Visto da Varese: Quell’aria di savana ai piedi delle Prealpi

di EZIO MOTTERLE
Aria di rovente savana ai piedi delle fresche Prealpi? Qualche anno fa, registrando le prime evidenti anomalie climatiche con eccezionali aumenti delle temperature, per fantasiosa che fosse circolò l’ipotesi di un possibile scenario africano per il Varesotto, peraltro già erede di un preistorico paesaggio oceanico. Via le conifere insomma e spazio prima agli ulivi poi ai baobab fin sulle pendici del Campo dei Fiori, fauna pure in rapida trasformazione con habitat tali da poter accogliere nientemeno che leoni o simili. Pittoresche forzature per evidenziare il progressivo aumento del caldo, si disse. Fatto sta che oggi quella prospettiva certo carica di suggestione, che venne sostenuta peraltro da un allarme ambientale mai trascurato dagli esperti meteorologi varesini, pare caricarsi di qualche realtà, dopo che il mese di giugno si è chiuso con una temperatura media di due gradi e mezzo superiore a quella registrata negli ultimi trent’anni, incremento record che arriva a quattro gradi se rapportato all’ultimo mezzo secolo.
Particolarmente torrida è stata la seconda decade del mese, rileva il Centro geofisico prealpino, con una media di 27 gradi (tre in più di quella relativa al mese intero, con massima oltre quota 33) e quasi tredici ore al giorno di sole. Pochissima la pioggia, il 49% di quella attesa, concentrata in alcuni temporali nella prima e terza decade: nei primi sei mesi di quest’anno mancano all’appello nel Varesotto 525 millimetri di precipitazioni rispetto alla media e prosegue così la grave situazione di siccità. Il lago Maggiore è da settimane sotto la soglia di magra, una situazione di crisi che tocca i numerosi bacini idrici del territorio, senza contare il disagio che la calura infligge a tutti in un periodo che già non manca di emergenze. Gran caldo che oltretutto continua a luglio, dunque, anche se leoni e baobab restano fortunatamente per ora a distanza di sicurezza. Con buona pace dei verdi boschi che ancora coronano le colline fra valli e laghi, autentiche oasi a difesa di un clima continentale comunque messo sempre più a rischio da quella savana pronta ad incombere davvero, prima o poi, sull’onda del potente anticiclone africano. Si vedrà.
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