nazareno, e non ci sono eccezioni di sorta.
L’idea di nominare Enrico Letta nuovo segretario sembra non recepire la richiesta di persone nuove, con idee chiare su una politica progressista e coraggiosa, che vada un po’ oltre le riforme sagge e ragionevoli. Una visione chiara con scelte precise e irrevocabili sui Redditi di base, (o universali, o di cittadinanza, chiamiamoli come vogliamo: sono soldi a chi proprio non ne ha), sulle energie rinnovabili e la dismissione di pratiche inquinanti, su battaglie forti per i redditi dei lavoratori e la tutela di un’occupazione stabile, su un fisco progressivo che introduca una tassa Patrimoniale, su politiche dirompenti per la Cultura, i Teatri, la Musica, i Cinema, la Rai (!) che finora: non pervenute.
Non è ora di cambiare la squadra?
Ho ammirato il percorso di Enrico Letta iniziato dopo la consegna del campanello del Governo al Bruto che lo accoltellò alle spalle. Il racconto della sua rinascita come docente, aggregatore di giovani e incubatore di idee e programmi, le sue parole forti e chiare sulle vicende politiche e internazionali dicono bene della sua statura umana e politica.
Però vanno ricordati altri fatti, per mettere a fuoco le sue posizioni, e quelle di chi ora lo porta come salvatore e vittima di un unico accoltellatore.
Letta nel 2013 formò uno dei più allargati Governi di larghe intese, forse superato solo da quello attuale di Draghi, composto da Partito Democratico, Polo della Liberta, Unione di Centro e Scelta Civica.
Nel settembre di quell’anno, nonostante Berlusconi tolse i suoi uomini dal Governo, di fatto sfiduciandolo, Letta ottenne la fiducia al Parlamento e continuò a governare. Dopo 6 mesi, la direzione del Pd guidata da Matteo Renzi critico’ gli scarsi risultati del suo governo e votò a larghissima maggioranza le sue dimissioni (136 si e 16 no) da Primo Ministro.
La mia ‘foto’ di Enrico Letta è però un’ altra: durante il leggendario incontro tra Bersani e i 5Stelle trasmesso in mondovisione, durante il quale Bersani non convinse il Movimento a formare alcuna alleanza con il PD, Letta restò immobile e non disse una parola, non contribuì in nessun modo alla dialettica, difficile, che Bersani stava conducendo con 4 persone arroccate e agguerrite che conducevano incontri e accordi in modi extraterrestri rispetto al resto del mondo politico.
Dopo il fallimento di Bersani e di quei 5Stelle, fu scritta tutta un’altra storia.
Ecco, alla fine del caffè, io gli chiederei: “Letta, perché non andasti in soccorso di Bersani, quella volta, per tentare un Governo con i 5Stelle che avrebbe evitato, forse, tutto quello che è accaduto dopo? Che storie nuove sei capace di immaginare e realizzare, adesso?”
Pago io, il caffè.