Crisi, intervista a Marta Gilli: “Il ruolo di presidente impone neutralità politica nell’interesse esclusivo della città”
SARONNO – Negli ultimi due mesi, dalla movimentata seduta del 26 settembre, è stata la protagonista della politica saronnese e da giovedì 28 novembre è la nuova presidente del consiglio comunale. Le sue scelte, i suoi voti e le sue astensioni, ma anche la gestione dell’assemblea cittadina, saranno ancor più centrali man mano che si avvicina il passaggio fondamentale dell’approvazione del bilancio consolidato e previsionale. (QUI IL PUNTO DELLA SITUAZIONE POLITICA AD OGGI)
Marta Gilli ha risposto ad alcune domande de ilSaronno spiegando la propria posizione, le sue prospettive ma anche come sta vivendo questo intenso periodo infiammato nel fine settimana dall’annuncio di un’azione legale del M5s e dalla dimissioni dalle commissioni e dal ruolo di presidente di Francesco Licata capogruppo del Pd.
Marta Gilli, giovedì è stata eletta presidente del consiglio comunale dopo un paio di mesi di tensioni: quali sono state le prime emozioni?
L’emozione è dovuta alla soddisfazione di aver contribuito con la mia elezione a chiudere (almeno per il momento) l’instabilità esacerbata dal tentativo del Movimento 5 Stelle di entrare, benché non eletto, a far parte del consiglio comunale. E, come oramai tutti sanno, questo tentativo aveva anche causato le dimissioni del presidente Pierluigi Gilli, perché la richiesta del M5S era proprio quella di occupare il suo posto.
Le tensioni erano, inizialmente, dovute a questa iniziativa, verso la quale i più si erano opposti. Inoltre, qualcuno si era reso “disponibile”, che nel linguaggio politichese vuol dire “carpe diem”, a farsi avanti per cogliere l’attimo, così aggiungendo un ulteriore tasso di criticità, fino al punto di divenire il vero artefice della crisi.
Tuttavia, ad avviso di molti, sarebbe stato lesivo delle regole della democrazia che un movimento politico non eletto dai saronnesi potesse entrare a far parte del consiglio comunale in una veste ufficiale qual è la presidenza. Il vigente regolamento del consiglio comunale, infatti, non dà nemmeno la possibilità a un solo individuo di costituire un gruppo con la denominazione di un movimento politico non eletto democraticamente. Da qui, l’idea di eleggere me, in quanto indipendente da logiche di partito e, dunque, estranea alla loro conflittualità nella ricerca del potere.
Ma, come è emerso dalla mia elezione, giunta fino al quarto scrutinio in ragione di due schede bianche, persiste all’interno della coalizione una opposizione, che ambisce, col voto segreto, alla conclusione anticipata della consiliatura. Difatti, qualche tensione s’è vista anche immediatamente dopo la mia elezione, con il gesto di allontanarsi dall’aula solo per far mancare il numero legale e, poi, di tornare in aula, trafelato, per ordini superiori.
A chi giova ostacolare il regolare funzionamento dell’organo democratico della nostra città? Se non ai disfattisti? E’ questo un tema che dovremo affrontare ex professo per ristabilire quella serietà e decoro dell’agire dell’istituzione che si deve ai nostri concittadini. E, qualora questo comportamento dovesse proseguire, dovrò trarre la conclusione che non sussistono i presupposti della mia presidenza, perché un consiglio senza una stabile maggioranza non può certo funzionare ed è pure a rischio di esporsi a ricatti e a pressioni di interessi personali estranei e contrapposti a quelli generali: ma su questo vigilerò, finché sarò presidente, insieme ai colleghi consiglieri più avveduti e responsabili, fermo restando che chiudere questa consiliatura potrebbe essere la soluzione migliore se l’alternativa è l’instabilità e il personalismo.
Veniamo alla domanda che vorrebbero farle tutti: che presidente sarà? Questa sua elezione è da leggere come un riavvicinamento alla maggioranza?
Il riavvicinamento è inevitabile, dovendo lavorare a stretto contatto con il sindaco, tuttavia la mia presidenza non è politica, ma tecnica, finché sussistono e persistono i presupposti sui quali deve fondarsi. Del resto, la fiducia o è reciproca o non è.
Come tutti sanno, il ruolo di presidente del consiglio comunale impone neutralità politica nell’interesse esclusivo della nostra città. Ciò, ovviamente, non significa apatia, perché non rinuncio ad essere, anche e soprattutto, una consigliera comunale; significa equidistanza dalle dinamiche partitiche; significa rispetto per la diversità delle posizioni politiche di cui i consiglieri sono inevitabilmente latori, ma significa anche agire per moderare il dibattito e gli eccessi disfunzionali, confidando e, se del caso, imprimendo senso di responsabilità istituzionale.
Da un certo punto di vista, porto con me lo svantaggio culturale di essere donna. Non è un caso che tra i nominativi dei papabili fossi l’unica donna. Eppure, di donne di grande valore ve ne sono, eccome, in questo consiglio: penso, solo per fare un esempio, alla consigliera Lucy Sasso. Ma, dall’altro, mi sento timidamente avvantaggiata perché porto con me anche il retaggio di una cultura dedita alle istituzioni nonché l’esperienza di chi ha agito come consigliera indipendente. Ciò che è stato talora volutamente frainteso, perché indipendenza non vuol dire indolenza, estraneità agli interessi e ai bisogni della città e dei saronnesi; questo modo di intendere l’indipendenza sarebbe fuori contesto. Indipendenza vuol dire agire in scienza e coscienza nell’interesse esclusivo della generalità dei cittadini, senza ordini di scuderia, senza secondi fini.
