Cambio vertice al Pasta: dopo il main sponsor anche gli abbonati chiedono la conferma di Masciadri

SARONNO – Il teatro Giuditta Pasta torna sotto i riflettori, dopo la paura estiva, per la nomina del nuovo presidente. Una lettera aperta indirizzata al sindaco Augusto Airoldi, ai membri della Giunta comunale al presidente del consiglio comunale Pierluigi Gilli è stata protacollata a luglio in Municipio.
A scriverla due storici abbonati e spettatori del teatro Giuditta Pasta per ricordare le traversie vissute dal teatro negli anni di pandemia, l’affetto e il legame del pubblico degli abbonati per la sala di via Primo Maggio e anche per l’attuale direttore artistico e presidente della fondazione Oscar Masciadri auspicandone il rinnovo.
Gli spettatori ricordano il no dell’Amministrazione ad un nuovo incarico a Masciadri ma, proprio come fatto da Enrico Cantù main sponsor del teatro Pasta, ricordano il grande legame di affetto creato con l’attuale presidente, i risultati da lui ottenuti e chiedono che quest’esigenza non sia ignorata o sacrificata sull’altare della politica.
Del resto la nuova guida del Pasta è stata al centro di un duro scontro tra il Pd, che aveva già individuato un proprio candidato, e il sindaco Augusto Airoldi che invece ha rivendicato la nomina come una sua prerogativa. Un confronto tanto duro, a colpi di leggere e messaggi, che la paura estiva è apparsa provvidenziale per raffreddare il conflitto. Ora il tema torna d’attualità proprio per la richiesta del pubblico di una decisione che ascolti le esigenze e non le necessità politiche.
Il cuore della richiesta è nel finale della missiva: “Quand’anche un novello Strehler fosse già stato individuato per prendere le redini del Giuditta Pasta, ci chiediamo – e sono in molti potenziali firmatari della presente a condividere questa perplessità – se si possa ignorare chi, con puntuale modestia e competenza, è riuscito a tener viva l’attività del teatro, pur combattendo con situazioni di tale criticità, che definire estrema sarebbe eufemistico”.
Ecco il teatro integrale
Egregi signori
chi scrive lo sta facendo per amore del teatro in generale e in particolare del “nostro teatro” di Saronno per il quale, oltre trent’anni fa, ci siamo messi in fila alle 5 del mattino, davanti al cancello ancora chiuso, per cercare di ottenere i posti migliori per l’abbonamento che, inorgogliendoci, la nostra città stava per offrire agli appassionati: per la prima volta, i Saronnesi avrebbero potuto vantare un palcoscenico cittadino, evitando continue trasferte nella metropoli di Milano, o in altre città più vicine, che già disponevano di un proprio teatro.
Da quel giorno, ci siamo sempre sentiti paladini dell’attività teatrale cittadina, tant’è vero che, recentemente, abbiamo regalato al teatro alcune locandine degli anni ’50, riguardanti spettacoli della allora nascente compagnia teatrale della nostra città (purtroppo soltanto dilettantistica), a testimonianza della nostra “antica” passione, nata appunto numerosi decenni fa.
Abbiamo assistito, lo scorso 1° luglio, alla presentazione della prossima stagione teatrale del teatro Giuditta Pasta.
Prima ancora che ci venissero svelati i titoli dei lavori in programma, avevamo immediatamente aderito all’ inedita iniziativa di acquistare un abbonamento “a scatola chiusa”, per una serie di motivi, che abbiamo da subito ritenuti validi:
- Le due annate pandemiche hanno sicuramente resa ancor più difficile di quanto già non lo fosse nel 2019 la situazione del teatro e quindi un’offerta che potesse in qualche modo giovare alla tranquillità gestionale del Giuditta Pasta, ci sembrava il minimo che noi, affezionati abbonati dall’apertura di 30 anni fa ai giorni nostri, senza soluzione di continuità, potessimo abbracciare in nome della nostra passione.
- Per lo stesso motivo, quando la stagione 2019-2020 naufrago totalmente a causa del Coronavirus, siamo stati tra i tanti che hanno volontariamente lasciato alla Fondazione quanto già pagato per gli abbonamenti, sentendoci compartecipi di un momento di difficoltà inaspettata e imprevedibile: chiedere il rimborso di quanto già versato sarebbe stato un po’ come giocare contro noi stessi, oltre che contro coloro che, questo teatro, hanno cercato – riuscendoci – di salvarlo ad ogni costo. Le ultime due travagliate stagioni ci hanno comunque dato, attraverso acrobazie sicuramente figlie di un impegno e di una competenza assoluti, degli spettacoli più che accettabili e francamente nessuno si sarebbe potuto aspettare di più.
