Gli analisti: “Dopo First Republic altre banche potrebbero fallire”
Il recente crollo della First Republic Bank, il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, ha fatto scattare il campanello d’allarme degli analisti sulle possibili ripercussioni che ciò potrebbe avere sull’economia del Paese. Mentre il presidente Joe Biden ha assicurato che il sistema bancario è al sicuro, alcuni ritengono che il quarto fallimento bancario in un anno potrebbe dimostrare che il sistema bancario statunitense ha debolezze sistemiche.
Cosa pensano gli analisti
Un gestore degli investimenti presso una banca di Pechino ha dichiarato al Global Times che questo nuovo crollo porterà probabilmente al fallimento di più banche in una futura crisi di liquidità:
“L’acquisizione indica che il problema è più grave di quanto inizialmente previsto, poiché ritenevamo che la crisi fosse stata alleviata dopo il precedente piano di salvataggio”.
Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, la banca che ha rilevato First Republic, ritiene che questa “parte della crisi sia finita”. Tuttavia, alcuni analisti americani la pensano diversamente. JP Morgan ieri ha perso ma rimane uno dei titoli azionari migliori degli ultimi tempi.
Tomasz Piskorski, professore alla Columbia Business School, ritiene che altre banche potrebbero essere a rischio:
“Secondo i nostri calcoli, quasi altre 200 banche possono fallire, molte delle quali sono più piccole [di First Republic]. I problemi non sono finiti”.
Colpa della Federal Reserve?
Diversi analisti ritengono che questi fallimenti bancari abbiano a che fare con le politiche aggressive della Federal Reserve statunitense, che ha costantemente aumentato i tassi di interesse per portare l’inflazione al 2% dallo scorso anno. A questo proposito, Piskorski ha spiegato:
“Ci sono centinaia di banche che hanno l’attuale valore di mercato delle attività inferiore al valore nominale del debito e [la crisi] è principalmente causata dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed”.
Ciò potrebbe portare il governo degli Stati Uniti ad affrontare un dilemma irrisolvibile, secondo Gao Lingyun, dell’Accademia cinese delle scienze sociali di Pechino. Si tratta di dover aumentare i tassi di interesse per abbassare l’inflazione, ma intaccare il valore dei prestiti concessi dalle banche quando questi stessi tassi erano inferiori, aumentando i loro rischi di insolvenza. Questo, a sua volta, potrebbe contribuire a una futura recessione e ad altri fallimenti bancari in più Paesi, ha avvertito Gao.
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