Come sono andati questi primi giorni? Chi le ha fatto le prime congratulazioni?
Il primo in ordine cronologico è stato il sindaco Augusto Airoldi. Il primo nel cuore è stato il consigliere Agostino De Marco, a cui voglio rivolgere, ancora una volta, tutto il mio affetto e, in questo momento più che mai, la mia vicinanza e il mio cordoglio.
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Marta Gilli, giovedì è stata eletta Presidente del Consiglio Comunale dopo un paio di mesi di tensioni: quali sono state le prime emozioni?
L’emozione è dovuta alla soddisfazione di aver contribuito con la mia elezione a chiudere (almeno per il momento) l’instabilità esacerbata dal tentativo del Movimento 5 Stelle di entrare, benché non eletto, a far parte del Consiglio Comunale. E, come oramai tutti sanno, questo tentativo aveva anche causato le dimissioni del Presidente Pierluigi Gilli, perché la richiesta del M5S era proprio quella di occupare il suo posto.
Le tensioni erano, inizialmente, dovute a questa iniziativa, verso la quale i più si erano opposti. Inoltre, qualcuno si era reso “disponibile”, che nel linguaggio politichese vuol dire “carpe diem”, a farsi avanti per cogliere l’attimo, così aggiungendo un ulteriore tasso di criticità, fino al punto di divenire il vero artefice della crisi.
Tuttavia, ad avviso di molti, sarebbe stato lesivo delle regole della democrazia che un movimento politico non eletto dai Saronnesi potesse entrare a far parte del Consiglio Comunale in una veste ufficiale qual è la Presidenza. Il vigente regolamento del Consiglio Comunale, infatti, non dà nemmeno la possibilità a un solo individuo di costituire un gruppo con la denominazione di un movimento politico non eletto democraticamente. Da qui, l’idea di eleggere me, in quanto indipendente da logiche di partito e, dunque, estranea alla loro conflittualità nella ricerca del potere.
Ma, come è emerso dalla mia elezione, giunta fino al quarto scrutinio in ragione di due schede bianche, persiste all’interno della coalizione una opposizione, che ambisce, col voto segreto, alla conclusione anticipata della consiliatura. Difatti, qualche tensione s’è vista anche immediatamente dopo la mia elezione, con il gesto di allontanarsi dall’aula solo per far mancare il numero legale e, poi, di tornare in aula, trafelato, per ordini superiori.
A chi giova ostacolare il regolare funzionamento dell’organo democratico della nostra Città? se non ai disfattisti? E’ questo un tema che dovremo affrontare ex professo per ristabilire quella serietà e decoro dell’agire dell’istituzione che si deve ai nostri concittadini. E, qualora questo comportamento dovesse proseguire, dovrò trarre la conclusione che non sussistono i presupposti della mia Presidenza, perché un Consiglio senza una stabile maggioranza non può certo funzionare ed è pure a rischio di esporsi a ricatti e a pressioni di interessi personali estranei e contrapposti a quelli generali: ma su questo vigilerò, finché sarò Presidente, insieme ai colleghi Consiglieri più avveduti e responsabili, fermo restando che chiudere questa consiliatura potrebbe essere la soluzione migliore se l’alternativa è l’instabilità e il personalismo.
Veniamo alla domanda che vorrebbero farle tutti: che Presidente sarà? Questa sua elezione è da leggere come un riavvicinamento alla maggioranza?
Il riavvicinamento è inevitabile, dovendo lavorare a stretto contatto con il Sindaco, tuttavia la mia Presidenza non è politica, ma tecnica, finché sussistono e persistono i presupposti sui quali deve fondarsi. Del resto, la fiducia o è reciproca o non è.
Come tutti sanno, il ruolo di Presidente del Consiglio Comunale impone neutralità politica nell’interesse esclusivo della nostra Città. Ciò, ovviamente, non significa apatia, perché non rinuncio ad essere, anche e soprattutto, una Consigliera comunale; significa equidistanza dalle dinamiche partitiche; significa rispetto per la diversità delle posizioni politiche di cui i Consiglieri sono inevitabilmente latori, ma significa anche agire per moderare il dibattito e gli eccessi disfunzionali, confidando e, se del caso, imprimendo senso di responsabilità istituzionale.
Da un certo punto di vista, porto con me lo svantaggio culturale di essere donna. Non è un caso che tra i nominativi dei papabili fossi l’unica donna. Eppure, di donne di grande valore ve ne sono, eccome, in questo Consiglio: penso, solo per fare un esempio, alla Consigliera Lucy Sasso. Ma, dall’altro, mi sento timidamente avvantaggiata perché porto con me anche il retaggio di una cultura dedita alle Istituzioni nonché l’esperienza di chi ha agito come Consigliera indipendente. Ciò che è stato talora volutamente frainteso, perché indipendenza non vuol dire indolenza, estraneità agli interessi e ai bisogni della Città e dei Saronnesi; questo modo di intendere l’indipendenza sarebbe fuori contesto. Indipendenza vuol dire agire in scienza e coscienza nell’interesse esclusivo della generalità dei cittadini, senza ordini di scuderia, senza secondi fini.
Come sono andati questi primi giorni? Chi le ha fatto le prime congratulazioni?
Il primo in ordine cronologico è stato il Sindaco Airoldi. Il primo nel cuore è stato il Consigliere Agostino De Marco, a cui voglio rivolgere, ancora una volta, tutto il mio affetto e, in questo momento più che mai, la mia vicinanza e il mio cordoglio.