- La passione (questa parola è ricorrente, ma non c’è un sinonimo che la possa sostituire, quando si tratta di amare il teatro) messa in campo da Oscar Masciadri è dunque riuscita a convivere con certificati e mascherine, garantendo a tutti gli spettatori -pur con contrattempi e spostamenti di date più che prevedibili, dato il periodo – le piacevoli occasioni di svago che tutti noi, fedelissimi abbonati, ci attendevamo, pur se con una certa, giustificatissima apprensione, dovuta al difficilissimo momento.
- Da ultimo, l’idea di questo “abbonamento a scatola chiusa” ci ha colpito per la sua originalità e dunque ci siamo detti: “Perché no?”. Se Masciadri è riuscito a “raddrizzare la barca sulle onde in tempesta, mentre il vento soffiava forte e le vele andavano in brandelli”, sicuramente avrà in serbo qualcosa di ancor più interessante.
Dalla presentazione cui abbiamo assistito, ci siamo resi conto che il nostro pensiero era lungi dall’essere sbagliato o troppo ottimistico: abbiamo infatti preso atto di un’offerta ancora più variegata e completa, che parrebbe proprio voler rappresentare quella “Vita Nuova” che è stata messa come slogan della prossima stagione 2022/2023.
Ciò che invece ci ha disorientato e profondamente sconcertato è stato l’apprendere che Oscar Masciadri sta per terminare il suo mandato e sarà quindi sostituito da altra persona già tra un paio di mesi.
Non ci permettiamo, visto che non ne abbiamo titolo e nemmeno possiamo ipotizzare chi ne prenderà il posto, di criticare la decisione – a quanto pare già presa – di privarsi del Signor Masciadri, ma, approfittando dell’attuale periodo in cui pandemia e guerra hanno dialetticamente fatto scattare nell’animo di molti, parole forse desuete come “attaccamento”, “riconoscenza”, “affetto”, vorremmo semplicemente sottolineare quanto segue:
- Mascladri ha governato al meglio e con assoluta abnegazione una situazione drammaticamente nuova e sfavorevole;
- Tutto il suo staff ha continuato a ribadire la fiducia in lui, anche perché non è dato sapere se altri avrebbero potuto avere la sua tenacia nel mantenere una guida, diventata di giorno in giorno più pericolosa, che tutelasse tutti i suoi collaboratori
- E’stato detto che il mandato di Masciadri non è ulteriormente rinnovabile, ma è stato anche osservato, proprio dallo Sponsor principale del teatro, Signor Enrico Cantù, che il fatto stesso delle “turbolenze pandemiche” protrattesi per un anno e mezzo, già da solo potrebbe costituire una più che valida ragione per un ulteriore rinnovo “sui generis”, confidando in tempi – speriamo! – di ritrovata normalità.
Chiediamo soltanto che queste nostre considerazioni non siano ignorate, ma che almeno vengano sviscerate e discusse: in nome di che cosa? Certamente non della politica: parola che appare soltanto ora nel nostro scritto, a dimostrazione del nostro assoluto disinteresse per tale versante; altrettanto certamente tenendo conto che, un appassionato di teatro, è, per definizione, colpito soprattutto da questioni che toccano il cuore e lo spirito piuttosto che esser portato ad analizzare pragmaticamente ogni possibile “ragion di stato”: il che, tuttavia, non esclude una certa capacità di giudizio imparziale sui dati di fatto inoppugnabili che si prendano in esame. Nel caso, è impossibile non restare ammirati dai risultati ottenuti da Oscar Masciadri.
D’altra parte, la magia del teatro è proprio questa: ogni volta che ci vai, vuoi vivere un’emozione nuova e vuoi metterti dentro qualcosa che non ti abbandoni. Mai.
Bene: quand’anche un novello Strehler fosse già stato individuato per prendere le redini del Giuditta Pasta, ci chiediamo – e sono in molti potenziali firmatari della presente a condividere questa perplessità – se si possa ignorare chi, con puntuale modestia e competenza, è riuscito a tener viva l’attività del teatro, pur combattendo con situazioni di tale criticità, che definire estrema sarebbe eufemistico.
Vi ringraziamo per l’attenzione e Vi porgiamo più cordiali saluti.
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