Ex Sar Ser: le riflessioni di Gilardoni: “Basta documenti nelle segrete stanze”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo integralmente la riflessione di Nicola Gilardoni, consigliere comunale del Pd in merito a quanto emerso
una settimana fa nel consiglio comunale aperto sulle prospettive di riuso della ferrovia dismessa Saronno-Seregno.
I FATTI
A seguito del raddoppio della linea, che ha portato all’abbandono del vecchio tracciato, ed al fatto che il PGT, approvato nella precedente legislatura, indica per la stessa un riuso come asse ciclopedonale di collegamento con la stazione e la cintura esterna, nonché al protocollo d’intesa tra i comuni di Saronno, Solaro, Ceriano, Parco delle Groane e Parco Lura siglato in data 08.03.2015, la Giunta Comunale in carica, con delibera 172/2016, partecipando ad un bando del Ministero dell’Ambiente, prende atto che il sedime ferroviario dismesso in quota, rende interdetto l’accesso al percorso protetto della green way che si intende realizzare e ritiene idoneo mantenere a raso tutto il percorso fino alla via Filippo Reina, per alzarsi in quota successivamente fino all’esistente ponte sul Lura, che porta fino alla stazione ferroviaria di Saronno centro, al fine di eliminare la cesura urbana, per quanto possibile, e migliorare la viabilità e la comunicazione ciclopedonale sia est-ovest che nord-sud.
UNA BUONA NOTIZIA PER LA CITTA’
Quindi siamo tutti, forze politiche e cittadini, d’accordo sull’utilità dell’opera e sui vantaggi che produrrebbe per la città ed il territorio; un evento raro, da sottolineare. Il tema aperto rimane come, con quale progetto, in che tempi, con quali soldi? Non ho competenze per scegliere se sia meglio un percorso a raso o in quota ma il buon senso mi dice che è necessario lavorare tutti insieme per riuscire a realizzare un’opera importante, massimizzando l’utilizzo dei soldi pubblici messi a disposizione dal Bando, con una progettazione partecipata, che definisca i contorni del progetto, e l’indizione di un bando per giovani architetti che possa dare all’opera anche un tocco di qualità progettuale e di luogo di incontro e socialità oltre che di transito.
LE CONTRADDIZIONI – LE COSE DA CHIARIRE
– Partiamo dal nome: ciclo metropolitana saronnese. Le parole chiave sono ciclo: luogo per le biciclette e metropolitana: che richiama un tracciato dedicato, protetto, senza intralci o rischi. Invece troviamo nell’idea progettuale delle interconnessioni a raso con strade percorse da auto, non solo via F.Reina e via Don L.Monza ma anche via Piave, di cui quest’ultima con altissimi flussi di traffico. Quali sono quindi il peso e l’attenzione data alla protezione ed alla sicurezza degli utenti?
– L’idea progettuale si inserisce in un bando del Ministero dell’Ambiente per la mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro, indetto per incentivare scelte di mobilità urbana all’alternative all’automobile privata ma di fatto è un percorso cieco che non realizza l’obiettivo, in quanto si ferma al ponte di via F.Reina, senza arrivare in stazione e soprattutto senza connettere il percorso della ex Saronno Seregno con il viale del Santuario e quindi il polo scolastico delle scuole superiori. Quale il senso di fare una cosa a metà?
– La telenovela della Soprintendenza, dove nella pratica edilizia concessa a Fnm per abbattere i ponticelli si indica la non necessità di richiedere pareri preventivi, perché non sussistono motivi e, dove, davanti ad un progetto di tale portata, all’Amministrazione comunale non viene neppure in mente di chiedere un parere all’ente che volendo può bloccare l’opera stessa, tanto da affermare, nella domanda di partecipazione al bando, che non esistono vincoli, senza però averne mai fatto richiesta agli enti preposti. Perché si da avvio all’abbattimento senza aver preventivamente contattato gli Enti preposti ed ora si addossa la colpa dell’impossibilità di realizzare il progetto alla Soprintendenza stessa?
– L’assurdità di partecipare ad un bando prevedendo la realizzazione di un’opera su aree non di proprietà comunale e di cui non sia stato definito l’utilizzo preventivamente tramite convenzione. Se Fnm, proprietaria del tracciato, dovesse cedere i terreni al comune per il riuso previsto quale sarà la contropartita che l’Amministrazione Comunale darà ad Fnm? La città deve sapere prima: come, dove, quando e quanto questa cessione costerà in termini di altre concessioni o ritorni per Fnm, che sono proprietarie in Saronno di aree non edificate (vedi terreni Saronno Sud e Cascina Colombara) oppure di aree dismesse o comunque da recuperare (vedi area deposito retro viale Rimembranze). Se una società, che non è una onlus che fa beneficienza, si impegna a spendere circa 700.000 euro sul tracciato che poi cederà al Comune, quali sono i motivi, dove sono gli atti pubblici, obbligatori tra le parti, che determinano preventivamente il dare e l’avere?
I CITTADINI MERITANO RISPOSTE
Nel dibattito in consiglio comunale sono rimasti da approfondire alcuni temi importanti, quali:
– l’assunzione di impegno da parte dell’amministrazione comunale a non realizzare una nuova strada sull’ex sedime ferroviario (vago Lonardoni, nessuna risposta da parte del Sindaco a domanda specifica);
– il rispetto delle norme e delle procedure in tema di accordi tra Enti Pubblici e Privati con la stipula di un atto di convenzione con Fnm, con relativa approvazione e pubblicazione dello stesso all’albo pretorio;
– dare la massima priorità, nella definizione del progetto esecutivo, agli utenti, ciclisti o pedoni, garantendo il rispetto delle linee guida e standard di sicurezza (interconnessioni con via F.Reina, via Don L.Monza, ma soprattutto via Piave);
– garantire il quartiere dall’eventuale rischio di incremento di flussi di traffico (ora solo di tipo residenziale) con interventi di limitazione dell’attraversamento e/o di mobilità dolce;
determinare preventivamente, attraverso l’esecuzione della caratterizzazione dell’area del rilevato ferroviario, l’esatta composizione dei terreni per comprendere modalità e costi della eventuale bonifica.
Ora attendiamo che i pubblici impegni presi dal sindaco in tema di informazione siano mantenuti e che i documenti non siano tenuti nascosti nelle segrete stanze, sottolineando che una città non si governa con l’arroganza, che uno dei compiti di chi fa politica è quello di saper ascoltare e che la partecipazione non è quella che si auspica ai fini della raccolta del facile consenso ma quella che si crea, dandone l’opportunità, perché si crede davvero che dalle diverse idee e dal confronto possa nascere la soluzione migliore.