Saronno, affondo, con una lettera aperta, su Licata in versione presidente
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Lisalberta Castaldi ex-Presidente dell’istituzione comunale monsignor Pietro Zerbi. E’ una lettera aperta rivolta direttamente a Francesco Licata, capogruppo del Pd, che dal 7 al 28 dicembre ha ricoperto il ruolo di presidente del consiglio comunale.
ecco il testo integrale
Egregio signor Licata, errare è umano ma perseverare è diabolico. Possiamo anche comprendere che la sua inesperienza possa averla indotta in errore, ma l’arroganza con cui difende i suoi errori è inaccettabile. Dovrebbe, anzi, scusarsi coi saronnesi per l’inadeguatezza dimostrata e per gli errori commessi in pochi giorni di vice-presidenza. E’ fin troppo facile pretendere una presidenza quanto non si è in grado di dimostrare di meritarsela.
Ma veniamo ai fatti.
- Ha convocato il consiglio comunale, ma ha trascurato di controllare che i consiglieri avessero ricevuto, per tempo e compiutamente, la documentazione necessaria, violando in questo modo il primo dovere prescritto dall’art. 15 comma 5 reg. cons. com.: «assicura un’adeguata e preventiva informazione ai gruppi consiliari e ai singoli consiglieri sulle questioni sottoposte al consiglio, secondo modi e tempi previsti dal regolamento».
- Non ha saputo gestire correttamente il reclamo dalla consigliera Dho. Infatti, le modalità di deposito degli atti sono stabilite dall’art. 35 reg. cons. com. e sono due – «presso la segreteria generale e nella casella FTP dei singoli consiglieri» (comma 1) – proprio per consentire al consigliere, in caso di inefficienza di un sistema, di avvalersi dell’altro mezzo. Non solo. Il consigliere che voglia copia cartacea dei documenti o copia elettronica su supporto digitale fisico deve farne esplicita richiesta (comma 4). Insomma, il reclamo era infondato.
- Ha rinnovato la convocazione, in fretta e furia, avvalendosi del procedimento urgente, senza che vi fossero i motivi d’urgenza e senza nemmeno motivarli – art. 30 comma 3 reg. cons. com.: «Il consiglio è convocato d’urgenza quando sussistono motivi rilevanti ed indilazionabili che rendono necessaria l’adunanza. L’avviso di convocazione deve specificare il carattere d’urgenza della seduta» – , così ponendo in essere un atto viziato di illegittimità che espone il Comune e noi cittadini a un fondato ricorso al Tar. E poi chi paga?
- Ha arbitrariamente escluso un consigliere comunale, benché in stato di oggettiva e giustificata difficoltà a partecipare in presenza e nonostante vi fossero, in questa stessa consiliatura, precedenti specifici che rendevano ammissibile la sua partecipazione a distanza. Tanto ha sbagliato che, a seguito del coro di proteste, ha dovuto fare un passo indietro e ammetterlo.
- Non ha nemmeno consultato la conferenza dei capigruppo (art. 24 reg. cons. com.) prima di abbandonarsi a frettolosi provvedimenti, ritenendosi erroneamente in grado di agire d’autorità.
- Ha dato seguito al siparietto con il consigliere Rotondi che avanzava una richiesta di chiarimenti banali “sulla votazione n. 3, che cosa succede?”, ignorando che, sensi dell’art. 38 comma 4 reg. cons. com., «È dovere dei consiglieri presentarsi in consiglio preventivamente edotti in merito al contenuto dei vari punti all’ordine del giorno, in modo da evitare inutili domande di chiarimento». E la risposa poteva trovarsela da solo il consigliere Rotondi, semplicemente, leggendo l’art. 15 reg. cons. com.
- Dopo l’elezione del presidente Marta Gilli, è uscito dall’aula protestando contro il presidente, facendo mancare il numero legale e, poi, giustificandosi che la seduta fosse terminata, ma dimenticandosi che il punto 3 all’ordine del giorno dell’avviso di convocazione della seduta del 28/11/2024 non era mai stato formalmente revocato e che a causa dei suoi frettolosi ed erronei provvedimenti risultava posto all’o.d.g., in prima convocazione, per il 28/11/2024 e, a seguire, per il 29/11/2024 e, in seconda convocazione, per il 30/11/2024.
- Durante la seduta del 28/11/2024, mentre si discuteva e deliberava sulla variazione di bilancio, stava in piedi, con atteggiamento polemico, anziché seduto al suo posto, nonostante l’art. 38 comma 2 reg. cons com. prescriva che «I consiglieri e gli assessori presenti in aula partecipano alle adunanze seduti nei posti loro assegnati». Il presidente avrebbe dovuto richiamarla, ma non l’ha fatto, forse perché preoccupata che il suo evidente stato di alterazione potesse ulteriormente degenerare.
Insomma, l’elenco degli errori commessi in così pochi giorni di vice-presidenza è tale che ci saremmo attesi da parte sua un placido silenzio. E, a conclusione di questa disamina, possiamo anche capire come mai si sta formando all’interno del Cdx il convincimento che lei potrebbe essere il presidente “ideale”, perché le opposizioni con lei avrebbero vita facile.
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