Saronno ospedale, lotta 95 giorni col covid: la storia di Massimo Allievi e il suo grazie

SARONNO – Ha lottata oltre 90 giorni. Contro la malattia. Respiro dopo respiro. Ed ha vinto. E proprio per ringraziare medici e infermieri, ma soprattutto uomini e donne, che gli sono stati vicini in un momento tanto difficile e tanto lungo che il saronnese Massimo Allievi ha deciso di raccontare la sua storia.
Al momento il saronnese si trova ricoverato in un’altra clinica per l’ultimo step del suo percorso che l’ha visto lottare contro il coronavirus per 95 giorni, probabilmente la degenza più lunga dell’intera struttura di piazzale Borrella che ha ospitato anche malati arrivati dalla Bergamasca e dall’Emilia Romagna.
Classe 1961 Massimo non indora il suo racconto: “Per due volte mi hanno dato per morto – racconta con la soddisfazione di chi non ha mai mollato ed è riuscito a superare una prova difficilissima – mi hanno messo il casco e mi hanno intubato”. La sua testimonianza, semplice e schietta, racconta la dura lotta alla malattia: “Ho fatto due mesi di coma, quando mi sono svegliato ero pieno di fili, drenaggi, catetere e ventilatore. Mi embravo una macchina”. Una situazione davvero difficile da cui il saronnese è uscito lentamente: “Venivo tracheo aspirato e bronco aspirato, poi pian piano è iniziata la ripresa che continua fino ad oggi perché ancora ho problemi di respirazione”. I primi passi dal letto alla porta della sua stanza sono arrivati dopo oltre 95 giorni. Lo scorso fine settimana è stato dimesso dall’ospedale di Saronno per iniziare un percorso in una clinica specializzata per una completa riabilitazione per la quale ci vorrà almeno un mese. Ma proprio alla fine della parte più difficile, quando sembra che il peggio sia ormai alle spalle, ha tenuto a raccontare la sua storia soprattutto per esprimere i propri ringraziamenti: “A tutti i medici, gli infermieri e tutto il personale dei tre reparti che ho cambiato in questa lunga degenza: la terapia intensiva, la rianimazione e il terzo piano il Covid 1. Tutti sopra il pronto soccorso dove sono stato seguito e curato. Sono stati tutti molto professionali e soprattutto molto umani”.
30062020